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L’eredità di Max Mosley

Se n’è andato un fratello“. Con queste, commoventi parole Bernie Ecclestone ha voluto salutare Max Mosley, morto ieri all’età di 81 anni. A “Mister E” l’ex avvocato con la passione per le corse deve la sua carriera alla presidenza della FIA: fu proprio il Supremo a metterlo lì come candidato nel 1991, dopo aver defenestrato Jean-Marie Balestre per vendicarsi dello “sgarro” della ventola ai tempi della Brabham. Storia vecchia, parliamo degli anni ’70. Ma Max non si rivelò mai una persona trovatasi lì per caso, ma anzi, gestì piuttosto bene situazioni delicate. E allora, vale la pena di fare un passettino indietro e tracciare un bilancio sulla sua esperienza a capo della Federazione Internazionale, e su cosa ci ha lasciato in eredità.


Max Mosley: è morto l’ex Presidente della Fia


Quale significato ha la gestione FIA di Max Mosley?

Mosley fu a capo della FIA per quattro mandati, dal 1991 al 2009. E ci è arrivato con una grande esperienza nel mondo delle corse, prima da pilota e poi da costruttore. Era tra i fondatori della March Engineering, che negli anni ’70 era il più grande costruttore al mondo di auto da corsa. Inoltre, aveva esperienze di natura legale, in quanto faceva l’avvocato in quel di Londra. Era una figura che coniugava la competenza tecnica a quella…burocratica, due doti indispensabili per quel ruolo. Quando si trattava di decidere, o d’imporre scelte nel sempre litigioso ambiente della f1, Max non ha mai mancato di coraggio.

Quando, nel 1994, gli toccò gestire la patata bollentissima della sicurezza, non ebbe paura di fare annunci che spiazzavano. Gli incidenti mortali di Ratzenberger e Senna imponevano un cambio di passo, allora lui propose di anticipare le regole per il 1995, che imponevano abitacoli più avvolgenti. Si trattava di una richiesta irrealizzabile (infatti poi la ritirò), ma questo aneddoto fa capire quanto prese di petto un problema fino a lì trascurato. Grazie alla sua gestione, la Formula 1 ha fatto passi da gigante in materia di sicurezza. È un merito che gli va assolutamente riconosciuto.

Un passato che lo perseguitava

Oltre che ai problemi delle corse, Mosley ha dovuto affrontare il suo passato. Carattere difficile e dai trascorsi anche turbolenti, l’avvocato londinese ricevette una mazzata non indifferente un bel giorno del 2008. Il tabloid “News Of The World” pubblicò un video a luci rosse in cui era l’attore protagonista. Ne seguì uno scandalo di proporzioni mondiali, che fece sgretolare la sua autorità. I team di F1, riunitisi nel frattempo nella FOTA, non aspettavano altro, per risolvere a loro favore alcune questioni spinose. Tra Patto della Concordia, il KERS ed il budget cap, l’avvocato e le squadre erano in aperta guerra. Il braccio di ferro del 2009 sul tetto di spesa portò il battagliero Mosley ad arrendersi per la prima volta, annunciando la rinuncia alla ricandidatura per il 2010. Max uscì di scena quasi con disonore, ritirandosi a vita privata. Un tumore lo consumò lentamente, fino alla tragica notizia di ieri.

In seguito, si scoprì che News Of The World aveva ottenuto quello scoop con metodi discutibili, fatti di brutali aggressioni alla privacy, intercettazioni abusive, ecc. Questo e altri metodi poco ortodossi si tradussero nel celebre scandalo del 2011, che portò il giornalaccio alla chiusura. Fu la piccola vendetta dell’ex presidente FIA, a cui molti piloti di ieri e di oggi devono la vita, per l’impegno e il coraggio avuti nel giorno più triste della storia recente della F1.