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9 maggio 1990, la Sampdoria conquista la Coppa delle Coppe: il ricordo del capitano Luca Pellegrini

La notte del 9 maggio 1990 rimarrà per sempre scolpita nei cuori dei tifosi blucerchiati. La Sampdoria , dell’ allora Presidente Paolo Mantovani, conquista la Coppa delle Coppe, primo ed unico trofeo internazionale della sua storia battendo in finale a Goteborg i belgi dell’Anderlecht grazie alla doppietta di Vialli nei tempi supplementari.

A distanza di trent’anni, il capitano di quella squadra, Luca Pellegrini, ha voluto ricordare le emozioni di quel giorno al quotidiano genovese Il Secolo XIX: “Per quella finale rappresentava la rinascita, dopo una stagione tribolata per guai muscolari che mi avevano costretto a saltare le sfide dei quarti con il Grassophers e la semifinale di andata contro il Monaco. E mello stesso tempo una rivimcita sull’anno precedente, il Ko di Berna contro il Barcellona. Se sei intelligente aiutano piu a ctescere le sconfitte che le vittorie. Il nostro era stato un percorso di crescita e non di programmazione, come aveva confermato il nostro ds Borea. Eravamo partiti per Goteborg con rabbia e consapevolezza. Io avrei sputato sangue per vincere, perché questa volta, all’aeroporto di Genova, avrei voluto trovate i nostri tifosi”.

Una finale che si è poi rivelata a senso unico: “L’avevamo preparata bene. Sapevamo che gli attaccanti dell’Anderlecht erano pericolosi in contropiede e non gli abbiamo concesso spazi. Penso anche con il trio Pellegrini- Wierchowood- Mannini-, se stavamo bene fisicamente, non ce ne fosse per nessuno. Avremmo potuto fare la difesa a 3 gia a quei tempi. E in.porta c’era Pagliuca. Una volta consolidata la difesa, bastava solo fare gol e la’ davanti non eravamo messi male”.

Il match si potrasse ai tempi supplementari, ma per il capitano non c’erano timori di perdere: “No. Eravamo un gruppo all’apice della sua forza. Gli ingrssi di Lombardo e Katanec (per Invernizzi e Katanec) avevano avuto un peso. Quella era la classica partita che Fausto quando entrava la “spaccava”. Avevamo la superiorità territoriale, le distanze etano molto corte, e uno come lui era un moto perpetuo. Si faceca trovate sempre libero al momento guusto. Quanto ad Attilio (Lombardo) efa devastante in velocità. Il nostro compito era di liberargli la fascia, gli lasciavi il vuoto davanti dove luo buttava la palla e arrivava sempre primo per prenderla”.

E poi via con i ricordi speciali: “Ricordo il Ds Borea che quando sale sull’aereo e vede vicino a lui Nassi, suo predecessore e “anima nera”, decide di non partire e resta a Genova. Ricordo un’entrataccia di Grun al mio polpaccio destro di cui ancora porto il segno. Il belga anche quando l’ho affrontato in Serie A era particolarmente cattivo con . Sembrava qualcosa di personale. Quella Coppa mi ha lasciato un marchio. Ricordo i nostri 7.000 sostenitori che coloravano lo stadio di blucerchiato e non smettevano.mai di cantare. E ricordo Paolo Mantovani che, appena atterrati, con i tifosi fuori ad aspettarci, mi tocca la spalla e mi dice” esci tu per primo dall’aereo con la Coppa”. C’era una storia dietro….quando vincemmo con il Napoli la terza Coppa Italia il capitano ero io, ma lui mi chiese per favore di far alzare il trofeo a Vierchowood che aveva appena rifiutato di andare alla Juventus. Non se ne era dimenticato. Per questo non fu il Presidente il primo a sbucare fuori dall’aereo con la Coppa ma io. Poi arrivarono lo scudetto e la mia cessione al Verona. Dopo undici anni di Sampdoria, sono andato via nell’anonimato. Ma questa è un’altra storia…..