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Dopo alcuni grandi bluff, quale sarà il futuro per le criptovalute nel calcio?

Il mondo del calcio è costretto, per forza di cose, a guardarsi intorno per risanare una situazione economica difficile, che, a tratti, ha i contorni della crisi. La discesa del mondo del pallone era iniziata già prima del 2000, quando i bilanci in rosso e i ricavi ai minimi storici avevano fatto suonare l’allarme rosso, ma è stata la pandemia da Covid 19 a rendere irreversibile un cambiamento in negativo senza precedenti.

Secondo quanto riporta William Hill News, il buco finanziario dell’asset calcio è, a livello europeo, di oltre 10 miliardi di euro con aumenti di capitale e nuovo debito solo per il 60/80%. È in questo panorama che si deve collocare un grande ingresso nel panorama calcistico continentale: quello delle criptovalute. Stiamo parlando di sistemi di moneta digitale che puntano a rivoluzionare non solo il semplice scambio tra utenti, promettendo di essere sicure e trasparenti, ma anche l’economia mondiale.

A capire prima degli altri l’importanza di questo prodotto è stato il settore dei casinò online come ci spiega l’esperta Silvia Urso, della redazione di Giochi di Slot: “Molte piattaforme di gambling online hanno iniziato nel 2023 ad implementare le criptovalute tra i metodi di pagamento a causa della richiesta crescente tra gli utenti che usano questa particolare tipologia di moneta digitale. Le criptovalute sono considerate dagli esperti come dei pagamenti sicuri, dal momento che le loro transazioni sono anonime e non richiedono particolari dati di gestione. Inoltre sono veloci, permettono di ricevere il denaro nel proprio portafoglio virtuale in meno di 24 ore”.

Cripto e gambling sono due mondi che si incrociano anche al di fuori delle piattaforme, visto che le monete digitali hanno sostituito diversi brand del gambling nelle sponsorizzazioni del calcio. Tuttavia, restano alcuni nodi da scogliere sulla regolamentazione e trasparenza nell’uso delle criptovalute sia nel gaming, che nello sport, nodi che dovranno affrontare le autorità per regolamentare questo processo di pagamento a livello italiano e europeo”.

Le cripto rappresentano un trend in crescita, il cui successo passa – come spiegato da Urso – anche per il calcio. Vi sarà capitato, infatti, di notare squadre di Serie A esporre, in bella vista sulla propria maglia, il logo di società di bitcoin. È il caso della Digitalbits, che aveva stipulato un accordo di 85 milioni di euro in quattro anni con l’Inter oppure la Binance, sponsor della Lazio. Nomi e brand che, però, nascondono degli aspetti negativi. Il marchio su cui aveva puntato la società biancoceleste non è stato autorizzato ad operare nel nostro Paese dalla Consob, mentre il marchio a cui si era legata la società di Milano non ha mai versato un euro nelle casse nerazzurre. Per questo anche l’accordo con la Roma è, di fatto, saltato: ad aprile dello scorso anno il club di Friedkin ha deciso di sospendere il legame con Digital Bits, togliendo la scritta dalla maglia di gara, in attesa dell’arrivo del pagamento. Un pagamento, però, che non è mai arrivato.

Insomma, le criptovalute rischiano parzialmente di essere un bluff, ma bisogna andare aldilà delle ultime notizie e cercare nuove garanzie, visto anche la grande visibilità che stanno avendo come sponsor di un movimento in crisi come quello del calcio. Il primo passaggio, insomma, potrebbe essere quello di una regolamentazione comunitaria e internazionale che vigili anche sulla lotta al riciclaggio e sui fondi illeciti, tutelando le società di calcio. Che dal punto di vista economico già così non se la passano bene.