― Advertisement ―

spot_img

Superbike, Mandalika: Toprak vince gara 2 ma è Bautista a festeggiare

Il mondiale Superbike assegna il titolo 2022 in gara 2 a Mandalika. Alvaro Bautista voleva festeggiarlo vincendo la manche, ma nulla può contro Toprak...
HomeMotoriMotoGpSpielberg e la MotoGP: sicurezza relativa

Spielberg e la MotoGP: sicurezza relativa

Tre bandiere rosse in tre gare consecutive. È il triste record della pista dello Spielberg, che in quanto a sicurezza non è certamente ai primi posti della classifica della MotoGP. Ma dopo il GP di Stiria di domenica scorsa i piloti ne hanno avuto abbastanza. Il pericolosissimo incidente tra Dani Pedrosa e Lorenzo Savadori è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, con i rider che hanno criticato duramente il layout del tracciato.

Sicurezza in MotoGP: qual è il punto più pericoloso dello Spielberg?

Il Red Bull Ring ha mantenuto il vecchio layout dell’A1 Ring, inaugurato nel 1996 sulle ceneri del leggendario Österreichring. Con i lunghi rettilinei e staccate brusche, non è certamente un tracciato lento. Particolarmente insidiosa è la frenata e l’uscita di curva 3, posta all’indice dei piloti per la sua pericolosità. Qui nel 2020 è avvenuto lo spaventoso contatto tra Franco Morbidelli e Johann Zarco, con la Yamaha del “Morbido” che ha rischiato di centrare Valentino Rossi e Maverick Vinales. Quest’anno, nello stesso punto, Lorenzo Savadori ha centrato la moto di Dani Pedrosa, rimasta in mezzo alla pista dopo una scivolata. In entrambe le situazioni i piloti se la sono cavata con poco, ma per quanto ancora si sfiderà la buona sorte? “Questo tratto ha tre o quattro frenate selvagge. Il posto più pericoloso è la curva 3“, ha commentato a Motorsport-Total Valentino Rossi. “Con quei punti di frenata brusca, è pericoloso e anche difficile per i freni. Lo abbiamo visto a Maverick l’anno scorso. Quindi non è solo una cosa, sono molteplici fattori. Ma non so cosa possiamo fare“.

Sicurezza ancora più relativa allo Spielberg

Ancora più duro è il commento di Aleix Espargaro, il quale sostiene che non si debba correre sul tracciato di proprietà della Red Bull: “Due delle bandiere rosse erano lì a causa di incidenti su questa curva. È pericoloso, ma sembra che ci saranno aggiustamenti in futuro. Ma sì, le curve 1 e 3 sono punti critici – anche per Moto2. C’è stata una grave caduta alla curva 1 nel 2020“, afferma il catalano, citando il pericolosissimo episodio tra Hafizh Siyahrin e Enea Bastianini nella classe di mezzo. “Questo layout non è pensato per i piloti della MotoGP. Sì, possiamo correre qui. Ma tanto vale correre in città. Non è sicuro, questa è la realtà. Tre gare, tre bandiere rosse. Siamo stati fortunati tre volte, ma cosa è successo la quarta volta? Cosa sarebbe successo se Lorenzo avesse incontrato Dani qui al posto della KTM?”, chiede lo spagnolo ed è dispiaciuto. “Noi piloti non possiamo più farlo. Siamo tutti d’accordo su questo, il che è raro. Ma puoi vedere cosa è cambiato: niente“.


Paura in pista per Savadori: il pilota sarà operato


Quella chicane mancata

Dopo l’incidente tra Morbidelli e Zarco, i gestori del Red Bull Ring sono intervenuti per migliorare la sicurezza del tracciato. La barriera tra curva 2 e curva 3 è stata modificata, aggiungendo una parte che dovrebbe impedire alle moto di schizzare nel tratto successivo. Ma non basta: occorre un sistema per rallentare le moto, capaci qui di superare i 330 Km/h. Un’idea era quella d’inserire una chicane nel tratto incriminato, in modo da ridurre le velocità d’ingresso in curva 3. L’ipotesi era nelle mani dell’amministrazione del circuito, ma alla fine è rimasta nel cassetto. Andreas Meklau, ex pilota superbike e oggi direttore dell’impianto, ha spiegato che le modifiche sulle barriere erano sufficienti e che non serviva inserire una variante. Sarà, ma rallentare il tratto non sarebbe stato meglio?

Immagine in evidenza di Red Bull Content Pool, per gentile concessione