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Omofobia nel calcio? Si secondo la Morace

Ospite della trasmissione radiofonica Radio Anch’io Sport nel giorno della Giornata internazionale della Donna, Carolina Morace, parla del mondo del calcio femminile ma anche dei pregiudizi che affollano la nostra società. Tornata di recente alla Lazio femminile, che oggi milita nel campionato di serie B, in veste di allenatore, si dichiara al centro di un progetto pluriennale voluto dal Presidente Lotito.

Un investimento per il futuro che include anche la realizzazione di strutture che possano essere messe a disposizione delle squadre, sia la maschile che la femminile e del settore giovanile. Nel presente la sua avventura in bianco e azzurro ha ancora toni in chiaro scuro. Dopo 5 partite la Morace afferma solo nell’ultimo turno giocato ha iniziato a vedere il gioco che vorrebbe per la sua squadra. La classifica di serie B vede racchiuse in pochi punti 4/5 squadre, il che rende la corsa alla promozione aperta anche per la Lazio attualmente quinta con una partita da recuperare.

Nel corso della trasmissione le sono state poste alcune domande anche sulle difficoltà del suo sport nel periodo di pandemia. Non c’è dubbio che il calcio dilettantistico abbia subito le maggiori difficoltà. “I ragazzini ispirati dal calcio e innamorati del calcio non possono giocare” e non vedono giocare intorno a loro “chi pratica sport oggi va a giocare a tennis o padel“. In tutto questo rientra il calcio femminile, non ancora professionistico in Italia, per il quale Carolina Morace suggerisce soluzioni già adottate in altri Paesi.

Quali soluzioni per il calcio femminile?

Il calcio femminile per svilupparsi dovrebbe seguire quello che è stato fatto negli altri paesi. In Germania la Federazione dà sovvenzioni alle squadre professionistiche maschili che hanno il settore femminile pari a 300mila euro l’anno. Alle squadre femminili che non hanno alle spalle un club maschile vengono elargiti 700mila euro. Questa è la strada da percorrere“.

Tra le altre difficoltà anche la disparità di giudizio tra un uomo e una donna nell’assumere un allenatore. L’idea della Morace è che alle donne viene chiesto un background incredibile, non lo stesso che devono avere gli uomini.

Omofobia nel calcio?

In chiusura di intervista il passaggio sul suo recente coming out e il matrimonio con una donna, che è anche il secondo allenatore sulla panchina della Lazio, sono lo spunto per lanciare un allarme: nel calcio c’è troppa omofobia. Precisa però che non si tratta solo del calcio. “La nostra è una società omofoba e razzista, secondo me ci sono ancora tante persone, in diversi ambiti, che si devono nascondere. Ancora non è considerata una normalità e questo ci porta ad essere un pochino più indietro nel rispetto delle diversità, come anche il colore della pelle, rispetto ad altri paesi. Siamo un popolo abituato a giudicare: se una donna è bassa, è grassa, è brutta, è bella.. troppi giudizi. Una mentalità che ci tiene un pochino nel nostro “mondino” mentre il resto del mondo va avanti nel rispetto delle diversità

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