― Advertisement ―

spot_img

Superbike, Mandalika: Toprak vince gara 2 ma è Bautista a festeggiare

Il mondiale Superbike assegna il titolo 2022 in gara 2 a Mandalika. Alvaro Bautista voleva festeggiarlo vincendo la manche, ma nulla può contro Toprak...
HomeMotoriDTM cinque modi per arrivare al 2021

DTM cinque modi per arrivare al 2021

Come farà il DTM a sopravvivere al 2021? E’ la domanda sulla bocca di tutti, specie dopo che Audi ha annunciato l’intenzione di ritirarsi dalla serie. Il campionato tedesco gestito da Gerhard Berger si trova così ad affrontare la sfida più difficile dal 1997, quando lo stop improvviso dei programmi Alfa Romeo e Opel portarono la categoria allo stop. In questa situazione d’incertezza, già appesantito dall’ormai onnipresente coronavirus, si delineano cinque scenari che potrebbero permettere al carrozzone di poter continuare la sua corsa. O quasi.

DTM 2021: tutto rimane com’è

Il primo scenario, il più facile da attuare, è di continuare con l’attuale regolamento. Le vetture di Class One sono esclusive della categoria, e danno un’identità ben marcata. La BMW, unico costruttore rimasto in gioco, potrebbe essere affiancato da una schiera di Audi gestite privatamente. La casa degli Anelli potrebbe decidere di sviluppare ancora il motore 4 cilindri turbo, per poi noleggiarlo ai team indipendenti. E qui nasce un problema: chi paga?

Infatti, la Class One, per quanto fascinosa, ha costi improponibili. Il loro impiego richiede necessariamente il supporto economico della casa madre, perché nessun privato potrebbe farcela da solo. Infatti, anche se si optasse per il noleggio dei motori, com’è stato proposto per Audi, non è sicuro che si troverebbero abbastanza “clienti” per permettersi un tale programma. Il rischio concreto è che, continuando su questa linea, il DTM 2021 si trasformerebbe in un monomarca BMW, che raggiungerebbe a fatica la decina di vetture in pista. Uno scenario non esaltante.

Fusione con la SuperGT

Il prosieguo della Class One però porterebbe anche ad un’altra soluzione: completare la fusione con la SuperGT. Come sapete, il promoter ITR sta lavorando da anni con i giapponesi della GT Association per uniformare il regolamento DTM alla GT500 nipponica. Questo porterebbe, in linea teorica, le case locali a poter competere in Europa con le proprie vetture, e viceversa. Questo comporterebbe un aumento delle vetture in griglia e, soprattutto, un maggior numero di case coinvolte. Nella GT500 competono attualmente Honda, Toyota e Nissan.

Ma c’è un problema: nessuna di queste tre case è realmente interessata a correre in Europa. Non è una questione di regolamenti, ma di rapporto costi-benefici. Un regolamento comune non significa necessariamente vetture tutte uguali. Questa verità è emersa ad Hockenheim, nella prima delle due gare congiunte tra DTM e GT500 (la seconda fu al Fuji). In quel frangente la differenza cronometrica tra i due mondi era abissale, anche cinque secondi al giro! Era una questione di gomme: le GT500 erano progettate per lavorare con coperture Michelin, Dunlop e Yokohama prototipo, mentre nella serie tedesca è in vigore il monomarca Hankook con coperture standard.

In sintesi, per far funzionare la formula, le case nuove arrivate dovrebbero investire soldi per modificare pesantemente vetture pensate per un altro campionato. E con i tempi che corrono, la parola spendere non è di uso così comune.

Passare alle GT3

La proposta, di cui avevamo già parlato, viene dall’ex pilota Hans Stuck. Mettendo le Class One nel museo e passare alle GT3 potrebbe essere la soluzione ideale per garantire la sopravvivenza del DTM nel 2021. I vantaggi sono molteplici. La GT3 è una categoria economica, ed offre una gamma di modelli tra le più ampie dell’intero motorsport. Tra programmi ufficiali e indipendenti, si contano ben undici marchi diversi!

Con il passaggio alla GT3, il DTM potrebbe accogliere brand prestigiosi come Porsche, McLaren e Ferrari, che mai avevano corso nella categoria. Non solo: questo permetterebbe di far rientrare “dalla finestra” anche Mercedes e Aston Martin, usciti dal giro negli ultimi due anni. Oltre ai costruttori, il DTM in formato GT3 attirerebbe numerosi team. C’è un curioso precedente nel variopinto mondo delle corse: negli USA la Trans Am Series ha introdotto per quest’anno una classe riservata a questo tipo di vetture, anche se di scaduta omologazione.

Questo scenario, però, non è tutto rose e fiori. Passare alla GT3 significherebbe per il DTM andare a confondersi con tonnellate di altri campionati che già adottano tale formula. In Germania c’è l’ADAC GT Masters, con il quale si rischierebbe di andare in conflitto. Senza contare che una tale soluzione sarebbe uno sgarbo per la BMW, che da sola sta tenendo in vita il campionato. La casa dell’Elica adotta un solo modello, la M6, non più sviluppato e con una base che è uscita di produzione. La sostituta, la M4, non sarà pronta prima del 2022.

Passare alle GT Endurance

La proposta viene da un altro ex pilota, Altfrid Heger. Adottare il regolamento della GTE manterrebbe l’esclusività della serie, e darebbe lo stesso vantaggio di pluralismo della GT3. Si attirerebbero case come Porsche, Ferrari e Chevrolet (con la Corvette C8-R), si manterrebbe la BMW e si riporterebbe all’ovile l’Aston Martin. In più, queste vetture sono pensate anche per l’impiego privato, con tanto di Balance Of Performance per renderli competitivi. Tra le altre cose, questo potrebbe portare un ulteriore marchio, la Ford, che pur ritiratosi ufficialmente, ha dato il via libera ad un programma corse clienti per la sua esotica GT.

Il rovescio della medaglia della GTE è rappresentato dai costi. La categoria che proviene dal WEC non è infatti nota per la sua economicità, anzi tutt’altro. Alla fine, si rischia di spendere quanto con le attuali vetture, se non di più! Inoltre, le GTE sono molto più lente delle vetture attuali. Al Nurburgring, la differenza al cronometro è di cinque secondi, un’eternità! Terzo punto, la BMW non ha una vettura competitiva. Il programma M8 è stato concluso nel Mondiale Endurance, e sopravvive solo nella serie IMSA, che ha un BOP più favorevole. I bavaresi potrebbero rimanere solo a garanzia di avere almeno uno o due costruttori rivali impegnati ufficialmente.

Niente DTM nel 2021

Tutte queste soluzioni servono ad organizzare il DTM nel 2021. Se ci sarà un 2021. Infatti, se non si trova la quadra, l’ITR potrebbe anche decidere di non correre. Tralasciando il tema del risparmio, che quasi non ha senso, il vantaggio sarebbe il tempo che si ha per riorganizzarsi. Come già ampiamente annunciato, nel 2025 il DTM diventerà completamente elettrico, e quindi una pausa potrebbe essere utile per mettere a punto il nuovo pacchetto. Abbiamo già accennato all’inizio al precedente del 1997: di fronte all’addio di Opel e Alfa Romeo la ITR – allora guidata dal cofondatore dell’AMG Hans Werner Aufrecht – optò per la soluzione più drastica. Il DTM ritornò nel 2000 con un pacchetto del tutto nuovo, che è la base del regolamento oggi in vigore.

La contropartita di questa soluzione sta nella totale mancanza di certezze. Mettiamo che il DTM chiuda per il 2021, ma siamo sicuri che poi riapra? E considerando la crisi del settore automotive, ed un mercato elettrico che stenta a decollare, quanto può convenire investire in una formula interamente “a batteria”? E con la concorrenza della Formula E, come la mettiamo? Come scriveva Lorenzo De’ Medici nella Canzona di Bacco del 1490, “del doman non v’è certezza“.