Spadafora: si al professionismo nel calcio femminile

Il provvedimento dovrebbe rientrare nella riforma dello Sport

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Spadafora

Si dibatte ormai dai tempi del Mondiale 2019, da quando il calcio femminile è salito prepotentemente alla ribalta sulla possibilità o meno per le calciatrici di diventare professioniste. Sull’argomento è intervenuto anche il Ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora, che ai microfoni del TG3 ha rilasciato una dichiarazione che proietta il settore verso la conquista del pari diritto.

“Il presidente Gravina sta facendo un ottimo lavoro sul calcio femminile e io tra l’altro sto già lavorando a una richiesta importante: nella riforma dello sport, che sicuramente porteremo in approvazione entro l’estate, dobbiamo prevedere anche il professionismo femminile”, queste le sue parole. E’ quindi il capitano della Juventus Women e della Nazionale azzurra, Sara Gama, a portare la voce delle sue colleghe nel confronto con la Federazione che progetta le richieste di cui ha parlato il Ministro.

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Il calcio femminile chiede pari diritti e pari tutele rispetto ai colleghi maschi, sarà forse arrivato il momento di conquistarli? Anche il vicepresidente UEFA, Michele Uva, in precedenza durante un webinar , aveva parlato di un progetto mirato alla crescita del movimento femminile:

Come UEFA abbiamo investito 55 milioni di euro e vogliamo far arrivare le tesserate a 2 milioni e mezzo. Abbiamo aumentato i contributi per ogni Federazione, ma bisogna attendere perché quello che oggi investiamo vedrà i propri frutti fra 4-5 anni. Una cosa posso dirla però, questo periodo non ci farà togliere un solo euro al movimento femminile anche se la pandemia darà un impatto economico su tutti”.

E ancora sul professionismo: “È l’unico modo per far crescere questo movimento, non è corretto che un uomo sia professionista e la donna no. Non dico che debbano avere lo stesso stipendio, ma almeno le tutele sanitarie e i contributi previdenziali devono essere gli stessi, così come bisogna aiutarle nella vita post carriera. Questa è la via, ma ho paura che qualcuno stia tirando i remi in barca“.

Le preoccupazioni di Uva trovano ora il giusto interlocutore per cercare di raggiungere l’obiettivo che le nostre calciatrici inseguono

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