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Gp Francia: le ragioni tecniche della disfatta della Ferrari

Dopo due prove esaltanti a Monaco e Baku, la Ferrari è uscita dal GP di Francia con le ossa rotte. Charles Leclerc e Carlos Sainz non hanno raccolto punti al Paul Ricard, e hanno perso il confronto diretto con la McLaren contro cui lotta per il mondiale costruttori. Sia i piloti che il team principal Mattia Binotto non nascondono la delusione per come sono andate le cose, con la preoccupazione di non aver capito cosa non abbia funzionato sulla SF21. Dopo un paio di notti di riflessione, ora è tutto più chiaro. In questo articolo, vi spieghiamo le ragioni tecniche della Caporetto francese della Rossa.


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Cosa non ha funzionato sulle Ferrari al GP di Francia?

Il nodo cruciale al Paul Ricard sono state le gomme. la configurazione del circuito, con curve veloci, portano maggiore stress termico sulle coperture. A peggiorare la situazione c’è stata la pioggia della mattinata, che ha lavato la gomma depositata i due giorni prima, rendendo la pista più abrasiva. Già nei primi giri, i team hanno capito che l’usura era più accentuata del previsto, e sono stati in tanti ad anticipare la prima sosta. Tra questi c’era anche Leclerc, il quale ha sofferto più di tutti il graining sulle gomme medie, usate nel primo stint. I tempi del monegasco, così come quelli di Sainz non sono mai stati inferiori al minuto e 41, quando le McLaren di Lando Norris e Daniel Ricciardo hanno spesso girato sul minuto e 40. E con le dure, la situazione non è migliorata, anzi.

Sainz ha cambiato gli pneumatici tre giri dopo Leclerc, mettendosi in diretta concorrenza con Norris. Che però ha tenuto le medie molto più a lungo, quasi rispettando la “pit window” prevista dalla Pirelli. Il confronto tra lo spagnolo e l’inglese è impietoso: nei 28 giri finali “Carlito” ha perso 40 secondi nei confronti di Lando, un’eternità. Leclerc è andato ancora più in crisi, tanto che ha preferito pittare una seconda volta per finire la gara in sicurezza. Il risultato finale è un 11esima piazza per Sainz e una 16esima per Leclerc. È uno dei risultati peggiori di sempre. Ma a cosa è dovuta così tanta usura?

Un Cavallino che non sta alla finestra

Con il termine “finestra” s’intende il limite minimo e massimo di temperatura entro il quale la gomma lavora in maniera ottimale. Il bilanciamento aerodinamico, la bontà del telaio e lo stile di guida del pilota possono restringere o allargare questa finestra, rendendo le cose più o meno facili. Nel caso della Ferrari, pare che la finestra sia molto stretta, cosa che rende complicato sfruttare bene il potenziale delle Pirelli. Se la macchina fa lavorare le gomme ad una temperatura troppo bassa, esse non raggiungeranno mai lo stato ottimale, e la vettura scivola. Se invece le scalda troppo, si avrà un overheating, che causerà a sua volta lo scivolamento. Entrambe le strade portano al graining, ed ad un’usura precoce.

Da quanto sappiamo, la Ferrari patisce questi problemi soprattutto all’anteriore. La causa sarebbero i cerchi, i quali non dissipano bene il calore proveniente dai freni, facendo surriscaldare le coperture. Un design differente potrebbe aiutare, ma per regolamento dovrebbero spendere un gettone, perdendone uno per lo sviluppo della monoposto 2022. A Maranello hanno già deciso che non faranno modifiche, limitandosi a raccogliere i dati per la prossima stagione.