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Pelè: 80 anni per il dio del calcio

Parlare di Pelè è come parlare di Dio. Tutti sanno che esiste ma coloro che l’hanno visto sono in pochi e sono pochi chi ha potuto godere delle sue prodezze.

Il mito brasiliano compie oggi 80 anni e in occasione di questo ripercorriamo e celebriamo la carriera dell’uomo che ha reso il calcio lo sport più famoso al mondo.

Pelè: il più grande di sempre?

Nel calcio moderno, segnato dalle prodezze di Messi e Ronaldo, ci si scorda facilmente di chi ha reso questo sport immortale.

Quando il calcio, non era monopolizzato dall’Europa, il giocatore più forte al mondo, indossava la maglia del Santos e giocava nel campionato paulista. Non tutti avevano la televisione e senza internet era difficile poter ammirare le gesta di “O Rei“.

Bastavano quelle poche partite durante la Coppa del Mondo per avere coscienza di assistere alle giocate del migliore al mondo, del migliore di sempre. Di colui che ha reso il calcio spettacolare e globale portando alla gloria la sua nazione per ben tre volte.

Pelè: le origini del mito

Edson Arantes do Nascimiento detto Pelè, inizia a giocare a calcio sin dalla tenera età. Le condizioni economiche della sua famiglia, non permettevano al piccolo Pelè di poter comprare un pallone da calcio.

Il futuro mito, rimediava mettendo dei pezzi di carta in un calzino che chiudeva con uno spago; non un vero pallone dal calcio ma era il meglio che poteva avere.

Figlio dell’ex calciatore Dondinho, entra a far parte del Bauru, una squadra locale che permetterà al giovane Pelè di arrivare al Santos (squadra dove rimarrà fino a fine carriera).

Entra a far parte delle giovanili del Santos a soli 15 anni per debuttare in prima squadra solo un anno dopo. Il suo debutto avviene il 7 settembre 1956 siglando la rete del 6-1 per il Santos.

Pelè con la maglia del Santos (1954)

Pelè: la consacrazione

A soli 16 anni, Pelè vinse il suo primo campionato brasiliano con il Santos. Divenne inoltre capocannoniere del torneo, stabilendo il record come il giocatore più giovane ad aver vinto quel riconoscimento.

Pelè premiato come capocannoniere del torneo

Entra stabilmente nel giro della nazionale brasiliana indossando la numero 10. Una maglia che grazie a Pelè diventa il sogno di ogni ragazzino che prende a calci un pallone. Un numero comune che nel calcio ha un significato divino perché consacrato dal Dio del calcio che a soli 16 anni decide di indossarlo, consapevole del destino a lui riservato.

Dal dramma del Maracanazo alla vittoria della Coppa del mondo

Nel 1950, la nazionale brasiliana e l’intero Brasile, ha vissuto il peggior dramma sportivo della storia del calcio. Il Brasile perde la finale della Coppa del Mondo, contro l’Uruguay.

Una sconfitta che nella storia è nota come il “dramma del Maracanazo“. Si racconta di gente che in quello stadio, durante la partita decise di togliersi la vita, gettandosi dagli spalti. Una dramma nazionale colpì il Brasile in quel pomeriggio estivo del 1950.

Tra i presenti, un piccolo Pelè che vide per la prima e unica volta, suo padre piangere. In quell’occasione, quel bambino di soli 10 anni disse: “Papà non piangere. Vincerò io per te e tu sarai felice“. Una frase che si avverò per ben tre volte: 1958, 1962 e 1970.

Il primo, lo consacrò come migliore al mondo attirando su di sè l’attenzione di parecchi club come Real Madrid, Manchester United e Inter.

Pelè con la Coppa del Mondo (1958)

Ad un passo dall’Inter

Proprio l’Inter fu la squadra più vicina a portare in Europa il divino. Angelo Moratti era riuscito a far firmare una pre-contratto all’asso brasiliano.

Il problema era del Santos che doveva comunicare ad un’intera nazione che il loro simbolo sarebbe andato via dal Brasile per approdare in una terra troppo lontana.

In Europa nessun brasiliano avrebbe potuto assistere alle prodezze di Pelè; senza televisione e senza internet, il mondo brasiliano non sarebbe stato lo stesso.

Inoltre, un’aggressione nei confronti del presidente del Santos, convinse la società a trattenere Pelè che venne dichiarato “Tesoro nazionale” in modo tale da non poter essere comprato da nessun altro club estero.

Un giocatore da 1000 gol

Attualmente Pelè è l’unico giocatore ad aver oltrepassato la soglia dei mille gol. La FIFA riconosce 1281 gol in 1363 partite in totale tra club e nazionale anche se in gare ufficiali sono “solo” 761 reti in 821 incontri.

Il suo gol numero 1000, lo realizza contro il Vasco da Gama sul calcio di rigore il 19 novembre 1969.

Pelè: oltre il calcio

Pelè si ritira nel 1974 e decide di non intraprendere la carriera da allenatore. Decide di diventare un punto di riferimento per la sua nazione e per il mondo del calcio.

Non prima di recitare nel film “Fuga per la vittoria” dove interpreta insieme a Stallone ed altri famosi attori e calciatori, dei prigionieri in un campo di lavoro tedesco che sfidano a calcio gli ufficiali nazisti.

Iconica la scena della rovesciata di Pelè che vale il gol della vittoria.

La carriera politica

Pelè nel 1992 diventa ambasciatore delle Nazioni Unite per l’ecologia e l’ambiente. Nel 1995 invece viene nominato Ministro dello Sport brasiliano; un compito attribuito per eliminare la corruzione nello sport brasiliano.

La “Legge Pelè” viene promulgata nello stesso anno per salvare il panorama sportivo della nazione. Inoltre, Pelè diventa simbolo della lotta contro l’uso di sostanze stupefacenti e le discriminazioni razziali e sessuali nel mondo dello sport.

Un campione simbolo di tolleranza e cambiamento nel panorama sportivo.

I riconoscimenti

Pelè è stato eletto calciatore del secolo dalla FIFA grazie ai suoi titoli vinti in carriera. E’ stato nominato pallone d’oro del secolo, poichè il riconoscimento ai tempi veniva attribuito solo ai giocatori europei.

Ha contribuito a stilare la FIFA 100: una lista di 125 nomi tra cui 2 donne, per classificare i migliori giocatori di tutti i tempi.

Tanti auguri a Pelè, “O Rei”, colui che è riuscito ad elevare lo sport del calcio, affiancandolo al suo nome per l’eternità. Non si può parlare di calcio senza citare il nome Pelè.

Leggi anche: Cinema e sport – “Fuga per la vittoria”