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La NASCAR bandisce la bandiera confederata

La notizia bomba del mondo NASCAR è la seguente: d’ora in poi, è vietato mostrare la bandiera confederata. In un comunicato ufficiale, la federazione delle gare stock car ha annunciato che non si potrà più esporre nessuna bandiera, vessillo o altre cose, che richiamino la cultura sudista. Una scelta epocale per un campionato che, come illustreremo, affonda le proprie radici proprio in quella cultura.

Qui di sotto, il comunicato ufficiale.

La presenza della bandiera confederata negli eventi NASCAR è contraria al nostro impegno di fornire un ambiente accogliente ed inclusivo per tutti i fans, i nostri competitor e alla nostra industria. Portare insieme le persone attorno ad un amore per le corse e la comunità che essa crea sono ciò che rende speciale i nostri fan e lo sport. L’esibizione della bandiera confederata sarà proibita in ogni evento e proprietà della NASCAR.

NASCAR e la bandiera confederata: una lunga battaglia

In verità, quella contro la bandiera non è una lotta iniziata oggi. Già nel 2015, a seguito di una sparatoria in chiesa a Charleston, South Carolina, l’allora CEO Brian France aveva dichiarato la dissociazione della federazione da tale vessillo. Durante la Coke Zero 400 di quell’anno, gli organizzatori chiesero ai tifosi di rimpiazzare la bandiera incriminata con quella nazionale a stelle e strisce. Ma di vietare al logo confederato di sventolare tra i caravan dei tifosi, non se ne parlava nemmeno.

Ora, però, la situazione sembra diversa. Lo shock emotivo per la morte di George Floyd, avvenuta nel momento di un altro grande shock, quello della pandemia, hanno prodotto gli ingredienti giusti per portare il cambiamento che serviva. La NASCAR ha voluto dare un segnale importante, quella volontà di lasciarsi le spalle un emblema che evoca perlopiù brutti ricordi.

Ma cosa rende quella bandiera così speciale? Perché è tanto odiata?

Una nazione scomparsa

Quella bandiera è stato il vessillo degli Stati Confederati D’America, ossia la nazione nata dalla secessione dagli Stati Uniti. I fatti risalgono agli anni 50 del XIX secolo, ai tempi in cui nel paese si consuma la più grande frattura interna. Il dibattito su quale sistema economico fosse il migliore, quello industrializzato del Nord o quello latifondista del Sud, trovò nella questione degli schiavi africani il suo principale pretesto.

Agli occhi del Nord, la schiavitù faceva parte del passato. Con l’elezione di Abraham Lincoln nel 1860, venne proposta l’abolizione. Questo fece arrabbiare i proprietari terrieri del meridione, i quali vedevano negli schiavi neri una manodopera efficiente ed a basso costo. Di fronte ad una situazione sempre più tesa, i sudisti presero una decisione drastica: separarsi dagli Stati Uniti, e fondare un proprio Paese. Nacquero così gli Stati Confederati d’America. Il presidente eletto fu Jefferson Davies.

Per preservare l’unione, Lincoln dichiarò guerra alla Confederazione. La Guerra di Secessione durò dal 1861 al 1865, e si concluse con la vittoria dell’esercito nordista.

Nel corso degli anni, la bandiera sudista è diventata molto di più di un ricordo di una nazione estinta. E’ un simbolo di un’identità, quella del Sud degli Stati Uniti, agricolo e conservatore, ben distinto dal Nord industriale e progressista. Un’identità che si lega a doppio filo con la storia della NASCAR, nata proprio in quelle regioni che hanno dato i natali a leggende come Richard Petty, Bobby Allison, Dale Earnhardt, Darrell Waltrip.

Ma per gli afroamericani è diverso: nel Sud la paura delle rivolte degli schiavi si tramutarono in diffidenza, e in seguito odio, nei confronti dei neri. Quella bandiera racchiude tutto questo, quell’eredita di oppressione e discriminazione che si protrae da quasi due secoli. E’ un mostro che deve morire.

Reazioni miste

I fan si sono divisi riguardo la questione dell’addio al simbolo della Confederazione. In molti l’hanno gradito, ma altri tra i fan più tradizionalisti hanno rigettato quello che, ai loro occhi, è un tradimento. C’è persino chi ha proposto di biocottare la serie!

Anche tra i piloti c’è un umore misto. Darrell Wallace jr è il principale promotore della campagna anti-sudista. E non poteva essere diversamente: è l’unico afroamericano a correre, ed è nativo dell’Alabama. Non tutti, però, sono d’accordo con “Bubba”. Ray Ciccarelli, pilota di medio livello nella serie Truck, ha difatti annunciato il ritiro dalla serie. Per il pilota del Maryland, la decisione federale è un’ “assurdità politica” (il termine originale è BS, ma essendo un’espressione volgare, ci asteniamo dal tradurla!).

Guarda la gara di mercoledì a Martinsville: https://sport.periodicodaily.com/nascar-2020-martinsville-truex-re-della-notte/