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Indianapolis 500 2022: dica 33? magari

Dopo un’esaltante 2021, con una entry list che ha toccato quota 35, la Indianapolis 500 del 2022 si ritrova in acque meno tranquille. Allo stato attuale, la griglia di partenza della gara clou della IndyCar è a quota 32 iscritti, con una “capienza” massima di 33. È un campanello d’allarme per la IndyCar, la quale sta lavorando in prima persona almeno per riempire la griglia. Con ogni probabilità, il Bump Day, ossia la sessione in cui si lotta per rimanere in gara, sarà cancellato. A dispetto di un campionato in crescita, ci aspetta una 500 miglia dal tono minore. Ma vediamo cosa succede sul campo.


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Indianapolis 500 2022: perché tante difficoltà con la entry list?

Il dibattito sulle difficoltà a riempire la griglia è aperto tra i team. E la conclusione sembra tanto unanime quanto paradossale: ad affossare la 500 miglia è stata…la IndyCar. Potrà sembrarvi strano, ma è così. Spieghiamo: quest’anno molte vetture che prima gareggiavano part time adesso corrono l’intera stagione. Prendiamo per esempio la seconda vettura del Meyer Shank Racing, che dalla vittoria di Indy dell’anno scorso è diventata presenza fissa nel campionato. Tutto questo è andato a discapito degli ingressi “Indy-only”, in quanto hanno perso il budget che adesso serve per competere l’intera stagione. I team più grandi e quelli più piccoli sono già al limite, e non aggiungeranno altri ingressi. La sola speranza viene quindi da quelle strutture che puntano solo ed esclusivamente a questa gara, ma queste realtà hanno i loro problemi.

I candidati per un posto al sole

Allo stato attuale, i principali candidati per il 33esimo e ultimo posto “sicuro” sono due. Il Paretta Autosport potrebbe rientrare come squadra tutta al femminile. La struttura di Beth Paretta ha la pilota (Simona De Silvestro), mezzo staff ed un contratto con Chevrolet per il motore. Ma manca la macchina: lo scorso anno Paretta ha ricevuto la monoposto in prestito dal Team Penske (che ha fornito anche assistenza), ma quest’anno le ragazze dovranno cavarsela da sole. I telai disponibili si contano sulle dita di una mano, ed il tempo stringe. Se poi ci aggiungiamo che Simona ha passato l’inverno ad allenarsi con il bob in ottica olimpiadi invernali (indizio che sta meditando il ritiro dal motorsport), le premesse non sono buone. Dall’altro lato, John Cusick è l’altro candidato a prendere il seggio finale per Indy. Il team c’è, il pilota anche (Stefan Wilson), così come il budget. Ma tutto il resto manca: niente monoposto, niente motore. Ad un mese e mezzo dall’inizio del weekend lungo, questa situazione è poco incoraggiante. Il Top Gun Racing è la terza opzione, ma anche qui siamo in alto mare. RC Enerson ha lasciato la scuderia, e c’è un contenzioso tra il padre del pilota e la squadra sulla proprietà della Dallara con la quale hanno corso lo scorso anno. Attualmente la vettura è nel garage degli Enerson in Florida, e sembra che vogliano usarla per correre in qualche gara stradale. In quel caso, l’officina dei coniugi Throckmorton dovranno mettere mano al portafogli per comprare un’altra vettura, e per aggiudicarsi un motore. Ma anche in questo caso, il tempo è tiranno e, come dicono in Toscana, “senza lilleri non si lallera”.