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Sfuggita ai Talebani ciclista afghana sogna le Olimpiadi

La storia di Masomah Ali Zada, ciclista afghana di 24 anni, inizia quando con un gruppo di giovani donne inizia entra a far parte della squadra nazionale di ciclismo del suo Paese. Un evento che desta curiosità, tanto da essere ripreso da un programma televisivo francese nel corso di un documentario sul coraggio degli atleti, dal titolo “Le piccole regine di Kabul”. In Afganistan il documentario ha però risvegliato sentimenti di ostruzionismo e una volta andato in onda ha dato il via ad una serie di azioni negative nei suoi confronti. La sua famiglie decide così di lasciare il Paese.

In loro soccorso arriva un avvocato francese, Patrick Communal, che decide di aiutare la famiglia ad entrare in terra francese dopo aver visto il documentario. Ci riesce attraverso un visto umanitario e presenta con successo una domanda di asilo. Nel 1997, quando aveva soltanto pochi mesi, Masomah e la sua famiglia furono costrette a lasciare il Paese. Nove anni più tardi, quando i talebani non erano più al potere, è tornata con la sua famiglia e ha iniziato ad avvicinarsi al ciclismo.

L’intervista

Intervistata dalla BBC, riferendosi ai Talebani, ha detto: “Loro non volevano accettare che le donne avessero il diritto di andare in bicicletta. Esistono ancora persone che pensano che sia loro responsabilità fermarci. Ritengono che non siamo un buon esempio per le altre ragazze”. Riguardo alla famiglia invece: “Quando ho iniziato a pedalare erano solo i miei genitori a saperlo – dice – I parenti mi vedevano e mi dicevano dove stai andando e io dicevo sempre bugie, ad esempio, dicendo che stavo imparando una lingua o facendo un test. Dovevamo sempre avere un gruppo di ragazzi che venissero a proteggerci, dovevamo stare in mezzo con la macchina del nostro allenatore a seguirci“.

In Francia ha vinto una borsa di studio olimpica per atleti rifugiati, con la quale riesce a finanziare i suoi studi. La ciclista afghana e il suo team, sono anche stati nominati per il Premio Nobel per la Pace.

I miei occhi potevano vedere il deserto e la mia pelle poteva sentire il vento. Quando ero in bici mi sentivo libera“.

Masomah ha infine espresso un concetto sul rispetto che vorrebbe per se e le sue colleghe: “Vorrei mostrare ai quei Paesi che per la prima volta vedono una donna velata che indossa una sciarpa su una moto, che è solo una nostra scelta e come tale dovrebbero rispettarla”.

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