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Tokio Nuoto: i 5 nuotatori più quotati per la vittoria

Le Olimpiadi di Tokio per quanto riguarda il Nuoto vedranno come di consueto i nuotatori cimentarsi contro gli avversari ma anche con i propri limiti che proveranno a superare. Per alcuni sarà l’ultima sfida come per la “Divina” Pellegrini prima di dare una svolta alla sua vita mentre per altri sarà un riscatto per dimostrare di essere ancora i numeri Uno in assoluto. Conosciamo i cinque probabili atleti che potranno fare scorta di medaglie.


Kaylee McKeown: stabilisce un nuovo record Mondiale nel nuoto


Tokio Nuoto: l’Italia punta su Gabriele Detti

Gabriele Detti ha dimostrato di essere uno dei migliori nuotatori di fondo al mondo. Con gli 800 metri liberi aggiunti al programma olimpico, l’Italiano ha un altro evento per mostrare il suo talento. Detti ha vinto gli 800 ai Mondiali del 2017 ed è stato per anni un pilastro sui podi nei grandi raduni. È iniziato tutto nel 2012 quando si è qualificato per le Olimpiadi di Londra nei 1500 liberi, dove è arrivato 13 ed era solo l’inizio. Nel 2014 ha battuto il record europeo negli 800 ai Campionati Italiani. Ha poi conquistato il bronzo negli 800 e 1500 liberi agli Europei 2014 di Berlino, le sue prime medaglie internazionali.

Tokio Nuoto: il nuotatore Italiano potrebbe fare bene

Proprio mentre la sua carriera stava iniziando a decollare Detti ha dovuto trascorrere la maggior parte dell’anno successivo fuori dall’acqua mentre combatteva un’infezione del tratto urinario estremamente dolorosa saltando i Campionati del Mondo a Kazan in Russia. Questo ha reso l’anno successivo ancora più dolce. Detti si è qualificato per le Olimpiadi di Rio 2016 nei 400 e 1500 liberi, vincendo l’oro nei 400 liberi agli Europei. Ha vinto medaglie di bronzo sia nei 400 liberi (3:44.01) che nei 1500 liberi (14:40.86) a Rio. Non passò molto tempo prima che Detti tornasse sul gradino più alto del podio, vincendo gli 800 liberi ai Mondiali 2017 con un 7:40.77 e battendo i record italiani ed europei. Ha conquistato la medaglia di bronzo nei 400 liberi ai Campionati del mondo in vasca corta 2018 e di nuovo ai Mondiali in vasca lunga 2019 prima che la pandemia colpisse.

Tokio Nuoto: potrebbe vincere gli 800 l’atleta Italiano?

Ma con tutto il suo successo gli 800 sono ancora un mistero. I Giochi di Tokyo di quest’anno saranno la prima volta che gli uomini avranno gli 800 nel programma Olimpico dando a Detti la possibilità di essere un pioniere nell’evento. Di recente ha dimostrato di essere in buona forma nell’evento conquistando il terzo posto negli 800 agli Europei del 2021 (7:46.10), dietro all’ucraino Mykhaylo Romanchuk (7:42.61) e al connazionale Gregorio Paltrinieri (7:43.62). Quel trio sarà nella mischia per le medaglie a Tokyo. Detti è arrivato quarto anche nei 400 (3:46.07), ma non ha nuotato nei 1500 liberi. Con il focus di Detti sugli 800 il campione del mondo potrebbe entrare nella storia nella primissima gara Olimpica dell’evento sotto gli occhi di tutto il mondo.

Tokio Nuoto: la forza Australiana di Mitch Larkin

Quando la maggior parte del mondo ha incontrato Mitch Larkin alle Olimpiadi del 2016 è stato con il dorso dove il 22enne è entrato sul medagliere nell’evento dei 200 metri. Ma cinque anni dopo Larkin non parteciperà a quello che era considerato il suo evento distintivo optando invece per i 200 misti individuali. Per un programma maschile che ha vinto solo cinque medaglie individuali e tre staffette combinate alle ultime due Olimpiadi lo scambio di specialità è un altro momento degno di nota. Per Larkin questa decisione potrebbe portare a una seconda vittoria nella sua carriera.

Larkin: la lotta con i grandi campioni di nuoto

A Rio Larkin è quasi passato come un veterano nel dorso anche se aveva solo 22 anni. Ma il nativo del Queensland era circondato da una coppia di ventenni come Ryan Murphy e Xu Jiayu e il 19enne Evgeny Rylov. L’americano ha vinto l’oro quel giorno in 1:53.62 a meno del miglior tempo preolimpico di Larkin che ha preceduto Rylov per l’argento di 1 centesimo di secondo. Da quei Giochi Xu ha vinto i Campionati Mondiali consecutivi nei 100 back, un evento in cui Larkin è arrivato quarto a Rio (52,43), terzo a Gwangju (52,77) e il cui miglior tempo quest’anno è 53,04. Rylov ha rivendicato 200 titoli consecutivi. Murphy ha due argenti posteriori 200, un argento posteriore 100 e mantiene il record mondiale nei 100.

Tokio Nuoto: le difficoltà del nuotatore

Larkin era 15esimo nei 200 nel 2017 poi ai Mondiali 2019 ha optando invece per i 200 IM in cui è arrivato settimo in 1:57.32. Era ben diverso dal doppio indietro 100-200 che ha fatto nel 2015 ai Mondiali di Kazan. C’è un equilibrio per Larkin che poco prima dei Trials Australiani ha dichiarato che non avrebbe nuotato i 200 indietro. A metà giugno si è classificato secondo al mondo in quell’evento con un velocissimo 1:54.38 fissato proprio ad aprile agli Australian Swim Club Championships anche se non ha toccato il record personale stabilito nel 2015 a 1: 53.17 da un po’ di tempo. D’altra parte il suo 1:56.29 nei 200 IM di Trials del 16 giugno è stato il secondo più veloce al mondo e il suo miglior tempo del 2019 è 1:55.72, un record del Commonwealth e più veloce di chiunque altro abbia nuotato finora questo anno.

Tokio Nuoto: cosa ha detto Mitch Larkin?

“L’ho guardato per un certo numero di mesi ormai e non ho mai nuotato i 200 IM ai Giochi Olimpici il che mi dà molta eccitazione” ha detto Larkin prima di Trials. “È come tornare alle mie radici quando ho creato la mia prima squadra (Australiana) Junior nei 400 IM. Ci vorrà sicuramente tempo per essere competitivi nei 200 misti e penso che questo sia stato il fattore decisivo per la mia scelta visto che amo le sfide. Ma non è stata una decisione facile”. Larkin si è dilettato solo nei 200 IM a livello internazionale. Ha vinto l’argento nell’evento ai Campionati Pan Pacific 2018 e l’oro ai Giochi del Commonwealth 2018. Ma delle sue 28 medaglie nella competizione internazionale senior, quelle sono le uniche due a non aver ottenuto nel dorso (50, 100 e 200) o nelle staffette miste.

Tokio Nuoto: vuole vincere i 200 IM

Il lato positivo come ha detto Larkin sta nella considerazione del quadro più ampio. Con la profondità nel dorso Larkin può perseguire quella che sarebbe quasi inconcepibilmente la prima medaglia australiana nei 200 IM maschili risalente al programma olimpico nel 1968. Nessun uomo australiano ha vinto una medaglia IM dal bronzo di Rob Woodhouse nel 1984. C’è molta pressione da mettere sulle spalle di Larkin. Ma ormai è qualcosa che lui e la sua coorte di promettenti Australiani sono abituati a gestire.

Tokio 2020: i 200 stile libero danno sempre spettacolo

Ogni ciclo olimpico la 200 stile libero maschile è spesso indicata come una delle gare “da non perdere”. Nel 1988 tre detentori del record mondiale si sono allineati dietro i blocchi di Seoul solo che nessuno di loro ha vinto la medaglia d’oro. Nel 2000, l’olandese Pieter van den Hoogenband ha vinto sull’australiano Ian Thorpe di fronte al pubblico di Sydney, eguagliando il Record Mondiale della sera prima.

Thorpe: la sconfitta pesante contro Peter

Thorpe anche se solo 17 anni è stato visto come una forza imbattibile e nessuno si aspettava che perdesse davanti al pubblico di casa ma Hoogie lo ha battuto lasciando la folla stordita. Quattro anni dopo ad Atene è successo di tutto. Mettete un Michael Phelps di 19 anni che voleva sfidare due leggende viventi di questo sport e avete quella che è stata soprannominata “la gara del secolo”. Thorpe alla fine ha ottenuto la sua rivincita in quella gara mentre Phelps ha continuato a dominare quattro anni dopo nel 2008.

Tokio Nuoto: la Grinta di Katsuhiro Matsumoto

La stella giapponese Katsuhiro Matsumoto non ha fatto il suo debutto senior fino ai Mondiali 2017 dove il ventenne è arrivato 27 nei 200 liberi. Ha nuotato in due finali in staffetta dove ha acquisito una preziosa esperienza correndo a livello mondiale. Un mese dopo è stato alle Universiadi estive del 2017 dove ha avuto un’altra deludente prestazione individuale nei 200 liberi: un 19 posto e nessuna seconda nuotata. Ma Matsumoto si è ripreso in seguito per guidare il Giappone a una medaglia d’oro nella staffetta libera 4×200 a quei Giochi ed è tornato a casa con la sua prima medaglia internazionale.

Tokio Nuoto: il primo podio di Matsumoto

Un anno dopo Matsumoto è salito per la prima volta sul podio internazionale individualmente accettando la medaglia di bronzo nei 200 ai Pan Pacs 2018 nel suo paese d’origine per il suo 1:45.92, che lo ha portato al nono posto nel mondo quell’anno. Dieci giorni dopo ai Giochi Asiatici ha vinto l’argento nei 200 liberi e l’oro nelle staffette 4×100 e 4×200 libere. Quell’esperienza internazionale lo ha aiutato a sfondare nel 2019 dove ha vinto la medaglia d’argento nei 200 liberi ai Mondiali di Gwangju, stabilendo un record nazionale in 1:45.22.

Tokio Nuoto: è davvero il favorito nei 200 Katsuhiro Matsumoto?

In vista dei Giochi originali del 2020 i 200 sembravano essere in palio a causa della sospensione di otto anni del campione del mondo in carica Sun Yang lasciando Matsumoto e Danas Rapsys (che hanno toccato per primi in quella finale dei 200 liberi nel 2019 prima essere squalificato) come i logici nuovi favoriti. Il 5 aprile Matsumoto ha abbassato il suo record giapponese a 1:44.65 per guidare brevemente la classifica mondiale nell’evento per due settimane fino a quando Duncan Scott (1:44.47) e Tom Dean (1:44.58) sono andati più veloci ai British Nationals. Matsumoto si è anche qualificato per nuotare nei 100 stile libero e quest’anno si è dilettato nei 400, ma è stato all-in nei 200 stile libero per le Olimpiadi di casa.

Matsumoto: alla fine vincerà una medaglia?

I suoi sforzi per i 200 trasformeranno Matsumoto nella prima Medaglia D’oro maschile nel freestyle dal 1936? Le Olimpiadi casalinghe hanno dato una spinta agli atleti della nazione ospitante e la ricca storia del Giappone in piscina sarà sicuramente in mostra a Tokyo. In una gara così tattica e aperta come la 200, questo potrebbe essere il momento perfetto per Matsumoto.

Tokio 2020: il riscatto di Kaylee McKeown

Chiunque pratichi questo sport comprende la natura estenuante dell’allenamento in acqua, in palestra ma soprattutto nella mente. Ma non importa quanto difficili possano essere le sessioni da un giorno all’altro, Kaylee McKeown riconosce quanto siano poco dure rispetto alla lotta che suo padre Sholto aveva intrapreso contro il cancro al cervello. Ad agosto sarà già anno da quando il padre di McKeown ha perso la sua battaglia contro il glioblastoma e la sua vita si è fermata a 53 anni. Ora McKeown si sta dirigendo verso i Giochi Olimpici ritardati dalla pandemia con suo padre come ispirazione e con la consapevolezza che il patriarca della sua famiglia gli abbia trasmesso una mentalità forte. Sulla strada per Tokyo e sotto la guida dell’allenatore Chris Mooney McKeown vede l’importanza di cogliere l’attimo e combattere fino alla fine.

McKeown: cosa ha detto la nuotatrice Australiana del padre?

“Papà ci è stato portato via troppo presto da qualcosa di così crudele”, ha detto McKeown al momento della morte di suo padre. “Ma l’amore, i ricordi e le risate saranno per sempre custoditi nei nostri cuori. Era così incredibilmente forte e voleva sfidare le avversità che si accumulavano contro di lui. Senza tempo da perdere ci siamo allacciati per un viaggio infernale e ci siamo tenuti per mano a ogni passo. I cieli sopra hanno guadagnato un altro bellissimo angelo che veglia su di noi”. Da quando il Covid è emerso e ha premuto il pulsante di pausa sui Giochi Olimpici del 2020, gli atleti di tutto il mondo hanno risposto in modo diverso nei loro ritorni in acqua. Alcuni hanno un aspetto forte. Altri devono ancora ritrovare la forma pre-pandemia. Altri ancora galleggiano da qualche parte nel mezzo. McKeown invece è tra le migliori nuotatrici.

Tokio 2020: quando ha vinto l’ultima volta McKeown?

Entrando nell’estate olimpica il più grande successo internazionale di McKeown è la medaglia d’argento che ha vinto nei 200 metri dorso ai Campionati del Mondo 2019. Ma quando Tokyo si chiuderà c’è la possibilità che la quasi ventenne che compirà gli anni il 12 Luglio possieda una manciata di medaglie dal più grande palcoscenico che il suo sport ha da offrire. A quanto pare ad ogni tappa prima delle prove Olimpiche Australiane dal 12 al 17 giugno McKeown era in modalità allenamento per Tokio. Nei 100 dorso al Sydney Open ha mancato di poco il record del mondo con uno standard del Commonwealth di 57,63. Ci sono stati 2:04 marcatori nei 200 dorso. 

Tokio 2020: ha buone possibilità di vincere l’Australiana?

E nei 200 misti individuali McKeown è stata sub-2:09 per guadagnare lo status di contendente del podio per i Giochi. (Mentre SW stava per andare in stampa, McKeown stabilì un record mondiale alle prove olimpiche australiane con 57.45 nei 100 e vinse i 200 in 2:04.28 e 200 IM in 2:08.19.) In un’epoca in cui le donne australiane non mancano di starpower grazie alla presenza di Cate Campbell ed Emma McKeon si può sostenere che la seconda abbia il potenziale per i più grandi fuochi d’artificio di Tokyo. Con un notevole slancio alle spalle McKeown potrebbe essere una forza dirompente per il battaglione di dorso degli Stati Uniti, un’unità alimentata da Regan Smith.

McKeown: l’Australiana vuole vincere per suo padre

Anche McKeown ha la possibilità di fare la storia del suo paese. Nonostante la grandezza di lunga data dell’Australia in piscina, nessuna donna australiana ha mai vinto l’oro ai Giochi Olimpici in un evento di dorso. Il più vicino a cui è arrivato sono le medaglie d’argento di Bonnie Mealing (1932) ed Emily Seebohm (2012) nei 100 dorso. Dal suo programma individuale al ruolo che interpreterà nella staffetta australiana, McKeown ha l’opportunità di emergere dai Giochi di Tokyo come una star globale. E mentre persegue quel successo, non c’è dubbio che avrà il supporto dall’alto.

Tokio 2020: la bravura di Kristof Milak

L’Ungheria sa un paio di cose su come produrre grandi risultati in piscina. Dai tempi della superstar originale Alfred Hajos all’eccellenza moderna di Krisztina Egerszegi e Tamas Darnyi, l’Ungheria è orgogliosa della sua ricca tradizione in questo sport. E ora mentre i Giochi Olimpici inizieranno a Tokyo dopo un anno di ritardo a causa della pandemia Kristof Milak è l’ultimo ungherese a portare la bandiera della sua nazione.

Milak: un nuotatore tenace

Milak è stato apparentemente destinato alla grandezza e il suo talento riconosciuto in tenera età ha generato grandi aspettative. Mentre i titoli olimpici Mondiali junior e giovanili si evidenziano sul suo curriculum è stata la medaglia d’argento nei 100 farfalla a 17 anni ai Campionati del mondo 2017 dietro all’americano Caeleb Dressel che lo ha consacrato dimostrando che sarebbe stato pericoloso per gli avversari. E da quel giorno che è arrivato dalla sua città natale Budapest Milak non ha mai mollato.

Milak: in quale gara sarà presente?

In questi giorni Milak è meglio conosciuto per la sua abilità nei 200 farfalla probabilmente l’evento più estenuante di questo sport. In una disciplina in cui ogni colpo toglie energia al corpo e il cervello implora che il muro appaia ma Milak può rimanere potente e respingere tutte le ansie. Questa capacità non è mai stata più evidente che ai Campionati del mondo 2019 a Gwangju, in Corea del Sud. In rotta verso un record mondiale di 1:50.73, Milak ha portato a casa in 29.16, una divisione che è stata di un secondo più veloce degli altri sette finalisti. E quella tappa finale è arrivata dopo che Milak ha premuto i primi 150 metri per costruire un vantaggio insormontabile. La medaglia d’argento in quella gara il giapponese Daiya Seto terminò in 1:53.86 più di tre secondi avanti.

Milak: la sua cavalcata vincente nei 200 metri farfalla

Quello che sta facendo Milak nei 200 farfalla è paragonabile al dominio che il britannico Adam Peaty ha mostrato nei 100 rana ea quello che ha goduto l’americana Katie Ledecky nelle gare di freestyle a distanza. Semplicemente sta correndo nel suo regno, la sua competizione principale. Dirigendosi verso i Giochi di Tokyo Milak possiede i tre tempi più veloci della storia con il suo record mondiale di Gwangju con 78 centesimi di vantaggio dal record di carriera di Michael Phelps di 1:51.51 che è stato il record mondiale per un decennio.

Milak: riuscirà a superare i suoi limiti?

Non è assurdo ipotizzare che Milak possa minacciare la barriera dell’1:50 alle Olimpiadi, soglia difficile da digerire. Esiste qualche problema per quello che sta inseguendo Milak? Phelps è l’unico altro atleta ad eclissare la barriera di 1:52 nei 200 fly e quella performance è stata consegnata nel 2009 durante l’era della tuta tecnica. Per quanto i 200 farfalle siano l’evento principale di Milak ha recentemente conquistato il titolo europeo nei 100 farfalle e il suo tempo di 50.18 lo ha reso il numero 4 nella storia. Inoltre si è affermato come uno dei migliori nuotatori mondiali nei 200 stile libero, con una medaglia olimpica a portata di mano. Semplicemente Milak continua a svilupparsi in una forza multidimensionale.

Milak: un Ungherese caparbio

Quando si parla di grandi dello sport non sarebbe una sorpresa se il nome di Kristof Milak facesse parte della conversazione. Dopotutto è diretto in quella direzione e sta migliorando ulteriormente l’eccellenza acquatica della sua nazione. Insomma in queste Olimpiadi di Tokio ci saranno delle sfide epiche tutte da seguire per emozionarsi e provare a lasciare andare tutte le negatività di un anno particolare.

Pagina Twitter Tokio: https://twitter.com/jjootokio2020