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Piatek sceglie la maglia numero 9 del Milan: gli 8 bomber che hanno fallito prima di lui

Krzysztop Piatek ha deciso di sfidare la sorte. Dopo l’inarrestabile Pippo Inzaghi, infatti, è stato il vuoto. Da quando nel 2012 il leggendario attaccante emiliano ha lasciato il Milan per ritirarsi dal calcio giocato, la maglia numero 9 della squadra rossonera è piombata in quella che sembra una vera e propria «maledizione». Nel corso di questi anni, infatti, sono stati diversi i centravanti che hanno indossato la casacca che era stata di SuperPippo, ma purtroppo per loro e per il club lombardo non sono riusciti nemmeno lontanamente ad eguagliare le gesta del loro predecessore, andando incontro in alcuni casi a dei veri e propri flop.

Pippo Inzaghi: l’ultimo grande numero 9 del Milan.

In questi giorni proprio Piatek ha annunciato che nella stagione 2019/2020 sarà lui a sfoggiare il numero 9, provando così a sfatare il tabù che si è abbattuto su tanti attaccanti rossoneri in questi anni. Il centravanti polacco è approdato al Milan nel mese di gennaio dopo aver disputato una prima parte di campionato a dir poco sorprendente con il Genoa, segnando ben 13 goal in appena 19 gare con il Grifone, ripetendosi in parte nella sfortunata annata alla quale è andata incontro la formazione rossonera, con la quale ha collezionato altre 9 reti in Serie A, alle quali se ne sono aggiunte altre 2 in Coppa Italia dopo le 6 marcature con il club ligure. Ed ora il 24enne nazionale polacco si appresta a vivere la sua prima stagione completa con il Diavolo rossonero, e per farlo ha scelto la maglia con il 9, quella che tradizionalmente dovrebbe indicare il cannoniere della squadra, ma che ormai al Milan è diventata una sorta di fardello troppo pesante da portare per chiunque. Infatti prima di Piatek sono stati ben 8 gli attaccanti che sono andati incontro a degli autentici fallimenti.

Prima di andare a scoprire quali sono stati i calciatori rimasti vittime della «maledizione del numero 9», rendiamo omaggio all’ultimo grande re dei bomber rossoneri. Filippo Inzaghi dal 2001 al 2012 con le sue reti ha contribuito a scrivere pagine indelebili del club (allora) di proprietà di Silvio Berlusconi. Infatti la carriera milanista dell’attaccante emiliano è costellata da 300 gettoni di presenza e 126 goal, con un palmarès che vanta 2 scudetti, 2 Supercoppe Italiane, una Coppa Italia, 2 Champions League, 2 Supercoppe Europee e una Coppa Intercontinentale. Dopodiché sulla casacca a strisce rossonere col 9 è piombata l’oscurità.

Gli sfortunati predecessori di Piatek: da Pato a Fernando Torres

Il primo «sfortunato» erede di Pippo Inzaghi è stato Pato. Notato dal Milan per velocità, capacità di movimento e fiuto del goal, venne acquistato dalla società rossonera nel 2007 dall’Internacional di Porto Alegre quando aveva appena 17 anni. Per questo motivo, prima di completare il suo tesseramento, la squadra lombarda dovette attendere il mese di gennaio quando il talento brasiliano divenne maggiorenne. Le prime due annate del «Papero» con la squadra meneghina furono piuttosto positive, e quando ormai sembrava pronto per spiccare il volo, una serie di problemi fisici cominciarono a condizionare pesantemente il suo rendimento. Dopo il ritiro di Inzaghi, nel 2012-2013 abbandonò la maglia con il numero 7 per indossare proprio la 9, ma i risultati furono a dir poco deludenti. Infatti già a gennaio salutò il Milan passando al Corinthians dopo aver messo insieme un bottino di 63 reti in 150 presenze, con la consapevolezza che, con un pizzico di fortuna in più, avrebbe potuto fare ancora meglio. Con il Diavolo rossonero ha vinto uno scudetto e una Supercoppa Italiana. Attualmente milita tra le fila del San Paolo.

Pato: il Papero del Milan.

Nel 2013 Alessandro Matri realizzò il suo grande sogno: dopo essere cresciuto nelle giovanili del Milan e aver conquistato (in tenera età) una Champions League e una Supercoppa Europea nel 2003, l’attaccante lombardo rientrò alla «casa madre». La società meneghina, infatti, decise di riacquistarlo perché il bomber aveva disputato delle ottime annate prima con il Cagliari e poi con la Juventus, vincendo anche 2 campionati con i bianconeri. Chiamato a sostituire l’infortunato Pazzini, Matri rimase vittima del tabù del numero 9: la sua esperienza si rivelò un autentico flop, con appena 15 gare giocate in Serie A con una sola marcatura, e a gennaio si consumò un divorzio anticipato con la cessione alla Fiorentina.

Un altro italiano provò a sfidare (invano) la sorte nel 2014-2015. Dopo aver detto addio a Fernando Torres, il Milan piombò su Mattia Destro, prendendolo in prestito dalla Roma a gennaio. La punta di Ascoli scelse il numero 9 lasciato vacante dal collega spagnolo prima di vivere un’avventura in rossonero tutt’altro che memorabile. Infatti il suo bilancio fu decisamente negativo, con 15 presenze in campionato e appena 3 reti. E così, dopo aver deluso a Roma (che dopo il rientro dal Milan lo avrebbe girato al Bologna), Destro nemmeno in Lombardia riuscì a sfoderare le bellissime prestazioni di cui si era reso protagonista con il Siena.

Mattia Destro con la maglia del Milan.

Sempre nel 2014-2015 il Milan presentò ai suoi tifosi uno di quei giocatori che solitamente sono capaci di infiammare le piazze. Fernando Torres era davvero un grande talento del calcio internazionale, con movenze e spunti da numero 10 uniti ad un fiuto del goal da bomber di razza. Peccato però che diversi infortuni ne abbiano limitato la carriera, infatti proprio con la società lombarda non riuscì mai ad esprimersi ai suoi livelli, anche a causa di un mancato feeling con l’ambiente. In appena 10 gare mise a segno soltanto una rete, e a gennaio fece le valige e tornò in Spagna, all’Atletico Madrid.

Il tabù del numero 9 milanista: da Luiz Adriano a Higuain

Il Milan proseguì nella ricerca di un nuovo bomber di razza, e nell’estate del 2015, mise gli occhi su Luiz Adriano, attaccante brasiliano dotato di ottima tecnica che in Ucraina, durante la sua militanza allo Shakhtar Donetsk aveva fatto incetta di trofei nazionali in otto anni, ottenendo 6 campionati, 4 coppe nazionali e 5 supercoppe. Ma nemmeno lui riuscì a lasciare il segno in Italia: appena 6 goal (di cui 4 in Serie A) con l’unica attenuante che giocava più distante dalla porta rispetto alle sue abitudini per lasciare maggiore spazio in area al collega di reparto Bacca. Al suo secondo anno a Milanello decise di rinunciare alla maglia numero 9 per scegliere la 7, ma nemmeno questo cambio «scaramantico» riuscì a giovargli, e così a gennaio se ne andò allo Spartak Mosca dove gioca tuttora. Con il Milan si è comunque aggiudicato una Supercoppa Italiana.

Luiz Adriano solo 6 goal con il Milan.

L’anno successivo la maglia numero 9 rossonera divenne di proprietà di un giovane attaccante che in Serie B aveva fatto faville con il Pescara. Stiamo parlando di Gianluca Lapadula, prelevato dalla squadra abruzzese per 9 milioni di euro più uno di bonus dopo aver raggiunto quota 30 goal in cadetteria. Un grande combattente l’attaccante torinese, ma ciò non gli bastò per affermarsi con la compagine milanese che, dopo 27 gettoni di presenza in campionato e 8 reti decise di cederlo al Genoa. Ora, invece, Lapadula è diventato un nuovo calciatore del Lecce.

Entriamo nella storia recente del Milan parlando di Andrè Silva. Giocatore dotato di movenze e dribbling da trequartista, è in grado di aprire in area di rigore degli spazi utili per i compagni di squadra per battere a rete. Prelevato nell’estate 2017 dal Porto per 38 milioni di euro, viene definito un gran colpo del calciomercato rossonero. Ma il numero 9 non risparmia nemmeno il talento portoghese, che nella sua avventura italiana ha collezionato 10 marcature (di cui ben 8 in Europa League) e poche prestazioni di livello assoluto. Girato in prestito al Siviglia la scorsa stagione, ora è tornato a Milanello agli ordini del nuovo tecnico Giampaolo, e chissà che accanto a Piatek (e con un numero di maglia diverso) Andrè Silva non possa finalmente esprimere tutto il suo talento anche in Serie A.

Andrè Silva è passato dal Porto al Milan.

L’ottavo attaccante del Milan rimasto imbrigliato nel tabù del numero 9 ha un nome a dir poco importante. Gonzalo Higuain è stato l’uomo dei record a Napoli, nonché il centravanti che ha dato il suo contribuito a due degli otto scudetti consecutivi vinti dalla Juventus. Lo scorso anno, quando la Vecchia Signora ha accolto tra le sue braccia Cristiano Ronaldo, ha deciso di disfarsi del Pipita, e così è subentrato il Milan che lo ha portato in Lombardia in prestito oneroso per 18 milioni di euro più un diritto di riscatto fissato a 36 milioni. Quando sembrava che finalmente il club rossonero avesse trovato l’uomo giusto per infrangere la maledizione perdurante fin dall’addio di Pippo Inzaghi, in realtà ci si è resi conto che nemmeno l’ex Real Madrid è riuscito ad avere la meglio sul destino. Il feeling tra Higuain e il Milan non è mai scoccato del tutto, dunque è stato inevitabile, dopo 22 gare complessive disputate, appena 8 goal messi a segno e un rigore fallito proprio contro la Juventus, arrivare alla rottura già nel gennaio 2019. L’attaccante sudamericano, infatti, è passato in prestito al Chelsea nella speranza di ritrovare se stesso agli ordini di Maurizio Sarri, ma nemmeno con colui che ai tempi del Napoli gli ha permesso di siglare il record assoluto di reti in Serie A (36) ha ritrovato il fiuto del goal dei giorni migliori. Per adesso è rientrato alla Juventus anche se non dovrebbe rimanervi a lungo, poiché i campioni d’Italia non avrebbero intenzione di puntare su di lui.

Higuain andrà alla Roma?