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“C’erano una volta le bandiere”: ESPN pubblica i 10 trasferimenti più controversi della storia

Telefonate, mail, trattative, soldi, corse contro il tempo e ancora soldi: questo in sintesi rappresenta la campagna trasferimenti nel calcio. Nella stagione estiva la temperatura climatica non è l’unica ad andare in fermento, ma anche quella di calciatori, presidenti, procuratori e soprattutto tifosi.

I quattro mesi circa l’anno dedicati al calciomercato sono quel momento in cui tutti mettono per un attimo da parte i risultati, puntando al costante miglioramento. Una fase idilliaca, con sogni nel cassetto mai svelati e tentativi di accaparrarsi un campione o una nuova promessa falliti.

È quel periodo nel quale i sostenitori delle diverse fazioni sperano nell’acquisto del loro idolo fin da bambini. Così come ogni cosa bella e avvincente, anche i trasferimenti sanno essere avvolte crudeli, andando ben oltre anche l’aspetto economico.

“Per me, la cosa peggiore della morte è il tradimento” diceva Malcom X: ecco, anche con le dovute proporzioni, nel calcio ci sono stati legami d’amore così forti che hanno finito col distruggersi.

L’emittente americana ESPN ha infatti pubblicato i dieci trasferimenti più controversi della storia calcistica. Tutti quegli avvicendamenti che hanno suscitato rabbia, malcontento e dato adito a tutti gli svariati motivi elencati in precedenza, vera e proprie manifestazioni di ‘alto tradimento’.

Nella lista ci sono diverse operazioni andate in porto tra società rivali, a volte addirittura anche negli gli stessi confini cittadini. Trasferimenti che non sono andati affatto giù tutt’oggi ai tifosi, che hanno visto una loro bandiera parteggiare per gli storici ‘nemici’.

In questa classifica c’è anche un pò d’Italia, anche se nella storia del nostro calcio ci sono tanti cambi di casacca che possono essere definiti ‘controversi’. Un nome su tutti quello è di Ronaldo il Fenomeno, passato da una sponda all’altra del naviglio nel 2007. I tifosi dell’Inter non digerirono la sua scelta, riservandogli un trattamento da ‘traditore’ in vista del derby: ogni seggiolino aveva il proprio fischietto.

L’ex Pallone d’Oro non sentì affatto la pressione e fece ciò che gli riusciva meglio, ovvero segnare. Per fortuna dei supporters della Beneamata l’esito di quella stracittadina pendette comunque dalla loro parte.

Possiamo fare tantissimi altri esempi su trasferimenti di questo genere in Serie A: da Ibrahimovic (dalla Juventus all’Inter) fino al più fresco Gonzalo Higuain (dal Napoli alla Juventus).

Ecco la la classifica dei dieci trasferimenti più controversi della storia del calcio secondo ESPN:

10. John Obi Mikel (dal Manchester United al Chelsea)

Alla base del trasferimento del nigeriano a Stamford Bridge uno scontro burocratico. Infatti entrambe le società sostenevano di aver firmato un contratto con il calciatore. La FIFA diede l’ultima parola al buon John, che si accasò ai Blues. “Ero molto confuso, nonché ancora un ragazzino”. Queste le parole postume di Obi Mikel.

9. Carlos Tevez (dal Manchester United al City)

Nel 2009 l’Apache decise di spostarsi di qualche isolato nella città di Manchester per accettare la corte del City, nuova frontiera del calcio inglese sponsorizzata da uno sceicco emiro. Nell’occasione ad essere più infastidito dalla vicenda fu Sir Alex Ferguson in persona, che colpevolizzò i ‘cugini’, rei di aver contattato l’argentino irregolarmente (“piccolo club e piccola mentalità”).

8. John Robertson (dal Nottingham Forest al Derby County)

Questo trasferimento mise probabilmente fine alla dinastia dei magici Forest. Nel 1982 lo storico tecnico Peter Taylor lasciò la panchina della squadra del proprietario Brian Clough per gestire i loro rivali della Contea di Derby. Come se non bastasse, pochi mesi dopo convinse la stella della squadra John Robertson ad intraprendere lo stesso percorso. Il tutto all’insaputa del Presidente, che augurò addirittura la morte all’ex amico.

7. Robin Van Persie (dall’Arsenal al Manchester United)

L’Arsenal post finale di Champions di Parigi stava pian piano perdendo il suo prestigio, nonché negli anni tutti i migliori giocatori, che cercavano fortuna in altri lidi. L’ultimo tra questi fu Robin Van Persie, che andò al più blasonato Manchester United per vincere il titolo. “Ascolto sempre il ragazzino che è dentro di me – disse l’olandese – e quel ragazzino ora esulta per lo United“. Pochi mesi dopo Van Persie coronò il suo sogno di vincere il campionato, contribuendo con 26 gol.

6. Ashley Cole (dall’Arsenal al Chelsea)

Gli stessi motivi elencati poco sopra sono anche la causa del passaggio di Ashley Cole dall’Arsenal al Chelsea. Solo che in questo caso ci fu una vera e propria burrasca. Siamo nel 2005, il tecnico dei Blues José Mourinho incontrò il terzino inglese dell’Arsenal in un ristorante di Londra per convincerlo ad entrare nel suo team. Un approccio che fu dichiarato ‘illegale’ e comportò una salata multa per ambo le parti. Ashley Cole visse un anno da separato in casa con l’Arsenal prima di passare sull’altra sponda di Londra in uno scambio con Gallas.

5. Johan Cruijff (dall’Ajax al Feyenoord)

Anche il padre fondatore del ‘calcio totale’ in questa speciale classifica di traditori del pallone. L’Olandese Volante preferì giocare al Feyenoord l’ultima stagione della sua carriera (1983/1984) perché il club della sua vita – l’Ajax ndr – decise di non rinnovargli il contratto. “Volevo sradicare la mia rabbia contro l’Ajax tramite il Feyenoord, per avermi buttato fuori come la spazzatura”. Queste le parole di Cruijff comparse nella sua autobiografia.

4. Roberto Baggio (dalla Fiorentina alla Juventus)

Eccoci al capitolo Italia; il trasferimento in questione è quello di Roberto Baggio dalla Fiorentina alla Juventus nel 1990. In questo frangente la questione è lunga e controversa, creando malumori da ambo le parti.

Il primo a finire sotto l’occhio del ciclone fu il Presidente viola Flavio Pontello, reo di aver ceduto il ‘Divin Codino’ ai rivali per una modica cifra. Il suo ufficio fu preso d’assalto, tant’è che fu costretto a rifugiarsi all’interno dell’Artemio Franchi. Il tutto si risolse con 9 arresti e 50 feriti. Quando le due squadre si sono affrontate poi nella stagione successiva, lo stesso Baggio rifiutò di battere un calcio di rigore (a sua detta il portiere della Fiorentina Mareggini lo conosceva troppo bene).

Quella sfida fu vinta dalla società gigliata, ma ad essere ricordata fu soprattutto l’uscita dal campo di Baggio. Al momento della sostituzione, dagli spalti arrivò una sciarpa della Fiorentina. Roberto Baggio la raccolse, la mise al collo e urlò: “Il mio cuore è viola”.

Il giorno dopo 300 tifosi juventini si presentarono ai campi d’allenamento per mostrare la loro disapprovazione.

3. Sol Campbell (dal Tottenham all’Arsenal)

L’ex nazionale inglese è definito il più ‘grande traditore’ della storia del calcio d’oltremanica. Infatti nel 2001, dopo dodici anni trascorsi con la casacca degli Spurs, Campbell firmò con gli acerrimi rivali cittadini dell’Arsenal.

2. Luis Figo (dal Barcellona al Real Madrid)

Più che un tradimento, il transfer con protagonista Luis Figo è un vero e proprio pasticcio politico. Nel 2000, un’ancora semi-sconosciuto Florentino Perez si presentò alle urne per diventare Presidente del Real Madrid. Le sue chance di vittoria erano esigue, quindi ricorse ad un trucchetto che si rivelò vincente.

Offrì quindi al giocatore più rappresentativo dei rivali del Barcellona quasi due milioni di euro, soldi che il portoghese avrebbe tenuto in caso di non successo di Florentino. Soldi all’apparenza facili, ma in caso di vittoria Luis Figo sarebbe diventato il colpo ad affetto del nuovo Real Madrid, a meno che non avesse voluto pagare una multa da 19 milioni. Credo che capiate un pò tutti come poi andò a finire.

I tifosi del Barcellona non presero affatto bene questo giochino di potere, riservando a Figo un trattamento da ‘traditore’. Al Camp Nou gli lanciarono qualsiasi tipo di oggetto, compresa la famosa testa di maiale.

1. Mo Johnston (dal Nantes ai Glasgow Rangers )

Dal piano politico a quello religioso. Al primo posto di questa speciale classifica stilata da ESPN, c’è un trasferimento che forse non tutti conoscono, ma che ha avuto una valenza importante nel calcio scozzese.

Protagonista della vicenda è Mo Johnston, che nel 1989 dopo due anni in Francia ritornò a casa a Celtic Park. Conferenza stampa e foto di rito fuori il celebre impianto, più tutte le parole al miele per il club calcistico che gli ha dato i natali.

Fin qui tutto ok, ma sorge un problema: dopo essere scomparso per qualche settimana, si ripresenta a Glasgow con una sciarpa azzurra e con in mano un contratto firmato con i rivali cittadini dei Rangers.

I tifosi del Celtic vedono tutto ciò come una profonda offesa, ma neanche dall’altra parte della capitale scozzese sono granché contenti. Infatti Mo Johnston diventò il primo calciatore apertamente cattolico a giocare per i Rangers. È risaputo l’enorme peso culturale che ciò assume nei paese anglosassoni.

Secondo il libro “Old Firm” di Bill Murray, il magazziniere dei Rangers si sarebbe rifiutato di sistemare il kit da gioco di Johnston fin quando non avesse segnato nel derby. Di gol ne fece tre: uno di questi gli costò anche una torta in pieno volto arrivata dagli spalti dell’Ibrox. Vissero tutti infelici e scontenti.

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