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Il Napoli crolla a Roma e perde di vista la vetta della classifica. Juve a -11

Il Napoli di Ancelotti cade anche a Roma, contro la squadra di Fonseca e ora i punti di distacco dalla Juve capolista sono undici. Questo significa aver perso un punto a giornata nei confronti dei bianconeri. Un avvio così poco entusiasmante per i partenopei nessuno se lo sarebbe mai aspettato.

L’avvio meno esaltante del Napoli degli ultimi anni

Il misero raccolto di 18 punti in undici giornate di Campionato, i partenopei, non lo facevano dai tempi di Mazzarri, delle stagioni 2010/11, 2011/12. Ma si trattava di un Napoli minore, che non aspirava ancora a vincere lo scudetto, ma cercava solo di trovare degli onorevoli piazzamenti. La settima posizione in classifica, dopo undici turni di campionato, è la peggiore dell’ultima decade. E c’è anche da registrare la peggiore difesa del decennio: 15 gol subiti. Pure l’anno scorso la retroguardia di Ancelotti stava subendo reti, erano dodici quelle subite alla decima giornata (più di una a partita), ma il posizionamento in classifica era il terzo e i punti erano 25. Il ritardo dalla Juve era considerevole, sei punti, ma non così abissale come gli undici di questa stagione. Sia con Benitez, che con Sarri, ma anche con Mazzarri, il Napoli non si era mai trovato così distante dalla vetta della classifica. Dopo undici giornate, negli ultimi dieci campionati, i partenopei non si erano mai trovati oltre la quinta posizione (Sarri 2016/17, Mazzarri 2011/12). Ora come ora, gli azzurri, si troverebbero ad affrontare un preliminare, per accedere alla fase dei gironi dell’Europa League. Impensabile tutto questo, dopo la grande campagna acquisti dell’estate che aveva portato a Napoli i Manolas, gli Lozano e i Llorente.

La Juve resta l’unica squadra imbattuta in Europa

Dopo la sconfitta in Bundesliga del Wolfsburg, contro il Borussia Dortmund e la sconfitta dell’Ajax contro il Chelsea in Champions, la Juve resta l’unica squadra del Vecchio Continente a non aver subito una sconfitta in una competizione ufficiale. Eppure, nonostante questo sbalorditivo risultato, la squadra bianconera non sta convincendo del tutto i propri tifosi e i loro detrattori. Nelle ultime prestazioni la squadra di Sarri è sembrata evidenziare un’involuzione dal punto di vista del gioco. Ronaldo sembra sempre più decentrato dalla manovra e scollegato dal complesso della squadra. Dybala gioca bene, ma non si fa mai trovare presente nell’area (e magari sarebbe letale per gli avversari). E Bernardeschi non riesce a diventare un giocatore importante per questa Juve. Inoltre, in queste ultime gare, la squadra non sta facendo nessun passo in avanti sulla strada del miglioramento del palleggio. Rispetto agli anni scorsi, non sembra essere cambiato molto. La Juve continua a vincere, ma come diceva Allegri, lo fa a “muso corto”. Il livornese per questo veniva criticato, ma vogliamo ricordare a tutti che lo scorso anno, dopo undici giornate, la Juve di Allegri, aveva fatto 31 punti contro i 29 di Sarri. E in Champions, dopo tre turni, era a punteggio pieno, con nove punti, mentre ora Sarri si trova a sette. Ovvio, si stanno facendo le pulci. Sarri sta dimostrando di essere un Grande Allenatore, i risultati sono evidenti, ma da questa sua Juve, tutti ci aspettiamo di più. Poi, siamo sinceri, dalla Juventus si aspetta solo una cosa: la vittoria della Champions. Il resto sono chiacchiere.

Discriminazione territoriale, razzismo: piaghe dagli spalti degli stadi del Nostro Paese

A Roma correva quasi il 20′ della ripresa, quando l’altoparlante dello Stadio Olimpico ha avvertito che la partita poteva venire sospesa, per i cori di discriminazione territoriale nei confronti dei tifosi napoletani. Si è andato avanti qualche minuto, ma poi al 23′ Rocchi ha interrotto per qualche istante la gara. Dopo la partita di Bergamo, tra Atalanta-Fiorentina, interrotta per gli ululati rivolti al giocatore viola Dalbert, questa era la seconda volta che nel Campionato di Serie A, si sospendeva una partita per discriminazioni di carattere razziale o territoriale. Come se nulla fosse successo…. Domenica, al Bentegodi, Balotelli ha fatto sì che il direttore di gara Mariani prendesse lo stesso provvedimento per sospendere Verona-Brescia.

In riferimento all’avvenimento di questi deplorevoli episodi, prendiamo a testimonianza le parole di Arrigo Sacchi, che intervenuto ai microfoni di Radio Capital ha provato a spiegare: «Il calcio è il riflesso della vita sociale, della storia e della civiltà di un Paese. Abbiamo disconosciuto tutti i valori, non solo nel calcio ma anche nella vita. Il nostro Paese non è solo in crisi economica ma anche in crisi morale e culturale. Questo è un Paese che disconosce regole e valori. È un fatto culturale e non si risolve facilmente.»

Il paradosso del Milan di Pioli

Rispetto a quando c’era Giampaolo sulla panchina dei rossoneri, il Milan sembra giocare meglio. Ma la squadra, dal punto dei risultati e dalla classifica, ha addirittura peggiorato il proprio andamento. Nelle sue sette partite, il tecnico di Giulianova aveva totalizzato nove punti, con una media punti di 1,3 a partita. Mentre ora il Milan, in quattro dispute, con l’ex tecnico viola in panca, ha fatto solo un punto a gara, frutto di una sola vittoria, un pareggio e due sconfitte. Il grande paradosso è poi questo: l’unica vittoria, arrivata con la Spal (1-0), è stata anche la partita giocata meno bene dalla squadra di Pioli. Trovare possibili soluzioni, perché questo Milan si tiri fuori da queste problematiche situazioni è davvero difficile. In circostanze analoghe si era trovata la Juventus una decina di anni fa, poi arrivarono Conte, Pirlo, Vidal e sappiamo tutti come è andata finire.

Immobile arriva a quota 100

Chi sta settimana è riuscito ad affossare i rossoneri, è stata la Lazio di Immobile. Il Ciro nazionale, ha segnato la prima delle due reti che hanno condannato alla sconfitta il Milan. Per l’attaccante di Torre Annunziata, questo è stato il 100° gol con la maglia biancoceleste. Cento gol arrivati in nemmeno tre stagioni e mezza di militanza laziale. La sua prima marcatura, con la maglia della squadra capitolina, è avvenuta il 21 agosto 2016, contro l’Atalanta, nella prima giornata di quella stagione 2016/17. Ora, Immobile, ha nel mirino di raggiungere a quota 105 l’ultimo dei grandi bomber della Lazio, Tommaso Rocchi. E poi verranno le rilevanti figure della storia laziale: Bruno Giordano (108), Giorgio Chinaglia (122), Beppe Signori (127). Andando di questo passo, vista l’età del calciatore (29 anni), potrebbe addirittura superare Silvio Piola, il Re dei bomber di tutta la Storia della Lazio con 159 gol.