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Karl Wendlinger e Monaco: lo scontro che gli cambiò la vita

Il GP di Monaco del 1994 Karl Wendlinger se lo ricorda bene. O meglio: lo ricorderebbe…se fosse in grado di farlo! In quella occasione, l’allora pilota della Sauber subì un gravissimo incidente alla chicane del porto, causato probabilmente da una foratura. Nell’impatto batté violentemente la testa, perdendo conoscenza. Ricoverato in ospedale in condizioni critiche, si risvegliò dal coma dopo 19 giorni. Quasi miracolosamente, rientrò in Formula 1, ma non fu più lo stesso. Ciononostante, Karl riuscì a riprendere l’attività agonistica, diventando un pilota di successo nelle gare turismo e nel GT (ha corso anche in Italia, nel Superturismo del 1997). In un’intervista ad Autobild, l’ex enfant prodige della Mercedes ha raccontato i retroscena di quella giornata che ha cambiato per sempre la sua vita.


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Karl Wendlinger: cosa gli è successo a Monaco?

Di quel violentissimo impatto, Wendlinger non ricorda nulla. “L’ultimo ricordo del weekend monegasco è che mercoledì sera sono andato a letto“, ha ammesso l’ex pilota oggi ambasciatore Mercedes. “Ho colpito il lato di un container a una velocità di 177 km/h, l’ho colpito con la testa“. Dopo le prime cure all’ospedale di Nizza, Wendlinger fu trasferito a Innsbruck, dove si risvegliò dal coma indotto. “Mi sono svegliato e ho pensato: “Sembra un ospedale. Come ci sono arrivato? E perché il ginocchio mi fa così male? ”Poi mia madre mi spiegò cosa era successo“. Karl fu dimesso il 30 luglio, cominciando un lungo percorso di riabilitazione. I medici gli dissero che avrebbe potuto fare una vita normale, ma che poteva scordarsi di tornare in F1. Ma lui volle provarci comunque.

Karl Wendlinger dopo Monaco: un miracolo a metà

Verso la fine dell’anno partecipò ad un test privato con la Sauber, che gli valse il ritorno in pista a Suzuka. Karl ha ricordato quei giorni. “Ero due secondi e mezzo più lento del mio compagno di squadra Heinz-Harald Frentzen“, ha detto Karl. “Ma pioveva, quindi i test furono annullati. Il prossimo test a Barcellona 14 giorni dopo dovette essere annullato perché avevo un forte mal di testa. Non è stato fino al test decisivo di dicembre, quando la domanda era se avrei dovuto acquistare una cabina di pilotaggio per il 1995, che ero di nuovo pronto. C’era ancora un mal di testa, ma Heinz-Harald era il punto di riferimento. Penso che non stesse guidando al limite, quindi non ero così lontano da lui. Ma soprattutto sono stato più veloce degli altri candidati. Ecco perché mi è stato assegnato nuovamente il contratto“.

Nel 95 era tornato ad essere un pilota di F1 full time, alla faccia dei medici che lo avevano “condannato”. Ma si accorse subito che non era più la stessa cosa. “Non riuscivo più a concentrarmi“, ha ammesso. “Dev’essere successo qualcosa nella mia testa durante i due mesi invernali che non sapevo spiegare. Probabilmente, le ferite alla testa erano troppo gravi per sopportare lo stress e le tensioni della Formula Uno. Ho guidato quattro gare e ho capito che ero troppo lento. Poi ho dovuto ammetterlo a me stesso“.

Il rapporto con Schumacher

Nell’intervista, Wendlinger ha anche parlato del suo rapporto personale con Michael Schumacher. Lui e il “Kaiser” sono stati compagni di squadra nel celeberrimo Junior Team Mercedes, all’epoca impegnato nel mondiale Sport Prototipi. Per la casa della Stella entrambi hanno corso anche a Le Mans, anche se non assieme, e hanno vinto la gara di Autopolis nel 1991. Poi le loro strade si sono divise all’ingresso della massima formula. Michael è diventato pilota Benetton in quello stesso anno (dopo il primo approccio alla Jordan) mentre Karl arrivò con la March la stagione dopo. Anche i risultati furono diversi, ma Karl non è mai stato geloso, anzi. “Giovedì è persino venuto al palco di Leyton House e si è congratulato con me“, ha detto, raccontando di un loro incontro a Suzuka nel 1992. “Ci sono anche foto da qualche parte“. Oggi sostiene suo figlio Mick, le cui prestazioni per Wendlinger sono “Super“. E ha criticato Sebastian Vettel, che secondo lui ha fatto il suo tempo. “Ha superato lo zenit“, ha commentato Karl.

Immagine in evidenza di Red Bull Content Pool, per gentile concessione