Antonio Conte è arrivato a sorpresa ad Acerra per l’intitolazione di alcuni locali del Centro sportivo diocesano a Roberto Lorentini, il medico toscano tra le 39 vittime della tragedia dello stadio Heysel del 1985. L’evento, promosso dalla Caritas diocesana con l’Associazione Familiari delle Vittime e la campagna “Io ti rispetto”, ha richiamato istituzioni, mondo dello sport e tanti ragazzi del territorio.
“La violenza non deve vincere mai, né allo stadio né per strada. Dobbiamo essere intransigenti e cercare sempre una via diversa”, ha detto il tecnico del Napoli nel suo intervento, ricordando anche l’infanzia “in oratorio”, tra campi polverosi e impegno da chierichetto: “I miei genitori mi hanno insegnato a superare le difficoltà con la fede”.
La cerimonia
Alla giornata hanno preso parte il vescovo Antonio Di Donna, il sindaco Tito d’Errico, il direttore della Caritas Vincenzo Castaldo, l’ex capitano della Juventus Sergio Brio e Andrea Lorentini, figlio di Roberto e presidente dell’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel. Dopo lo scoprimento della targa, un momento di raccoglimento ha unito pubblico e autorità nel ricordo delle 39 vittime.
Il centro sportivo diocesano — frequentato in gran parte da giovani e ragazzi a rischio dispersione — diventa così un presidio educativo che coniuga sport, memoria e prevenzione delle derive violente legate al tifo.
Il messaggio
A quasi quarant’anni dalla tragedia, Acerra rilancia un doppio impegno: custodire la memoria e trasformarla in educazione quotidiana. Per Conte, che guida una piazza passionale come Napoli, il richiamo alla responsabilità è netto: il calcio può e deve essere veicolo di rispetto, soprattutto per le nuove generazioni che crescono tra oratori e scuole calcio.
Un pomeriggio dal forte valore simbolico, in cui la periferia metropolitana ha parlato al cuore del calcio italiano con un messaggio semplice e potente: “No alla violenza, sì al rispetto”.
Foto e video di Cuono Alessio Esposito



