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Sindrome compartimentale: la nuova piaga della MotoGP

I piloti della MotoGP stanno affrontando un nuovo incubo: la sindrome compartimentale. Questo disturbo, che provoca l’improvviso indurimento degli avambracci, sta colpendo un numero sempre maggiore di piloti della classe regina. Il caso più eclatante è stato quello di Fabio Quartararo, operato dopo aver sofferto allo scorso GP di Spagna. Nello stesso weekend, Aleix Espargaro ha a sua volta patito la sindrome, tanto da scappare a Barcellona dopo i test per farsi visitare. Ancor prima di loro, Jack Miller e Iker Lecuona si sono sottoposti ad intervento dopo il Qatar, per risolvere il problema. Ma come mai abbiamo così tanti piloti con problemi di arm pump? Una risposta ha provato a darla il dott. Riccardo Ceccarelli, responsabile della Formula Medicine. Nella sua rubrica su Motorsport.com, il medico dei piloti ha fatto il punto della situazione.


Quartararo: l’operazione è ok, rientro a Le Mans?


Che cos’è la sindrome compartimentale?

L’arm pump syndrome, meglio nota come sindrome compartimentale, è un problema che nasce dallo sforzo fisico. I muscoli degli avambracci sono avvolti da delle fasce anelastiche, delle “sacche” che li contengono e li mantengono in posizione attorno alle ossa. Quando gli avambracci sono sottoposti a continue sollecitazioni, i muscoli relativi si gonfiano, per il maggiore passaggio di sangue nei vasi. Le fasce, essendo anelastiche, non possono espandersi, impedendo ai muscoli di estendersi quanto vorrebbero. Alla lunga, questo provoca la costrizione dei vasi sanguigni. Il risultato è che il pilota sente dolore, e non muove più nemmeno la mano. In gergo, si dice che il braccio diventa…duro come una roccia!


Jack Miller sotto i ferri per sindrome compartimentale


Come si risolve l’arm pump syndrome? La soluzione più comune è l’intervento chirurgico. Il chirurgo apre delle “ferite” sulla sacca anelastica, per consentire ai muscoli di espandersi maggiormente. Ma l’operazione non è risolutoria, e spesso l’atleta deve tornare di nuovo sotto i ferri (è il caso di Quartararo, operato già una volta nel 2019). L’allenamento e l’impostazione in sella danno maggiori risultati: come sostiene il dott. Ceccarelli, ridurre lo sforzo del muscolo riduce la possibilità che esso possa comprimere il flusso del sangue. Ma non esiste una soluzione definitiva, e questo è un problema.

Perché così tanti casi in MotoGP?

A questo punto, viene una semplice domanda. Perché così tanti casi di sindrome compartimentale in MotoGP, per di più ravvicinati? Il dott. Ceccarelli non riesce a darsi una spiegazione. Una sua teoria è che le MotoGP, per qualche motivo, provochino un sovraccarico agli avambracci tale da far manifestare la sindrome. Il medico dei piloti ipotizza che potrebbe essere necessario cambiare la preparazione fisica, per adeguarla all’evoluzione tecnica delle moto. Un po’ com’e successo nelle auto, dove gli sviluppi e i miglioramenti dei mezzi hanno costretto i piloti a cambiare le loro abitudini.