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Berrettini è super, ma questo Nadal non si batte: finale con Medvedev

L’azzurro gioca splendidamente per 2 ore, sprecando anche due set point nel primo set. Alla lunga però viene fuori la forza del campione. Nadal in finale affronterà Medvedev

US Open, New York – Finale Nadal-Medvedev

Matteo merita solo una trafila lunga di applausi, che lo accompagni in maniera trionfale nel suo viaggio di ritorno a Roma. Per carità, per tutto il bene che possiamo volere a questo ragazzo, era quasi impensabile che riuscisse a sconfiggere un mostro sacro come Nadal.

Da italioti quali siamo ci piace però vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, credere nell’utopia, pensare anche solo per un attimo che questo sogno di fine estate potesse continuare.

I sogni sono fatti anche per essere spezzati, e in questa circostanza il Freddy Krueger che ha risvegliato Matteo non ha le lame al posto delle mani, ma un bicipite sinistro grosso quanto un mattone.

Oltre ai dati anagrafici, le differenze tra Matteo Berrettini e Rafael Nadal sono chiaramente ancora enormi, sia dal punto di vista fisico che da quello mentale.

Ma a 23 anni non puoi che far tesoro di queste sconfitte per continuare un percorso di crescita che continua a gonfie vele. Se poi a fine partita ricevi anche i complimenti di un signore che ha sollevato 18 major in carriera, capisci che hai fatto un buon lavoro.

Grazie Matteo per averci fatto vivere due settimane di tennis intenso, a tratti anche romantico, innalzando nuovamente il tricolore nel tennis come non capitava da un paio d’anni.

Ripercorrere 42 anni dopo le orme di un guru come Barazzutti deve essere un motivo di vanto, oltre che il preludio a una carriera piena di successi.

Il nome di Berrettini non sarà certamente altisonante come quello di altri fautori della NextGen, ma lui alla concorrenza non ha assolutamente nulla da invidiare.

Nonostante fosse solo la ventiquattresima testa di serie del seeding, l’azzurro si è giocato questa semifinale dello US Open senza timori, godendosi appieno il momento.

D’altronde contro Nadal cosa hai mai da perdere? Ecco nulla. In questi casi gioca a tutto braccio e viviti la partita. Un dictat seguito alla perfezione da Matteo, che per un’ora abbondante ha fatto vedere le streghe a Nadal.

Alla fine però la netta superiorità dello spagnolo è venuta fuori: 7-6(6), 6-4, 6-1. Un risultato che lascia un pò l’amaro in bocca a Berrettini, soprattutto per le due palle set sciupate nel primo parziale. Ma c’è veramente poco spazio per i demeriti e le recriminazioni.

Primo set –

La serata dell‘Arhur Ashe Stadium è quella delle grandi occasioni: nonostante le forti raffiche di vento e la pioggia incessante – sia lodato il tetto – i 24.000 spettatori sono calorosi e c’è grande fiducia per Matteo.

Il protagonista di giornata infatti non può che essere l’azzurro, che ha riportato il tennis italiano in semifinale di uno Slam nell’Era Open dopo svariati anni.

La tensione è alle stelle, i primi giochi si combattono soprattutto a livello mentale. Nonostante Berrettini tiri bordate al servizio, Rafa difende alla grande stando 3 metri dietro la riga di fondo.

Il gioco dello spagnolo paga perché al secondo game ha già due palle break, che volano però via grazie al servizio e dritto del romano.

Parità mantenuta poi nonostante i 13 punti: è importante restare fin da subito ancorato al match. Nadal inizia ad insistere sul rovescio del suo avversario – punto debole di Berrettini – con le sue solite uncinate mancine.

Infatti sul 3-4 conquista tre nuove occasioni per il break, ma Matteo riesce nuovamente ad uscire dall’angolino sinistro in cui l’avevo rinchiuso lo spagnolo, prima di armare il suo fenomenale dritto.

Grazie al servizio poi riesce a fare 4-4 non senza patemi. I turni in battuta dello spagnolo invece scorrono via leggeri: Berrettini fa pochissimi punti in risposta, soffrendo tremendamente il servizio slice esterno del rivale.

Sul 4-5 il maiorchino trova la sesta palla break, che significa set point: cannonata a 200 km/h e poco dopo il tie-break è servito.

Per Matteo un epilogo del genere è una manna dal cielo: infatti non è mai andato oltre i 30 nei turni in risposta e ha dovuto salvare una mole impressionante di palle break.

Il clamoroso scherzetto pare materializzarsi nei primi punti, con lo spagnolo che commette i primi errori gratuiti della sua partita.

Un doppio fallo e una steccata con il dritto portano Matteo sul 4-0. L’italiano continua anche ad insistere con la palla corta in uscita dal servizio – cinque su cinque – arrivando ai set point sul 6-4.

Una difficile volée sul proprio servizio fa andare via la prima, poi dopo uno scambio tiratissimo ed un’estenuante difesa di Nadal, è proprio il romano a sbagliare.

Medvedev- Nadal
Rafael Nadal (in foto) alla 27esima finale Slam in carriera, la quinta a New York

Berrettini va un pò nel pallone e concede altri due gratuiti al suo avversario: 8-6 e primo set Nadal. Il liberatorio ‘Vamos’ del maiorchino fa capire quanto fosse alta la tensione e quanto fosse importante portare a casa il parziale.

Il nativo di Roma è stato quasi perfetto, ma è mancata la zampata vincente per portarsi avanti nel punteggio.

Secondo set –

I dati più preoccupanti per Matteo arrivano in risposta, dove non riesce veramente ad essere incisivo. Invece nei suoi turni di battuta serve bene, ma il mancino di Manacor cala sempre dal cilindro delle super risposte.

Ciò si tramuta in altre due palle break nel primo gioco e una nel terzo: tutte salvate con estremo coraggio e calma.

Nadal invece continua a servire senza problemi, lasciando a malapena le briciole al rivale.

La pressione costante e a tratti asfissiante del n.2 al mondo si traduce con il break – meritato diremmo – al settimo game.

Matteo pare calato un pò d’intensità, il pubblico dell’Arthur Ashe lo adotta come beniamino, ma Nadal continua ad azzannarlo. Lo spagnolo infatti si limita a controllare con il servizio: 6-4 e vantaggio di due set a zero.

Una grossa fetta di differenza in questo match la stanno facendo i turni in risposta, dove Berrettini ha raccolto la miseria di 4 punti.

Terzo set –

Ora Berrettini si ritrova nel proverbiale baratro. Per carità, ce la sta mettendo veramente tutta, noi lo vediamo e certamente apprezziamo. Vorremmo immedesimarci nella mente di questo ragazzo, per capire cosa si percepisce nel provar a tirar giù – senza successo – la montagna Nadal.

Matteo colpisce, e anche forte, ma niente: quel colosso non viene giù neanche a scalfirlo con forza. Il 23enne prova ad auto caricarsi, ammonisce ed incita se stesso con un ‘Colpisci‘ o un ‘Resta concentrato‘, ma il risultato non cambia.

Che procediamo di fretta verso i titoli di coda del match lo si capisce già dal primo game del terzo parziale, quando è subito break.

Le certezze dell’azzurro vengono pian piano meno, così come l’intensità e le energie. Le ha provate tutte ma non sta funzionando. Almeno riesce per la prima volta nel match a portare Nadal ai vantaggi nel suo turno di battuta, ma è solo una fievole miccia.

Un Matteo ormai disarmato vede ormai fioccare break uno dopo l’altro, con conseguente 5-1. Nadal ora fa veramente quello che vuole, e pare anche divertirsi dopo la grande tensione del primo set.

Ogni punto ora coincide con un gran vincente, tra cui uno in giravolta dopo aver rincorso un pallonetto. Mamma mia.

Dopo 2 ore e 35 minuti l’ennesimo dritto a sventaglio consegna l’incontro a Rafael, che raggiunge la 27esima finale Slam – terza stagionale – la quinta qui a New York.

Un grosso inchino invece per Matteo per l’immenso US Open fatto.

Anche lo stesso Nadal ha avuto parole al miele per il tennista italiano nell’intervista post-partita:

Grazie a tutti, il primo set è stato frustrante, tante occasioni sfumate, e poi il tie-break, che contro uno come Matteo è pericoloso. Lì sono stato fortunato a risalire e salvarmi, poi finalmente ho brekkato e la partita è cambiata completamente. Quando ho affrontato i set point mi sono concentrato sul mio servizio e ho cercato di non sbagliare. Congratulazioni a Matteo, è giovane, diventerà grande, è già uno dei migliori del mondo. Daniil è uno dei giocatori più solidi del tour, gioca sempre meglio, durante questa estate è stato incredibile. Ma in finale Slam non trovi mai avversari facili. Il segreto del rimanere competitivo è semplicemente la passione per quello che fai, non puoi avere carriere lunghe e di successo se non ami quello che fai, come per Serena. Per me significa molto essere qui, ci vediamo domenica!“.

Contento del suo operato per tutto l’arco del torneo anche lo stesso Berrettini in conferenza stampa:

Sono molto orgoglioso. Ho affrontato ogni incontro a testa alta e stasera per buona parte del match me la sono giocata con uno dei più forti giocatori di sempre. Questa partita mi insegnerà tanto, sento che farò un altro passo in avanti”.

Il futuro è roseo attorno a Matteo: da lunedì sarà n. 13 ATP e il Masters finale di Londra ora non è più così utopistico.

Nadal invece domenica avrà la possibilità di avvicinarsi sempre più a Federer nel computo dei Grandi Slam. A separarlo dalla diciannovesima affermazione major ci sarà il russo Danil Medvedev.

Medvedev, il giusto premio dopo una grande estate –

Danil Medvedev si dimostra sempre più uomo copertina di questa estate sul cemento. Per carità, tutto il 2019 del russo è stato a dir poco favoloso, ma in questo scorcio di stagione si sta veramente esaltando.

Le finali a Washington e Montreal e il titolo a Cincinnati ne sono la prova. Infatti anche qui a New York Medvedev non arrivava certo come una mina vagante, ma come uno dei veri e propri favoriti.

Forse non sarà stupendo da vedere, ma ha una solidità e un approccio tattico alla partita non comune per un ’96 (coetaneo di Berrettini).

A Flushing Meadows oltre che l’acceso battibecco con il pubblico newyorkese, l’unica sua pecca è stata la condizione fisica precaria.

Infatti tra antidolorifici, taping e massaggi del fisioterapista il prosieguo del suo torneo è stato più volte messo in dubbio.

Però alla fine la voglia di fare risultato è stata predominante, la posta in gioco era troppo alta. Sia per lui che per il suo sfidante Dimitrov c’era la prima finale Slam da conquistare.

La partita è stata clamorosa, con un gran bel tennis soprattutto nei primi due parziali. Grisha le ha provate veramente tutte, ma Medvedev è stato insormontabile nei momenti decisivi.

Alla fine Danil si è imposto per 7-6(6), 6-4, 6-3 e per la prima volta in carriera parteciperà all’atto conclusivo di un major.

Medvedev
Danil Medvedev (in foto) alla prima finale Slam in carriera

Dodici vittorie consecutive, venti nelle ultime ventidue partite, quarto posto nel Ranking ATP.

Che sia veramente Medvedev il tanto atteso ricambio ai Big3?

Ora sfida a Nadal, contro il quale l’ultima volta in finale Montreal ha raccolto appena 3 game.

Risultati semifinali maschili –

[5] D. Medvedev b. G. Dimitrov 7-6(5), 6-4, 6-3

[2] R. Nadal b. [24] M. Berrettini 7-6(6), 6-4, 6-1

Finale maschile –

[5] D. Medvedev – [2] R. Nadal Domani ore 22 circa (ora italiana)

Il tabellone maschile dello US Open 2019

Serena a caccia della storia –

Oggi Serena Williams cerca il record di 24 Slam nella finale contro la giovane canadese Bianca Andreescu. Appuntamento alle ore 22 circa ora italiana.

Nel frattempo nel torneo di doppio maschile, la coppia colombiana Cabal/Farah, dopo Wimbledon fa il bis allo US Open. Battuti in finale per 6-4, 7-5 Granollers/Zeballos.

Il tabellone femminile dello US Open 2019