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Ma questo Milan può davvero vincere lo Scudetto?

Sei vittorie e due pareggi in otto partite con 19 gol fatti (secondo attacco del campionato) e 8 subiti (terza difesa alle spalle di Juventus e Verona). Numeri buoni per il primo posto solitario in classifica a +2 dalla rivelazione Sassuolo, +3 Roma, +4 dalla Vecchia Signora e +5 dai cugini dell’Inter. Sono solo alcune delle statistiche di questo incredibile avvio di stagione del Milan di Stefano Pioli. E si è già aperto il dibattito sul fatto che i rossoneri siano o meno una candidata credibile per la vittoria del campionato.

Le prime opinioni positive in tal senso sono arrivate da due ex allenatori tra i più vincenti della storia dei milanesi. “In un campionato così incerto anche il Milan ha le sue chance. L’importante è crederci e seguire l’esempio di Ibrahimovic”. Parole e musica di Fabio Capello, tecnico che in rossonero ha conquistato cinque scudetti. Un’idea condivisa dal suo predecessore Arrigo Sacchi che pochi giorni fa ha sottolineato come gli uomini di Pioli possono avere delle possibilità se continueranno a ragionare come un gruppo compatto e a proporre il calcio visto in questo avvio di stagione.

Ma non ci sono soltanto i pareri delle leggende del passato a far sognare il popolo rossonero. Anche analisti esperti come Oddschecker stanno rivedendo al ribasso le quote Scudetto del Diavolo che fin qui non ha ancora conosciuto la sconfitta in campionato. Ma che soprattutto ha convinto a livello di gioco e prestazioni dei singoli.

Per capire i motivi e i segreti alle basi di questo successo è impossibile non partire da Zlatan Ibrahimovic, sempre più “Benjamin Button” del gol. A 39 anni suonati, lo svedese non smette di stupire e sta collezionando numeri addirittura migliori rispetto a quelli della sua prima esperienza a Milanello, coincisa con l’ultimo Scudetto rossonero. Fin qui è andato a segno dieci volte in campionato (in sei partite giocate) e una volta nelle quattro presenze in Europa League. Cifre che lo issano in vetta alla classifica marcatori, nonostante l’infortunio rimediato nel successo col Napoli che lo terrà fuori per le prossime 2-3 settimane.

Ma Ibra non è fondamentale soltanto per quello che fa in campo. Lo è soprattutto per quello che fa in allenamento e fuori dal rettangolo di gioco. Con l’avanzare dell’età lo svedese si è trasformato sempre di più in un leader carismatico e la sua fame di vittoria, unita a una professionalità fuori dal comune, è in grado di trascinare ogni compagno, spingendolo a dare il massimo.

E di questa spinta hanno beneficiato soprattutto Gigio Donnarumma e Frank Kessie, due dei migliori fin qui. Il portiere della Nazionale è apparso tirato a lucido dopo qualche stagione di alti e bassi e sembra cresciuto soprattutto a livello di personalità e vocalità in campo. Il centrocampista ivoriano è invece la spina dorsale della squadra: corsa, durezza mentale, capacità di recuperare il pallone e miglioramento in regia fanno di lui uno degli intoccabili di Pioli.

Proprio Pioli è un altro dei segreti del successo di questo Milan che da quando si è tornati a giocare ha inanellato una serie di 24 risultati consecutivi, quota raggiunta nel club soltanto da leggende come Capello, Sacchi, Rocco e Liedholm. Nessuno in Europa ha fatto meglio in questo 2020. Nemmeno il Bayern Monaco campione d’Europa e di Germania e il Real Madrid dominatore di Spagna.

Un altro primato è stato eguagliato lo scorso primo novembre. Con 5 vittorie nelle prime 6 giornate di campionato, Pioli ha raggiunto Fabio Capello e Carlo Ancelotti nel libro dei record del club. E la sua mano su questo Milan è stata fondamentale e si vede partita dopo partita.

Il primo merito dell’ex tecnico di Lazio e Fiorentina è stato quello di aver saputo lavorare sull’aspetto mentale. Quella che con Giampaolo e nei suoi primi mesi in panchina sembrava una squadra impaurita e mai sicura dei propri mezzi, si è trasformata in un breve tempo in un gruppo che fa dell’autostima e della fiducia nel proprio gioco le sue caratteristiche principali.

Poi si è lavorato, e bene, sulla tattica. All’inizio ci si è affidati alle invenzioni e alle giocate di Ibrahimovic ma in poco tempo anche gli altri sono saliti di livello e sono “scesi” dalle spalle dello svedese. Calabria è tornato a livelli di eccellenza e si è conquistato la maglia della Nazionale. Theo Hernandez sull’altra fascia di difesa si è affermato come uno dei terzini giovani più interessanti del panorama europeo. Discorso simile per la coppia di centrali Romagnoli – Kjaer, diventata in poco tempo cerniera impenetrabile e punto di partenza delle trame offensive. Accanto a Kessie è cresciuto moltissimo anche Bennacer (mentre deve ancora dimostrare molto il neo arrivo Sandro Tonali, fiore all’occhiello dell’ultima campagna acquisti) e il trio di mezze punte alle spalle di Ibra, Rebic – Calhanoglu – Saelemaekers non ha mai fatto mancare il proprio apporto in fase di ripiegamento e di attacco.

E in un gruppo che funziona anche i sostituti si sono dimostrati all’altezza. Il giovane Gabbia non ha fatto rimpiangere l’assenza di capitan Romagnoli quando è stato chiamato in causa, mentre i nuovi arrivi Hauge e Brahim Diaz hanno fatto vedere buone cose anche partendo a gara iniziata. Lo stesso Rafael Leao, al momento fermo per infortunio, ha iniziato a disciplinare il suo talento grezzo e in gare come quella contro la Roma (due assist) ha dimostrato di poter rappresentare il futuro del club.

Una situazione di lavoro ideale che ha fatto sì che a Milanello si inizi a sussurrare la parola “scudetto”. Vietato esaltarsi, però. Sono state giocate appena otto partite di un campionato lunghissimo e ricco di impegni ravvicinati e le rivali hanno tutto il tempo per rientrare in corsa. Juventus e Inter stanno risalendo dopo qualche incertezza, la Roma sta facendo molto bene e Sassuolo e Napoli hanno messo in mostra doti da non sottovalutare e un impianto di gioco consolidato. Forse non tutte si giocheranno il tricolore fino all’ultima giornata, ma sicuramente saranno in grado di dare fastidio per la qualificazione alla Champions che resta il vero obiettivo dei rossoneri.