Alla maggior parte dei tennisti avanti con l’età, risulta quasi impossibile uscire dal circuito Futures, ma questo non vale per Aslan Karatsev. Nel 2021 questa teoria è stata smentita proprio dal tennista russo che è diventato la grande rivelazione di questa stagione.
Aslan Karatsev il ritorno di un sogno?
Aveva già ben figurato in un Challenger del Settembre 2020 giocato nella Repubblica Ceca. Ma il poker d’assi lo ha calato pochi giorni fa sconfiggendo il numero uno al mondo Novak Djokovic. Questo miracolo e avvenuto in casa del serbo e con i tifosi lasciati totalmente ammutoliti. Ma in finale a Belgrado Matteo Berrettini lo ha sconfitto senza troppi problemi. Aslan Karatsev in questa stagione ha già vinto un titolo Atp e sopratutto ha conquistato le semifinali agli Australian Open. Cemento o terra non sembra fare differenza. Dobbiamo ricordarci che non ha sconfitto solo Nole ma c’è anche la vittoria contro il nostro Jannik Sinner e la sfida dominata nel derby russo contro Andrey Rublev.
Sembra una ascesa senza ostacoli
Il russo ha dichiarato nella conferenza stampo post finale: “Tutto quello che mi sta accadendo non è uscito fuori dal nulla. C’è stato molto duro lavoro dietro e non bisogna vedere che è accaduto a 27 anni. In passato ho avuto problemi fisici ed anche con i viaggi, ma ora sto facendo un gran lavoro con il mio coach. Abbiamo lavorato duramente per due anni e mezzo ed adesso, nel 2021, sono al top. Tutto ciò è dato dal duro lavoro quotidiano, la semifinale agli Australian Open mi ha dato fiducia, poi la vittoria del torneo di Dubai e la sconfitta contro Korda a Miami. State vedendo un Aslan Karatsev rinnovato. Anche sulla terra ora sto giocando un buon tennis ed ogni gara che vinco mi sento più sicuro, è tutto parte di un processo. Consiglio a tutti di vedere bene il circuito Challenger, è abbastanza buono e personalmente penso che il livello del tennis sia abbastanza buono. Magari li hai qualche occasione in più per rimetterti in gioco, ma se perdi anche lì ti chiudono subito la porta. I giocatori in cima alla classifica sono incredibilmente professionali e costanti. Anche nei Challenger è così, qui i top sono più forti mentalmente ed anche a livello fisico. Penso sia solo questa la differenza principale“.