Con una prova autorevole l’australiana batte Svitolina in due set portando a casa titolo e primato in classifica nel 2019
WTA Finals, Shenzhen (Cina) – cemento indoor
[1] A. Barty b. [8] E. Svitolina 6-4, 6-3
L’anno tennistico nel circuito femminile si chiude nel segno della più forte del 2019: Ashleigh Barty vince le WTA Finals per la prima volta in carriera e consolida il primato nel Ranking WTA.
Una vera e propria ciliegina sulla torta per l’australiana, che già nel corso di questa annata aveva portato a casa il primo titolo Slam sulla terra del Roland Garros.
Per molti la 23enne di Ipswich rappresentava una vera e propria meteora, ma nel corso delle settimane si è dimostrata un’autentica certezza, pronta a splendere anche nelle prossime stagioni.
Un modo di giocare quasi innovativo per il tennis femminile contemporaneo, che ci riporta indietro di almeno un decennio: alternanza perfetta tra dritto e rovescio, provando a più riprese anche le discese a rete.
Uno stile di gioco molto vario che l’ha consacrata a pieno regime come primatista di questo anno solare. Per centrare quest’altra immane impresa alle WTA Finals – giocate quest’anno per la prima volta in Cina, a Shenzhen – l’australiana doveva togliersi di dosso un fardello chiamato Elina Svitolina, nonché campionessa uscente.
L’ucraina è infatti la bestia nera di Barty, con cinque successi in altrettanti precedenti. Ma qui a Shenzhen la posta in gioco era troppo alta, e quando sente l’odore di grande occasione l’australiana difficilmente sbaglia.
Nonostante il risultato paia dire il contrario, il match è stato spettacolare e carico di adrenalina. I primi game sono piacevoli, con una grande solidità al servizio da ambo le parti.
Al gioco variegato e pieno di cambi di ritmo di Barty, Svitolina risponde con legnate da fondo campo e tanta corsa. Tuttavia negli scambi lunghi a pagare quasi sempre dazio è la tennista di Odessa.
Nonostante ciò Elina si fionda su ogni palla, vuole combattere in ogni punto, e per poco questo suo grande spirito di abnegazione non finisce per premiarla.
Al nono gioco sciupa una palla break, anche se nella circostanza è stata molto brava la sua avversaria con il rovescio slice. Come si direbbe nel calcio, gol mancato gol subito: nel game successivo Svitolina fatica a mettere prime in campo, regalando diversi set point.
Il terzo è quello buono per Barty grazie ad una gran risposta su una seconda un pò morbida.
Il canovaccio della partita per sommi tratti non cambia neanche nel secondo parziale. Tuttavia Svitolina si fa più aggressiva: l’ucraina comincia ad anticipare le giocate della sua avversaria venendo spesso a rete.
Questo stravolgimento tattico inizialmente paga, poiché il primo break del set è il suo. Per sua sfortuna Ashleigh non abbassa il livello del suo gioco, anzi. Le fiammate da una parte e dall’altra sono tante, il pubblico cinese è in estasi, le due finaliste se le danno di santa ragione.
Insomma un degno copione per l’ultima finale dell’anno. A questo punto le due ragazze cominciano ad essere un pò stanche e ad inserire una marcia leggermente più bassa.
La conseguenza è un susseguirsi di break, anche se lo spettacolo e la tensione non calano d’intensità. Barty si porta leggermente avanti, ma un’esausta Svitolina conferma le sue doti da combattente e resta in scia.
Il gioco decisivo è l’ottavo: Svitolina fatica sulla seconda ed incappa in una serie di gratuiti. Barty ringrazia e va a servire per il match, portando poi a casa le WTA Finals dopo un’ora e mezza circa di grande battaglia con il punteggio di 6-3, 6-4.
Due grandi tenniste agli antipodi per modo di giocare: oggi più che mai a fare la differenza non sono state le percentuali ma il numero dei vincenti e degli errori gratuiti.
Ovviamente il tutto è a favore di Ashleigh Barty, d’altronde non si è n.1 per caso.