Franco Baresi: la leggenda

In occasione del suo 60° compleanno omaggiamo la leggenda del Milan e della nazionale italiana Franco Baresi.

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“Baresi è dotato di uno stile unico,prepotente,imperioso,talora spietato. Si getta sul pallone come una belva e se per caso un dannato non lo coglie, salvi il Buon Dio chi ne è in possesso!Esce dopo un anticipo atteggiandosi a mosse di virile bellezza gladiatoria. Stacca bene,comanda meglio in regia:avanza in una sequenza di falcate non meno piacenti che energiche: avesse anche la legnata del gol,sarebbe il massimo mai visto sulla terra”(Gianni Brera).Celebriamo oggi la leggenda del calcio Franco Baresi colui che ha reso immortale la 6 rossonera.

La carriera

La carriera di Baresi inizia e termina allo stesso tempo nel Milan. Il futuro capitano grazie all’insistenza di Guido Settembrino riesce ad entrare nelle giovanili rossonere dopo essere stato scartato ai provini con le giovanili rivali dell’ Inter poiché considerato non adatto fisicamente al ruolo del difensore. Il suo esordio con la maglia rossonera avviene il 23 aprile 1978 in un Verona-Milan terminato con una vittoria dei rossoneri. La carriera di Baresi però si trovò costretta ad affrontare subito un grande ostacolo: la retrocessione per calcio scommesse. L’intera squadra venne smantellata e molti dei campioni che la componevano andarono via. Baresi fu uno dei pochi a rimanere e a fine stagione riuscì ad ottenere la promozione nella massima serie. Dopo un lungo stop forzato a causa di una malattia sanguigna, Baresi torna in campo come capitano e uomo simbolo del nuovo corso rossonero che con l’avvento di Berlusconi sarà uno dei più vincenti della storia del calcio. Inutile stare qui ad elencare i trofei che lo stesso Baresi ha alzato al cielo; di sicuro essi sono merito anche del tecnico Arrigo Sacchi anche se i rapporti tra quest’ultimo ed il capitano rossonero non erano idilliaci. Sacchi infatti con le sue idee di gioco rivoluzionario costrinse Baresi ad abbandonare il ruolo del puro libero per dare più equilibrio alla difesa. Lo stesso difensore rossonero racconterà di come il tecnico lo abbia costretto a guadare interi filmati per assimilare i movimenti del libero del Parma Gianluca Signorini allenato da Sacchi dal 1985 al 1987.I rapporti con il tecnico parmigiano non decolleranno mai anzi sarà proprio il capitano rossonero a chiedere l’allontanamento di Sacchi con l’appoggio di tutta la squadra nel 1991 : “Sacchi ti imponeva il divertimento. Di fare pressing, di rubarci la palla. Tutte cose che dovevano esaltarci, non avvilirci”.

La carriera di Baresi termina il 1° giugno 1997 anche se nel mese di ottobre venne organizzata una partita celebrativa per omaggiare la carriera di uno dei migliori difensori nella storia del calcio italiano e mondiale. Partita celebrativa condita dal gesto simbolico del presidente Berlusconi nel premiare il suo ex capitano con un pallone d’oro. Quel Pallone d’Oro che è stato così vicino ad essere conquistato da Baresi nel 1989 per poi approdare nelle mani di un altro fenomeno del calcio mondiale ovvero Marco Van Basten. Baresi dovette accontentarsi “solo”di un secondo posto: “Il Pallone D’oro è un premio particolare. Non mi sono mai fatto cruccio perché non l’ho vinto. Già arrivare dietro a Van Basten è stato come vincerlo. Non mi è mai pesato perché le miei gioie erano sempre quelle di arrivare a dei traguardi e a degli obiettivi e il premio personale viene secondariamente”

Baresi: la chiave tattica

Se parliamo di Franco Baresi, non possiamo non analizzare l’importanza tattica del leggendario numero 6 rossonero. Baresi viene considerato come uno dei migliori liberi italiani alla pari di Gaetano Scirea e secondo solo a Franz Beckenbauer da cui inoltre prende spunto il soprannome che i tifosi rossoneri coniarono per il loro capitano:”Kaiser Franz”. La figura del libero appartiene ad un calcio basato sulla marcatura ad uomo e sul catenaccio. Chiamasi libero colui che come il nome suggerisce è libero di marcare chi ritiene più opportuno. Era questo che faceva Baresi; era il primo difensore in fase di non possesso e il primo regista della squadra. Talvolta stringeva verso gli esterni avversari in modo tale di impedire loro di crossare per la punta in area. Baresi aveva la capacità di prevedere le mosse avversarie e di conseguenza erano tante le volte in cui recuperava palla e si gettava negli spazi lasciati scoperti.Il calcio di Sacchi ha “contenuto” questa sua dote. Baresi oltre a suggerire il primo passaggio in fase di riconquista, aveva il compito di mantenere le distanza tra il reparto difensivo ed il centrocampo e di essere sempre disponibile ad essere utilizzato come punto di riferimento in caso di scarico del pallone. Conseguentemente alle sue avanzate, i terzini stringevano e la difesa assumeva una linea a tre. La classica azione di Baresi si basava quindi su tre elementi: anticipo, riconquista del pallone e involarsi negli spazi come potete vedere cliccando qui.

Notare come Baresi si trovi esattamente nel posto adatto per chiudere la linea di passaggio. Il terzino, Tassotti, stringe poichè una volta recuperata palla Baresi sarà il primo regista offensivo della squadra.
Qui possiamo notare come in fase offenisva, Baresi si trovi oltre la linea di centrocampo e a ridosso della linea difensiva avversaria. La sua presenza serve ad avere una possibilità di scarico e contemporaneamente i terzini stringono per coprire lo spazio lasciato dal 6 rossonero.

Oltre ad essere un giocatore vincente e un grande capitano, Baresi ha messo le basi per la creazione del nuovo prototipo del difensore eliminando il concetto del giocatore poco tecnico e proponendo la figura del frontale extra presente in ogni situazione di necessità sia difensiva che offensiva.

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