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Team Usa basket: tanti dubbi tra rinunce eccellenti e giovani in vista del Mondiale in Cina

È partito ufficialmente il percorso di avvicinamento del Team Usa di basket ai prossimi Mondiali in Cina che si disputeranno dal 31 agosto al 15 settembre. A Las Vegas la nazionale americana si è ritrovata in occasione del training camp, ma fin da subito sono emerse un bel po’ di perplessità per le convocazioni che hanno risentito profondamente delle rinunce di numerosi fuoriclasse della NBA, costringendo così i responsabili della squadra a puntare su una schiera di giovani talenti.

Nonostante ciò, Jerry Colangelo, il 79enne responsabile del progetto che già in passato è riuscito a risollevare le sorti del Team Usa dopo il flop delle Olimpiadi di Atene del 2004, per provare immediatamente a gettare acqua sul fuoco dei dubbi, ha assicurato che ci sarà da divertirsi. Accanto al veterano dirigente americano in questa nuova avventura ci sarà Gregg Popovich, ex campione del basket che per la prima volta rivestirà il ruolo di Commissario Tecnico, con l’obiettivo di rinverdire i fasti dei trionfi iridati del 2010 e 2014.

Jerry Colangelo crede nel Team Usa 2019.

Ad ogni modo, è piuttosto chiaro che il roster presentato al training camp non risponde appieno a quanto avevano in mente Colangelo e Popovich, i quali avevano pre-allertato ben 35 giocatori per preparare la Nazionale del basket americano in occasione del campionato del mondo cinese e delle successive Olimpiadi di Tokyo 2020. In queste settimane, infatti, i responsabili della compagine a stelle e strisce hanno dovuto incassare ben 30 rinunce, tra le quali si registrano i forfait di quasi tutti i fuoriclasse della NBA. L’elenco degli assenti è da brividi, se consideriamo che non ci saranno LeBron James, Steph Curry, James Harden e Kawhi Leonard. A costoro bisogna aggiungere gli infortunati Klay Thompson e Kevin Durant, mentre Julius Randle ha disertato la convocazione all’ultimo minuto per motivi familiari.

Team Usa all’insegna delle giovani leve, ma Colangelo crede nell’impresa

Analizzando l’elenco dei nomi che sono approdati al training camp, sia gli addetti ai lavori che i tifosi della nazionale di basket americana hanno manifestato diversi dubbi sulla reale competitività del roster. Invece i responsabili della compagine statunitense stanno cercando di infondere fiducia, con Colangelo che ha invitato a concentrarsi su coloro che hanno risposto alla convocazione e non su «chi dovrebbe esserci». Al contempo, il veterano dirigente non ha fatto alcun passo indietro su quello che dovrà essere il grande obiettivo del Team Usa: ottenere la vittoria ai Mondiali cinesi e conquistare la terza medaglia d’oro della sua storia costellata di successi.

In questa fase Popovich avrà a disposizione 16 cestisti tra cui il 17 agosto, dopo aver affrontato la Spagna in amichevole premondiale, dovrà selezionare i 12 atleti che potranno preparare le valigie per volare in Cina. Il Commissario Tecnico nel mese di giugno, quando aveva comunicato i nomi dei primi 20 convocati (dei quali in 9 poi hanno rinunciato) aveva rivelato che la scelta finale si sarebbe basata su tre componenti fondamentali: la capacità di adattarsi a regole e stile di gioco del basket Fiba, abilità nella difesa e nel tiro da tre e soprattutto la piena volontà e determinazione di far parte del gruppo.

Popovich: tanti dubbi sulla sua nazionale americana.

Il training camp ha consegnato a Popovich una nazionale con ben 7 elementi al di sotto dei 24 anni, ma ciò che maggiormente preoccupa gli appassionati è la scarsa esperienza di questo Team Usa, nel quale ci sono soltanto tre cestisti che hanno già alle spalle dei match disputati con la canotta a stelle e strisce, ossia Masom Plumlee (che ha conquistato la medaglia d’oro nel 2014), Harrison Barnes e Kyle Lowry (entrambi vincitori a Rio de Janeiro 2016). Queste incertezze però non sembrano albergare nella mente del tecnico che, sulla stessa lunghezza d’onda di Colangelo, si è detto sicuro che i suoi ragazzi sbarcheranno in Cina esclusivamente per andare a caccia del trionfo iridato.

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Del resto, solo una grande prestazione ai campionati del mondo (con conseguente medaglia d’oro) potrebbe spazzare via il peso dei «no di lusso» che il nuovo allenatore ha dovuto incassare, e in tal caso sarebbe d’uopo dare ragione sia a Popovich che a Colangelo i quali nelle dichiarazioni della vigilia stanno continuando a dare fiducia a questo giovane Team Usa che per loro ha tutte le carte in regola per salire sul tetto del mondo.