Per il secondo anno consecutivo gli organizzatori del Giro d’Italia avevano programmato una tappa intorno a Napoli, ma questa volta l’hanno percorsa in maniera completamente diversa, mandando i corridori sulle strade più montuose nella prima parte, per poi rientrare a terreni più facili. I fuggiaschi possono affilare i denti, anche se se il gruppo è disposto a inseguire, può portare a un traguardo da un gruppo ridotto.
Situata in riva al mare, Napoli è la terza città più grande d’Italia, fondata dai Greci nel I secolo a.C. e per anni parte della “Magna Grecia”, cioè dei territori greci della penisola appenninica. In passato fu capitale del Regno di Napoli, nonché del Regno delle Due Sicilie. Il centro, entrato nei Libri del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, ha, tra gli altri, il palazzo reale del XVII secolo e la cattedrale del XIII secolo e Piazza del Plebiscito, dove si trova la chiesa romana di S. Francesco di Paola del XIX secolo.
Pochi giorni fa, la città era in euforia dopo aver vinto lo scudetto , ovvero la vittoria in Serie A, della squadra di calcio locale, il primo successo del genere dal 1990. Il Giro d’Italia ospitò la città per la prima volta nel 1909, quando qui terminò la tappa di montagna di Chieti, vinta da Giovanni Rossignoli. Da allora, la gara è apparsa qui 45 volte.
Nella prima parte della corsa i ciclisti gireranno intorno al Vesuvio, la cui eruzione nel 79 dC distrusse gli insediamenti vicini. Il percorso ti porta attraverso alcuni di essi, tra cui Pompei, parzialmente ricoperta di cenere vulcanica. Gli edifici qui sono un esempio di architettura romana. Poco più avanti, a Sant’Antonio Abate, arrivo al volo. Alle sue spalle inizierà la salita più difficile – Valico di Chiunzi (8,3 km; 6,3%, max. 10%).
Dopo la discesa, il gruppo si troverà sulla Costiera Amalfitana, che prende il nome dalla città Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. La costa non è affatto piatta, il che renderà la vita ancora più difficile ai velocisti se il ritmo è abbastanza alto. Alle spalle di Positano, antica città portuale abitata fin dalla preistoria, partirà il dolce Picco Sant’Angelo (7,6 km; 3,8%, max. 9%). Il prossimo punto della tappa, subito dopo la discesa, è il bonus volante a Sorrento. Questa città di origine risale ai tempi dei romani, grazie alla sua posizione è diventata una rinomata località balneare, ed è nota per la produzione del Limoncello.
D’ora in poi il percorso sarà molto più semplice: solo a Castellammare di Stabia, dove c’è un castello del IX secolo e piscine termali, ti aspetta un dolce “salto”. Questa volta i concorrenti si snoderanno lungo il mare e, dopo circa 35 chilometri di strade pianeggianti, torneranno a Napoli.
Il traguardo sarà nello stesso posto dell’anno scorso, quando Thomas de Gendt ottenne il successo. Tuttavia, l’accesso è diverso: i ciclisti arriveranno dall’altra parte, notando cinque curve dolci e un breve tratto sull’acciottolato cittadino.
Questa fase favorisce le fughe, a meno che il gruppo non sia disposto a dedicarsi a un lavoro serio nell’ultimo tratto pianeggiante. Un altro scenario è anche la perdita dei velocisti classici nella prima parte della tappa e il controllo della situazione da parte delle squadre di Matthews o Pedersen. Tutto dipenderà dal ritmo e dalla volontà delle singole squadre.