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Superbike, Mandalika: Toprak vince gara 2 ma è Bautista a festeggiare

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SBK: la Ducati Panigale è in crisi. Colpa delle gomme?

Il mondiale Superbike si rilassa un po’ prima del round di Assen, ma in quel di Bologna le acque sono agitate. La Ducati Panigale V4 sta diventando il caso della SBK, con una crisi di risultati inattesa. Il trionfo di Michael Ruben Rinaldi a Misano (in parte “rovinato” da Toprak Razatlioglu sono solo un palliativo di un’annata che rischia di diventare tragica. Classifica alla mano, Rinaldi paga 64 punti di svantaggio da Toprak, mentre Scott Redding ha un gap di 66 lunghezze. Cerchiamo di capire cosa non funziona su quella moto.

SBK: cosa non va sulla Ducati Panigale?

Continuiamo a dare qualche numero, per dare un’idea della situazione. Tra il 2020 ed il 2021, la Ducati Panigale ha collezionato 12 vittorie: sette con Redding, tre con Rinaldi e due con Chaz Davies. Solo nel 2019, Alvaro Bautista aveva portato il numero di trionfi a 16, macinando il rivale Jonathan Rea…almeno fino a quando non ha sciupato tutto cadendo di continuo! Ma resta il dato principale: in una sola stagione lo spagnolo ha vinto quattro manche in più rispetto a quanto fatto da tre piloti, sulla stessa moto, in una stagione e mezzo! Cosa si è rotto da quelle parti?

Il fattore P

Il primo indiziato per la decadenza della Ducati è la Pirelli. Sembra che la Panigale abbia una “finestra” di utilizzo piuttosto stretta, ed i piloti fanno fatica a sfruttare a dovere il grip delle coperture. Ma il vero problema pare sia la mescola più morbida di tutte, la SCX. Questo compound nasce originariamente per la Superpole Race, la gara di dieci giri che decide le prime tre file di gara 2. La SCX è riuscita talmente bene che molti piloti hanno cominciato ad usarla anche nelle gare lunghe, con ottimi risultati. Redding si è lamentato di questa cosa, perché lui la SCX non riesce a sfruttarla. “Sono troppo pesante per una gomma così soffice“, ha detto. L’inglese ha anche provato a farne vietare l’utilizzo al di fuori della “garetta”, ma senza riuscirci. Ma detta così, sembra che il problema sia più del pilota che della moto o delle gomme.

Ed ecco che subentra l’altro fattore, quello dei rider. Se ci pensiamo bene, nel 2019 Bautista faceva la differenza sui compagni di marca, staccandoli inesorabilmente. Dopo di lui non si è più verificata una cosa del genere. Sicuri che Gigi Dall’Igna abbia scelto i migliori per valorizzare il potenziale della Panigale? Redding ha del talento, ma appare fragile dal punto di vista psicologico. Rinaldi non ha ancora fatto vedere quanto vale veramente, Davies non si è mai adattato al V4, Tito Rabat si è perso. Manca il pilota di punta, colui il quale riesce a tirare fuori l’impossibile. Ed il mercato non offre grandi alternative, con i big già sistemati. Con queste premesse, è difficile pensare che la Ducati possa lottare per il mondiale con Yamaha e Kawasaki. A meno che qualcuno non tiri fuori il coniglio dal cilindro…


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