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Pecco Bagnaia: a Portimao ora o mai più

Trentotto punti. È il distacco che Pecco Bagnaia ha accumulato dal capoclassifica MotoGP dopo quattro gare, alla vigilia della quinta in quel di Portimao. Sul saliscendi dell’Algarve il torinese si ritrova in una situazione delicata: “now or never”, come dicono gli anglofoni. Serve un gran risultato in terra lusitana, o rischia seriamente di perdere il treno per il titolo mondiale. E pensare che partiva da grande favorito…

Bagnaia a Portimao: cosa è mancato a Pecco?

Il numero 63 partiva – dicevamo – con i favori del pronostico. Ma siccome c’è differenza tra la teoria e la pratica, ecco che il pilota si è ritrovato con difficoltà inaspettate. Problemi di messa a punto hanno rovinato il suo GP del Qatar, con una caduta (nella quale ha centrato Jorge Martin) a fare da ciliegina su una torta amara. La gara successiva in Indonesia ha visto la top ten con il binocolo. In Argentina e in Texas si è ripreso, con due quinti posti. Ma il distacco dal leader Enea Bastianini è già importante, e anche doloroso, se si considera che il “Bestia” guida una Ducati dello scorso anno. Al rientro in Europa, Pecco è già obbligato se non a vincere, ma a fare meglio di una top five. O la situazione mondiale potrebbe essere già compromessa. Si può consolare dal fatto che il suo vecchio rivale Fabio Quartararo non è messo tanto meglio, in quanto è alle prese con una Yamaha deludente. Ma è una magra consolazione.

Cosa gli manca ancora

A Portimao, la Ducati funzionava molto bene. Nel primo GP Pecco ha rimontato dal fondo chiudendo in seconda posizione, nel secondo ha dominato dall’inizio alla fine. La Desmosedici GP 22 è complicata da mettere a punto, ma il progetto è tutto sommato valido. Le basi ci sono per migliorare. Ma allora, cos’è che manca? Prova a dare una risposta Christian Gabarrini, che di Bagnaia è il capotecnico: “Pecco ha un grandissimo talento“, ha detto a La Gazzetta dello Sport e a Corsedimoto. “L’unica cosa che posso recriminargli, che in realtà è un pregio, è che a volte manca di cattiveria. È un ragazzo d’oro e a volte gli servirebbe essere un po’ più cattivo. Potenzialmente ha le capacità per arrivare a vincere come i grandi, ma io posso parlare solo della parte tecnica, tutto il resto ce l’ha in mano lui“. Questa è l’occasione d’oro per diventare “cattivi”: come si dice in questi casi, ora o mai più.


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