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Fyodor Cherenkov: la fragilità di una “superstar”

Fyodor Cherenkov potrebbe essere un nome conosciuto solo da una cerchia ristretta di calciofili. La sua è una vicenda triste, una forte rappresentazione di come anche dietro all’immagine di una “star” ci sia un individuo molto fragile. Questa è la storia di uno dei giocatori russi più amati di sempre.

Chi era Fyodor Cherenkov?

La storia di Cherenkov (25 luglio 1959) comincia nella Mosca del vecchio Blocco Sovietico. Fyodor comincia a giocare a calcetto, il Mini-Futbol’nyj in lingua russa. Da lì passera a giocare per la squadra del suo quartiere. Successivamente un suo filmato finisce sulla scrivania dell’allenatore delle giovanili dello Spartak Mosca, Anatoly Maslenkin. Sei anni di primavera con i rossobianchi, poi il salto in prima squadra. L’allenatore degli Spartachi, Konstantin Ivanovich Beskov, resta ammaliato da quel ragazzino e decide di puntare su di lui.
Così nel 1983 il talento di Cherenkov si consacra definitivamente. Lo chiamavano “l’uomo del popolo”. La figlia Anastasia lo descriveva come un uomo che “non si comportava come una star: quando la gente lo fermava per strada, parlava con loro in modo calmo ed educato. Odiava i complimenti, e devo ammettere che non avevo mai capito a fondo la sua storia sportiva”.

Nel 1983 Cherenkov ottiene due riconoscimenti prestigiosi:

  • Miglior calciatore
  • Miglior sportivo dell’Unione Sovietica

Un’impresa riuscita solo ad un mostro sacro come Lev Yashin , il ragno nero. Però quell’anno, così luminoso e così abbagliante, segna inevitabilmente l’inizio della fine per Cherekov.

Cosa è successo?

Stranamente l’uomo, prima che calciatore, comincia a chiudersi in se stesso. Sergey Rodionov, compagno di squadra di Cherenkov, ipotizzò che questo atteggiamento fosse dovuto all’immane pressione psicologica venutasi a creare su di lui. Il culmine si raggiunse durante la preparazione del ritorno della sfida dei quarti di finale di Coppa Uefa contro l’Anderlecht. Fyodor lanciò in aria la zuppa che stava combinando urlando “Stanno cercando di avvelenarci!”. Il primo segnale di una malattia che oggi verrebbe diagnosticata con il nome di “psicosi maniaco-depressiva”. Solo poche settimane prima aveva umiliato gli inglesi dell’Aston Villa. Ora invece era un uomo impossibilitato a giocare e costretto a rimanere legato ad un letto. Si vocifera che cercò anche di suicidarsi. Fu costretto a tre mesi di ricovero, ma quando uscì dall’ospedale non era più lui.

Ricoveri, campo e ancora ricoveri

La carriera di Cherenkov non è stata più la stessa. I problemi si sono susseguiti con frequenza, tanto da costringerlo a lunghi periodi di ospedalizzazione e a difficili rientri sul campo. Come ricorda il suo ex allenatore Beskov: “A Fyodor piaceva giocare a calcio, anche se a volte gli era difficile allenarsi dopo mesi di ospedalizzazione“. Tuttavia la classe e il talento non gli sono mai mancati, riuscendo sempre a mantenersi su alti livelli. Eppure non prese parte a tre edizioni dei Mondiali (82′, 86′ e 90′) e agli Europei dell’88’. Dopo la caduta del Muro di Berlino decise di provare l’esperienza all’estero assieme all’amico e compagno di squadra Rodionov. Firmarono entrambi per la Red Star, squadra di seconda serie francese parigina. Tuttavia i problemi di adattamento alla vita fuori dalla Russia e i continui problemi diventarono ingestibili. Il ritorno in Russia fu inevitabile.

La triste fine di Fyodor Cherenkov

Lo Spartak organizzò una gara d’addio per il 23 agosto 1994. L’avversario è il Parma degli anni d’oro. L’addio al calcio coincise però con la parabola più triste della sua vita. Fyodor si chiude sempre di più, lontano dalla vita pubblica e anche dagli affetti. una perenne lotta contro la sua malattia, tanto da sfiorare per ben due volte il suicidio. Cherenkov lascerà questo mondo nell’ottobre 2014 e durante l’autopsia viene rivelata la presenza di un altro male che nessun uomo dovrebbe avere. Un tumore al cervello. Al funerale i presenti avevano con se sciarpe dello Spartak Mosca, del CSKA Mosca, Dinamo Kiev oppure dello Zenith. Una dimostrazione di quanto fosse amato in Russia.
Ricordatevi sempre che dietro ad una star c’è sempre un uomo che lotta con i suoi demoni. Perché purtroppo non basta essere solo famosi per essere forti. Se avete bisogno di aiuto cercatelo.

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