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L’addio di Ronaldo alla Juventus: cui prodest?

L’addio di Ronaldo alla Juventus chiude un’era alquanto contorta della Vecchia Signora. I campionati e le coppe sono arrivate in terra italica, ma non in ambito europeo. La Champions continua ad essere una maledizione per i bianconeri, a secco dalla stagione 95/96. Nemmeno il portoghese è riuscito a spezzarla e il rapporto tra il giocatore lusitano e la società torinese non è mai stato idilliaco. Al netto di tre anni in maglia bianconera sorgono due domande. La prima: chi sarà l’erede del portoghese? La seconda: il suo acquisto è stato un flop?

Chi potrebbe raccogliere l’eredità del portoghese?

Il divorzio anticipato di un anno permetterà finalmente alla società bianconera di agire con più libertà sul mercato.
Personalmente il nome più appetibile per la Vecchia Signora è quello di Moise Kean. L’italiano al momento è sotto contratto con l’Everton, ma vuole cambiare aria. Il mancato riscatto da parte del PSG è un assist davvero sublime per la Juventus. Si tratterebbe inoltre di un ritorno a casa per l’attaccante, un vero e proprio “ritorno del figliol prodigo”. La sua duttilità tattica e offensiva potrebbe permettere a Massimiliano Allegri diverse soluzioni. Il ruolo naturale è quello della punta, ma in diversi casi è stato schierato anche come esterno in un tridente d’attacco. Ruolo in cui la sua esplosività fisica e la sua velocità trovano l’ambiente ideale per essere massimizzate. Inoltre tornerebbe utile anche per la questione legata alla registrazione dei giocatori cresciuti all’interno del vivaio. 

L’addio di Ronaldo alla Juventus: un fallimento clamoroso?

Si può definire l’addio di Ronaldo come un fallimento? Assolutamente sì, ma le colpe sono di entrambe le parti in questione.
In primo luogo c’è il progetto tecnico. Nelle ultime tre stagioni si sono alternati tre allenatori sulla panchina della Juventus. Massimiliano Allegri via per dare spazio a Sarri, con cui però le cose non sono andate bene. Al posto del toscano dentro la scommessa Andrea Pirlo e anche stavolta non è andata a buon fine. Aggiungiamoci anche una squadra mai davvero all’altezza dell’ego del portoghese e il gioco è fatto.

I limiti del portoghese

Dall’altra parte però anche CR7 ha le sue colpe. Poche volte si è visto un Ronaldo uomo squadra, forse solo nella sfida con l’Atletico si è davvero caricato i compagni sulle spalle. La sua fame di continui record e la cannibalizzazione di calci di punizione e rigori hanno limitato il potenziale offensivo della Juventus. La sua avventura in terra italica sembra aver assunto i contorni di un “contentino personale”, null’altro. Il fallimento in Champions League resta una macchia troppo grande dell’era CR7 in quel di Torino sponda bianconera. Alla fine questo divorzio così violento conviene ad entrambi. Il portoghese potrà soddisfare il suo desiderio di addio, la Juventus avvierà finalmente un progetto di ricostruzione rimandato per troppo tempo.

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