Dagli spalti insulti sessisti ad arbitro donna: servono i fatti

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Insulti sessisti dagli spalti

Insultata dagli spalti arbitro sedicenne durante lo svolgimento di una partita di calcio del campionato regionale giovanissimi. E’ accaduto a Sava in provincia di Taranto mentre era in corso il match tra Asd Sava Neos Academy e Ragazzi Sprint Crispiano, giocato lo scorso fine settimana.

Gli insulti all’arbitro, si sa, sono lo sport preferito della maggior parte di quei tifosi a cui probabilmente il calcio giocato interessa poco. Potersi sfogare urlando presunti tradimenti coniugali, invitando il direttore di gara ad una battuta di pesca in qualità di esca o più semplicemente ricordandogli che di calcio non capisce nulla, è ormai costume sugli spalti di ogni ordine e categoria. E raramente è stato condannato o tentato di reprimere.

Cosa succede quindi quando in campo con la giacchetta gialla scende una donna? Che il trattamento riservato è lo stesso, con l’aggravante dei riferimenti al genere femminile. Non basta più esprimere dissenso sull’operato. Gli insulti indirizzati alla giovane dano andati dall’invito a “pettinare le bambole” ad andare a “farsi le unghie o piuttosto la calza invece di arbitrare” con la ciliegina dell’invito ad andare piuttosto a svolgere “il mestiere più antico del mondo”.

Quello che più sorprende è che i mittenti degli insulti siano stati i genitori, mamme e papà, dei piccoli atleti in campo. Sugli spalti, anche il papà della ragazza arbitro. Ha assistitoi impotente alle grida di chi chi in realtà i ragazzi dovrebbe educarli e non incitarli all’odio. E si, perchè se propio i genitori dimostrano di avere sensibilità alcuna verso il rispetto dell’avversario, della competizione leale, come possiamo pretendere che questi adulti di domani imparino a comportarsi adeguatamente al desiderio di un mondo migliore?

Durante l’incontro gli stessi dirigenti della squadra ospite si sono avvicinati agli spalti chiedendo ripetutamente, ma invano, di smettere. La società del Sava si è dissociata dal comportamento. Ma probabilmente solo questo non basta.

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Sulla vicenda è intervenuto anche il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora:

Ancora offese sessiste ai danni di una ragazza arbitro di 16 anni. Stavolta è accaduto in un campetto di periferia nella provincia di Taranto: le offese non sono arrivate dai giovanissimi calciatori che disputavano la gara, bensì dai genitori presenti sugli spalti“. Queste le sue parole. Ha poi proseguito: “Oltre a dare la mia solidarietà alla ragazza, voglio condannare fortemente questa ennesima vergogna, anche e soprattutto perché proviene proprio da chi dovrebbe educare e dare il buon esempio. Dal canto mio sarò sempre pronto a denunciare questi episodi, da quelli che avvengono nei palcoscenici di Serie A a quelli che accadono lontano dai riflettori, nei campetti di periferia. Proprio dove più forte dovrebbe essere il lato educativo e valoriale dello sport

Indubbiamente importante denunciare e solidarizzare. Probabilmente però si potrebbe rendere necessario qualche provvedimento più importante affinchè si dia un segnale chiaro e forte sin dalle categorie giovanili. Molte le voci oltre a quelle del massimo esponente politico. Alcune chiedono anche il DASPO con il divieto di “entrare in qualsiasi stadio o campo sportivo, anche se si tratta di campionati regionali e serie minori“. E’ possibile anche la sospensione dell’incontro come già accaduto nella massima serie per i cori a sfondo razziale.

Una cosa è certa, stiamo parlando di sport e in questo ambito cerchiamo di trovare adeguate risposte. Nella realtà il problema è molto più ampio. Parte da una inidonea educazione al rispetto che troppo spesso è verificabile nelle giovani generazioni. Che a questo punto di colpa ne hanno poca, visto che proprio chi ha il compito e il dovere di formarli mostra di essere altamente inadeguato.

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