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Stadi vuoti: un anno tra luci e ombre

La stagione calcistica 2020/2021 dal punto di vista del campo è stato ricco di sorprese e di clamorosi dietrofront da parte delle squadre favorite. Basti pensare alla Serie A dove la corazzata Juventus dopo 9 anni di fila di vittorie in Italia ha dovuto lottare per un posto in Champions ottenuto all’ultima giornata. La squadra che invece ha alzato la Coppa è stata l’Inter di Conte che ha bloccato il Milan. Ma dall’altra parte la solitudine degli Stadi vuoti ha fatto molta tristezza.


Sì al pubblico allo stadio per gli Europei


Stadi vuoti: un anno pieno di emozioni

In questo anno è successo di tutto nei vari campionati, ma la cosa che non si credeva possibile era la vittoria del Chelsea in Champions League che invece è diventata realtà. Inoltre il Lille e l’Atletico Madrid che vincono il campionato all’ultima giornata, e per concludere è sempre uno spettacolo vedere il gioco espresso dal Manchester City e dal Bayer Monaco. Ci sono state lotte agguerrite e le squadre favorite hanno avuto una stagione discendente. in fondo non sempre si può vincere, quando mancano le motivazioni e la concentrazione giusta per superare gli obiettivi.

Stadi vuoti: un silenzio troppo malinconico

Quello che invece è successo fuori dal campo è stato il peggiore momento storico del Mondo moderno. Lo stadio che era la casa dei tifosi, dove il rumore e le voci scandivano il ritmo delle gare è diventato di colpo un luogo triste e spento. Un silenzio assordante e una scenografia inesistente hanno fatto soffrire chi ama questo sport. Nella memoria collettiva è rimasto indelebile il 19 febbraio 2020, il giorno di Atalanta-Valencia. Infatti è il giorno in cui siamo stati costretti a chiudere quello stadio come tutti gli stadi: ciò che succederà a Bergamo nelle settimane successive a quell’andata degli ottavi di finale di Champions League cambierà il punto di vista e le priorità e costringerà a imparare nuove nuove regole e i famosi “protocolli sanitari”.

Stadi: torneranno pieni come prima?

Nella prossima stagione gli stadi ci si augura che tornino pieni di voci e di sorrisi, pieni di incitamento per la propria squadra e di abbracci anche se sarà difficile. Tutto quello che sembrava ed era normalità oggi fa ancora paura come una semplice stretta di mano. Le mascherine sono diventate un rifugio e la distanza è stata la difesa per non ammalarsi. Ma con i vaccini si dovrà ritornare a questa bella normalità perché l’essere umano è un animale sociale e di un abbraccio si ha sempre bisogno. La pandemia ci ha costretto a un anno e mezzo di retrospettiva, di ricerca di un inizio che poi era il tentativo di trovare un senso a tutto questo. 

Calcio: quali sono i motivi del calo di interesse?

La stagione degli stadi chiusi e degli spalti deserti sta per finire finalmente e lo stadio è ancora il luogo della voce più che del microfono, dell’occhio più che della telecamera e dell’incontro tra le persone prima che un evento televisivo. Ma non si capisce la decisione di spostare la Supercoppa italiana in Arabia. Perché “il calcio del popolo” visto che si tratta di un trofeo Italiano non ha deciso di giocare in Italia?

In fondo è il troppo mercifico del Calcio diviso come una torta e dato in gestione a molte aziende che sta portando il disinteresse verso il Calcio non i tifosi che amano, sperano e soffrono con la loro squadra. I tifosi sono solo clienti da acquistare con pacchetti e offerte dell’ultimo minuto, con prezzi alti che non tutti si possono permettere. Sarebbe ora di ritornare ad un calcio più fruibile, dove il tanto decantato popolo può assistere con tranquillità alle partite della propria squadra del cuore.

Stadi vuoti: finalmente arrivano gli Europei

A Reggio Emilia c’erano 4mila persone ad assistere alla finale di Coppa Italia tra Juventus e Atalanta: normalmente il Mapei Stadium sarebbe stato un deserto ma è sembrato il Monumental. Stesso discorso per il Dragão di Porto che ha aperto a 16mila tifosi di Chelsea e Manchester City per la finale di Champiojns League. Ora è il turno degli Europei che ormai sono alle porte che avrà il pubblico sugli spalti. Dopo un anno e mezzo passato a misurare a occhio nudo il metro e ottanta di salvifica distanza come sarà tornare in un luogo pensato per avvicinarsi, per stringersi e per unire? Non vediamo l’ora di scoprirlo.

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