La NBA riprenderà il 31 luglio da Orlando. Tra le squadre invitate per contendersi un ultimo posto ai play-off, non compaiono gli Atlanta Hawks dove dal 2018 milita Vince Carter, eterno peter pan della pallacanestro che con l’esclusione degli Hawks vede terminare la sua ventennale carriera nella pallacanestro. Perché per rimanere nella storia non è necessario vincere un anello; basta conquistare il cuore dei tifosi.
Vince Carter:si, proprio lui. Lui che ha giocato contro tutti i campioni che hanno dominato la lega di pallacanestro più famosa al mondo. Colui la quale carta d’identità recita : nato a Daytona Beach nel 1977.
Lui che ha esordito in NBA nel lontano 1998 indossando come prima maglia quella dei Toronto Raptors. Rookie dell’anno nel 1999 con una media punti di 18,1. Lui che ha rivitalizzato il concetto di schiacciata in quel famoso ALL STAR GAME del 2000. In molti definiscono quell’evento come la “resurrezione della gara delle schiacciate”. Lui che veniva chiamato Air Canada perché l’altro AIR, almeno nelle schiacciate non era meglio di lui.
Lui che ha dovuto combattere contro se stesso per continuare a giocare. Le sue ginocchia non hanno mai smesso di tormentarlo. Eppure la sua forza di volontà e l’amore verso la pallacanestro hanno permesso a Vince Carter di giocare sempre al massimo. Di essere sempre presente; di non avere mai paura di tentare l’attacco al ferro con schiacciata accompagnata. Che ne abbia 22 o 43 di anni, la sua sola presenza in campo portava negli avversari la consapevolezza di affrontare un futuro NBA Hall of Famer.
Vince Carter che ha inseguito quel maledetto anello per tutta la sua carriera. A Toronto nonostante la sua media punti da vero campione, si dovette arrendere alle semifinali di conference. In quel di Orlando invece, viene ceduto nel gennaio 2010 e non gioca così le finali di conference contro i Lakers di Kobe. Lui che approda ai Dallas Mavericks un anno dopo la conquista del titolo da parte dei texani speranzoso di poter ripetere l’impresa dell’anno prima ma un certo King James non sarà molto d’accordo.
Lui che pur di giocare ha modificato il suo stile di pallacanestro. Ha sacrificato la sua imprevedibilità e il suo poderoso attacco al ferro aumentando le sue percentuali del tiro dalla distanza consapevole del fatto che non basta sentirsi un ragazzino per potersi muovere come un ragazzino.
Vince Carter: sembra il nome di un eroe americano. In un certo senso lo è: ha trionfato nel 2000 alle Olimpiadi di Sidney con la nazionale e ha conquistato tre anni dopo il mondiale di pallacanestro.
Vince Carter mancherà a tutti. Era bello e strabiliante vedere un uomo che combatte contro il tempo che cerca costantemente di buttarlo giù. Emozionante veder gonfiare la retina dopo un suo tiro in sospensione; ne avrà fatti più di mille cosi, eppure lo sguardo è rimasto sempre quello di un ragazzino che emana gratitudine e felicità.
La sua ultima partita risale allo scorso 5 marzo; lì mise a segno gli ultimi 5 punti della sua carriera; all’incirca il totale di punti realizzati si aggira sui 25mila.
Il destino ha negato a Vince Carter l’opportunità di ricevere il giusto riconoscimento da parte del pubblico. Doloroso pensare che il giorno in cui la lega venne sospesa, il vecchio Vince avrebbe dovuto giocare contro i Raptors in quel di Toronto. Sarebbe tornato lì, dove 22 anni fa è iniziata una delle storie più romantiche di questo sport. Lì dove tutta l’Air Canada Centre si sarebbe alzata in piedi per tributare il giusto ringraziamento ad una delle leggende di questo sport.
Il Commissioner della lega, Adam Silver ha voluto ringraziare ed omaggiare così Vince Carter:“Vince Carter ha lasciato un segno indelebile sulla NBA con le sue incredibili abilità e il suo impegno duraturo. Durante le sue 22 stagioni, un record, ha giocato e creato numerosi momenti memorabili, diventando otto volte un All Star, vincendo lo Slam Dunk Contest e conquistando l’Oro Olimpico. Ci congratuliamo con Vince per la sua storia carriera e vogliamo ringraziarlo ancora una volta per essere stato un vero ambasciatore di questo gioco.”
Grazie Vince; eternamente Vinsanity.