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Dick Mann: addio all’ultimo pioniere del motociclismo USA

Il motociclismo a stelle e strisce piange la scomparsa di Dick Mann, all’età di 86 anni. Nella sua carriera nelle due ruote americane, Mann ha conquistato due titoli AMA Grand National Championship, nel 1963 e nel 1971, in un’epoca in cui flat track e velocità costituivano un unico campionato. Inoltre, ha vinto per due volte la prestigiosa Daytona 200, nel 1970 e nel 1971. Ma la sua figura è andata oltre: dotato di un’ottima cultura tecnica, Mann è stato un innovatore in diversi aspetti, contribuendo allo sviluppo tecnico del settore. La sua figura è stata una specie di cerniera tra il vecchio mondo della moto e quello nuovo: dopo di lui, il motociclismo è diventato uno sport professionale, passando dalle tende agli hotel, dalle strette di mano ai contratti remunerati. Vi raccontiamo la sua unicità.

Cosa rendeva così speciale Dick Mann?

Al di là dei suoi successi sportivi, era la cultura tecnica che rendeva Mann un mito. Grazie alla collaborazione con Albert Gunter, suo primo “maestro”, Mann rivoluzionò il mondo del flat track. Per esempio, fece capire all’ambiente l’importanza di un buon setting della sospensione posteriore. La sua esperienza di meccanico lo rendeva un grande conoscitore della moto. Sapeva ascoltare il mezzo, ne comprendeva il suo limite. E aveva le conoscenze giuste per rimediare ai problemi, e tirare il massimo da quello che aveva a disposizione.

Questo si rivelò decisivo alla Daytona 200 del 1970. Mann non disponeva della Honda CB750 più competitiva del lotto, ma ne aveva carpito i segreti. Aveva notato che il motore consumava i tendicatena in gomma dell’albero a camme, che si rompevano quando si superavano i 10 mila giri. Per evitare la catastrofe, Dick decise di approcciare la gara partendo in testa rimanendoci fino alla fine, per evitare di spremere il propulsore per una rimonta. La tattica funzionò. L’anno successivo vinse ancora a Daytona con la BSA ufficiale, battendo mostri sacri come Mike “The Bike” Hailwood e Paul Smart. Anche qui fu un’intuizione tecnica a fare la differenza. Prima del via, scelse i dischi freni in acciaio al posto di quelli in alluminio, cosa che gli permise di fare dei bei sorpassi, a dispetto del deficit di potenza del suo motore tre cilindri.


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Pilota e costruttore

Le abilità meccaniche di Dick Mann non portarono soltanto ai successi in pista. Le sue modifiche ai telai attirarono l’interesse di alcuni costruttori, i quali lo ingaggiarono per collaborare a nuovi progetti. Nel 1967 John Taylor lo assunse per disegnare il telaio della Yankee 500Z, la moto da fuoristrada che lo stesso Taylor faceva costruire nello stato di New York. Equipaggiato con un motore bicilindrico di origine OSSA, la Yankee ebbe una produzione limitata. Mann sviluppò disegni per case come OSSA e Yamaha. Per la casa di Iwata disegnò i telai della XT500 da fuoristrada, dal 1975 al 1982, appoggiandosi a Terry Knight per la loro fabbricazione. Negli ultimi anni gestiva un’officina di restauro di moto d’epoca, partecipando a gare e rievocazioni storiche.