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Fabrizio Miccoli in carcere a Rovigo

Fabrizio Miccoli si è presentato spontaneamente in carcere, dove dovrà scontare la condanna di 3 anni e 6 mesi per l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Ancor prima dunque di ricevere l’ordine di esecuzione della condanna Miccoli ha deciso di costituirsi.

Miccoli in carcere: le motivazioni

Amicizie pericolose e insulti verso uno dei massimi simboli della lotta alla mafia. Proprio così la bufera dell’ex capitano del Palermo comincia in questo modo. Scivolato maldestramente in frequentazioni con il nipote di Matteo Messina Denaro e con il figlio del boss della Kalsa. Insieme a Mauro Lauricella, figlio del boss, si divertiva a cantare “Quel fango di Falcone”, nelle folli serate palermitane. Due le clamorose contestazioni per l’allora capitano rosanero: la prima che avrebbe commissionato al suo amico Mauro Lauricella, il figlio del boss della Kalsa, il recupero di alcune somme dai soci di una discoteca di Isola delle Femmine; la seconda si riferisce invece a quattro schede telefoniche. Il capitano rosanero avrebbe convinto il gestore di un centro Tim a fornirgli alcune sim intestate a suoi clienti. Una di queste schede fu poi prestata a Lauricella junior nel periodo in cui il padre era latitante. Il re della Kalsa fu poi arrestato dalla polizia nel settembre 2011.

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A Rovigo lontano da tutti

Miccoli, che nella sua carriera ha vestito le maglie di Casarano, Ternana, Perugia, Juventus, Fiorentina, Benfica, Palermo, Lecce e Birkinkara, si mosse per aiutare l’ex fisioterapista del Palermo Giorgio Gasparini socio nel locale di Graffagnini. L’episodio ai tempi fece molto scalpore perché Miccoli e “Scintilla” parlavano nelle intercettazioni del giudice Giovanni Falcone come di un “fango”. Valsero a poco le sue scuse che l’ex capitano rosanero fece pubblicamente. 3 anni e 6 mesi per l’accusa infamante di estorsione aggravata dal metodo mafioso. La sentenza dei giudici della Cassazione non ammette alcuna misura alternativa alla detenzione. “E’ un uomo distrutto. E’ venuto a Rovigo per stare lontano il più possibile da tutto e da tutti”. Le parole dell’avvocato difensore Antonio Savoia.