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A Madrid non è mai finita, per il City è l’ennesima batosta

Quanto successo ieri tra le mura del Santiago Bernabeu trascende la realtà. Il tempo sembra fermarsi, la sensazione è che sia la stessa squadra a manipolare a proprio piacimento i minuti di gioco. Dall’ennesimo psicodramma del Manchester City ai gol ravvicinati di Rodrygo e l’immancabile firma di un uomo, prima che giocatore, la storia è sempre la stessa: a Madrid non è mai finita.

A Madrid non è mai finita e mai finirà?

La noche más grande de la historia del Santiago Bernabéu“, così titola Marca. Succedono cose inspiegabili nella casa delle Marengues, ma foirse mai con questa rapidità di successione come quest’anno. La tripletta di Benzema contro il PSG, l’esterno magico di Modric per Rodrygo contro il Chelsea e i due gol nel giro di un minuto sempre dell’ex Santos contro il City, un insieme di emozioni arrivate in un arco temporale limitato, quando tutto sembrava finito. Per usare una citazione fumettistica, giocare al Bernabeu 90′ equivale a passare un anno nella Stanza dello Spirito e del Tempo di Dragon Ball. Sembra quasi che sia lo stesso Real Madrid a manipolare il tempo quando gioca al Bernabeu. Questione di mentalità, perché quando sbagli i match point che il Real Madrid ti lascia alla fine vieni punito. I blancos annusano il sangue, sentono che la preda soffre e affondano il colpo. Ieri è stato così, forse in maniera mistica, ma è andata così. La verità è solo una: le Merengues non muoiono mai e a Madrid non è mai finita e mai finirà. Nemmeno quando l’arbitro fischia.

Per il City un altro psicodramma

Difficile capire quanto successo al City ieri sera. La squadra di Guardiola a tratti aveva giocato meglio rispetto ai padroni di casa e nel finale sembrava anche padrona del campo. Fermo restando che quello che è successo dall’89’ in poi è mitologia, sembra quasi che la squadra di Guardiola abbia un serio problema nella gestione del momento difficile. Non è la prima volta che succede questo con i Citiziens in Champions. Basti pensare alla gara con il Lione nel 2020, oppure i “derby” con il Tottenham nel ritorno dei quarti di finale della Champions 18/19 e con Liverpool sempre ai quarti (3-0 Reds) nel 17/18. In queste gare il City ha sempre subito gol “ravvicinati” senza mai riuscire a rientrare in gara. Diventa difficile controllare una gara quando questa si sposta sul piano nervoso e probabilmente gli uomini di Guardiola hanno pagato questo fattore psicologico sfruttato a meraviglia dal Real Madrid. Dove non arrivava la tecnica è arrivata la testa, la mentalità di chi, come il Real Madrid, è frequentatore abituale di certi palcoscenici.

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