Vi siete mai chiesti come funziona il test team di una casa MotoGP, come ad esempio, l’Aprilia? In un’intervista esclusiva a Motorsport.com, Paolo Bonora, race manager della casa di Noale, spiega il funzionamento del programma dei collaudi, quel “dietro le quinte” che si vede poco nei Gran Premi, ma che fa la differenza tra vincere le gare e rimanere a bocca asciutta.
Come lavora il test team di Aprilia?
Prima di tutto, una prefazione importante: Aprilia è l’unico costruttore che dispone delle concessioni, quindi può fare tutti i test che vuole. Grazie a questo vantaggio, la casa veneta organizza venti giornate all’anno (per “giornata” intendiamo sessioni di due o tre giorni su una stessa pista), mentre i team senza concessioni ne hanno a disposizione solo cinque per tutta la stagione. La squadra che si occupa dei test ha un organico quasi identico a quello del team da corsa, con un capotecnico, il corollario di ingegneri e meccanici più gli addetti al controllo motore ed all’elettronica, che lavorano nel retrobox. Il programma di test è programmato prima dell’inizio stagione, tenendo conto del calendario e dei limiti regolamentari (ad esempio, non si può provare nell’imminenza di un GP). I piloti titolari partecipano quasi esclusivamente alle sessioni collettive, quelle che la IRTA organizza nel corso dell’anno e aperte a tutti. Di solito, si cerca di non coinvolgerli nelle sessioni private, per non gravarli di troppo lavoro (e per evitare che si facciano male). I team che non possiedono le concessioni non possono far girare i titolari per regolamento, e quindi devono affidarsi esclusivamente ai propri tester.
Il metodo di lavoro
Ma come funziona lo sviluppo della moto? La metodologia è simile a quella che si usa nei weekend di gara, quando il pilota deve cercare la messa a punto. Si parte con un setting di base (tecnicamente, la moto è quasi uguale a quella da gara, con componenti via via aggiornate), il tester scende in pista, fa un tempo e poi rientra per la raccolta dati e le impressioni. Poi si fa un cambio, il pilota risale in sella, fa un altro tempo e lo si confronta con il precedente (controprova). Come sottolinea Bonora, il metodo della controprova è il più efficace, quello che consente di far crescere la moto. Questo modus operandi vale sia per i setting che per le nuove componenti. In quest’ultimo caso, il pilota collaudatore adotta due approcci diversi, a seconda dello scopo del test. Se l’obiettivo è la prestazione, allora il pilota spinge, e cerca di fare un tempo il più possibile vicino al crono “di gara”. Se invece è una prova di affidabilità, allora il rider inanella più tornate in un solo run, per testare la robustezza della parte. Da questo si capisce perché sia importante per una casa avere un collaudatore veloce, come un ex pilota che ha alle spalle anche dei successi. La maggior parte delle volte si cerca la prestazione, quindi anche nei test bisogna darsi una mossa.
Aprilia e le gomme da test
Nel corso delle prove comparative, il pilota usa una sola moto anziché due, in modo da non fare troppa confusione. Infine, una curiosità: la Michelin, spiega Bonora, fornisce nei test le stesse gomme disponibili in gara, con un’accortezza in più. In caso di prove su piste del calendario, disputate con mesi di anticipo rispetto al GP stesso, può capitare che il gommista fornisca mescole diverse dall’allocazione, per verificare il loro comportamento in condizioni meteo differenti.
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