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James J. Braddock: il Cinderella Man del pugilato

Oggi 7 Giugno ricordiamo la nascita di James J. Braddock, l’ex pugile Statunitense.

James Walter Braddock, era soprannominato Cinderella Man, ed è stato un campione mondiale dei pesi massimi nel 1935.

Inoltre era anche riconosciuto dalla International Boxing Hall of Fame fra i più grandi pugili di ogni tempo.

Sale sul ring col nome di James J. Braddock, probabilmente in omaggio a due precedenti campioni: James J. Corbett e James J. Jeffries.

Riuscì a riemergere da una carriera che sembrava rovinata.

In quanto perse molti incontri, prima di essere costretto, per sostenere la sua famiglia, a lavorare al porto durante la grande depressione.

E per questo motivo che gli venne dato questo soprannome, attribuitogli da Damon Runyon, di Cinderella Man (l’uomo Cenerentola).

Il suo manager era Joe Gould.

Leggi anche: Max Schmeling: il pugile tedesco che vinse l’incontro di pugilato del 1936.

Le origini e la carriera da pugile

Braddock nasce a Hell’s Kitchen, un sobborgo di Manhattan a un paio di isolati dal Madison Square Garden, l’arena che in seguito lo avrebbe reso famoso.

La sua famiglia, di origini irlandesi e cattolica, è molto povera.

Braddock raccontò che da giovane aspirava a frequentare l’Università di Notre Dame e il suo sogno era di giocare a football col gruppo dei Four Horsemen allenati dal famoso Knute Rockne.

Tuttavia lui stesso affermava di avere “più carne che cervello”.

Dopo una carriera da pugile amatoriale, durante la quale vinse il campionato amatoriale del New Jersey (nelle categorie dei pesi massimi e dei pesi mediomassimi), a 21 anni divenne professionista nei pesi mediomassimi.

In tre anni Braddock ottenne 34 vittorie (21 per KO), 5 sconfitte e sette pareggi.

Nel 1928 fece scalpore la sua vittoria contro il pugile Tuffy Griffiths.

L’anno successivo guadagnò la possibilità di combattere per il titolo, ma perse di misura contro Tommy Loughran dopo 15 riprese.

Iniziò per Braddock una grave depressione, alla quale si aggiunsero varie fratture alla mano.

La sua carriera ne risentì molto, e nei 33 incontri successivi ne vinse solo 11, perdendone 20 e pareggiandone 2.

Durante la Grande Depressione per mantenere la famiglia dovette abbandonare il ring lavorando al porto.

Qui, per proteggere la mano destra, utilizzò soprattutto la sinistra, rinforzandola notevolmente.

James J. Braddock campione mondiale dei pesi massimi

Nel 1934, Braddock ebbe la possibilità di combattere contro John Griffin, un pugile molto quotato.

Quella che doveva essere una formalità per Griffin, si trasformò in una vittoria per il pugile di Hell’s Kitchen, che mise KO il suo avversario dopo tre riprese.

Dopo Griffin, fu la volta di John Henry Lewis, futuro campione dei pesi mediomassimi, che in precedenza aveva sconfitto Braddock.

Sconfitto Lewis, l’ultimo ostacolo per la sfida per il titolo era Art Lasky.

L’incontro si tenne il 22 marzo 1935 e vinse ancora Braddock.

Nella sfida decisiva incontrò l’allora campione del mondo dei pesi massimi, Max Baer.

Al Madison Square Garden, il 13 giugno 1935, il titolo fu assegnato a Braddock per decisione unanime.

La sconfitta contro Joe Louis e il ritiro

Il 22 giugno 1937 si tenne l’incontro, valido per il titolo, tra James Braddock e Joe Louis.

Braddock aveva 32 anni, Louis 23.

Quest’ultimo era il grande favorito e, infatti, uscì vincitore dal Comiskey Park.

Dopo l’incontro contro Braddock, Joe Louis dichiarò che il pugile proveniente da Hell’s Kitchen era l’uomo più coraggioso contro cui avesse mai combattuto.

L’ultimo combattimento di Braddock ebbe luogo nel 1938, contro il gallese Tommy Farr. Anche qui, Braddock vinse per decisione unanime dei giudici, dopo aver messo al tappeto l’avversario per tre volte.

Dopo il ritiro, si arruolò nell’esercito degli Stati Uniti (1942) insieme a Gould, il suo manager.

Prestò servizio durante la Seconda guerra mondiale sull’isola di Saipan, istruendo i soldati nel combattimento corpo a corpo.

In seguito, lavorò come operaio specializzato e come fornitore di equipaggiamenti alla marina.

Insieme a sua moglie Mae, crebbe tre figli (Jay, Howard e Rosemarie) in una casa nel New Jersey.

Morì nel 1974, all’età di 69 anni.

La vita di James J. Braddock al cinema

Alla vita di Braddock si è ispirato il regista Ron Howard per il film Cinderella Man del 2005 che ottenne tre nomination al premio Oscar.

Con Russell Crowe come protagonista affiancato da Renée Zellweger (sua moglie Mae) e Paul Giamatti (il suo manager).

Nel cast c’è anche Rosemarie DeWitt, nipote (figlia della figlia) di James Braddock.