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Flop della Superlega: Andrea Agnelli non si arrende

Nonostante il flop della SuperLega, nato e crollato nel giro di 48 ore con il ritiro di quasi tutti i 12 club fondatori, ci pensa Andrea Agnelli a tenere ancora in vita il progetto

Flop della Superlega: Andrea Agnelli ci crede ancora?

Subito dopo il comunicato ufficiale che ne annunciava la sospensione della Superlega, il Presidente della Juventus, Andrea Agnelli, il principale artefice della nuova competizione, ha rilasciato un’intervista al quotidiano La Repubblica ribadendo le intenzioni dei club superstiti senza chiudere le porte ad una collaborazione con l’Uefa: “Fra i nostri club esiste un patto di sangue, il progetto della Superlega ha il 100% di successo, andiamo avanti: siamo però pronti ad ascoltare l’Uefa: se ci fanno una proposta, valuteremo”.

Il numero uno bianconero ha poi ribadito la volontà di non abbandonare i campionati nazionali: “C’è la piena volontà di di continuare a partecipare a campionato e coppe nazionali. Noi rimaniamo nelle competizioni domestiche di Italia, Spagna, e Inghilterra, andremo a giocare in ogni stadio di d’Italia, di Spa6e di Inghilterra. Il nostro lavoro resterà instrinsicamente legato alle competizioni domestiche”.

Il nuo torneo non sarebbe a numero chiuso: “La nostra intenzione è quella di creare la competizione più bella al mono capace di portare benefici all’intera piramide del.calcio, aumentando le distribuzioni delle risorse agli club e rimanenfo aperta con cinque posti disponibili ogni anno per gli altri da definire attraverso il dialogo con le istituzioni del calcio”.

Poi prosegue: “Ogni settimana daremo ai tifosi le partite dei campionati nazionali e di una nuova competizione, capace di avvicinare le generazioni più giovani che si stanno allontanando dal calcio, che sta vivendo una crisi enorme di appetibilità verso le nuove generazioni”.

Agnelli ha infine sottolineato come la pandemia da Coronavirus sia stata determinante nella nascita della Superlega: “Avere gli stadi chiusi da un anno per chi ha figli di 10-15 anni di età lo evidenzia: si interessano di altro. È un processo accelerato dall’epidemia”.

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