Non è ancora arrivato in MotoGP, ma Darryn Binder ha già gli occhi del paddock puntati addosso. Il sudafricano nel 2022 passerà dalla Moto3 alla classe regina, una mossa già tentata in passato da Jack Miller. Ma con una differenza: al contrario di “Thriller”, Darryn non ha ancora dimostrato il suo valore. Ma quello che preoccupa di più è la sua condotta in pista, spesso al di sopra delle righe. L’ultima goccia è stata la settimana scorsa a Portiamo, quando ha abbattuto Dennis Foggia impedendogli di lottare per il titolo mondiale, vinto da Pedro Acosta.
Cosa pensano i piloti dello scontro Binder-Foggia?
È giusto che Darryn Binder passi adesso in MotoGP?
Questa domanda se la pongono in tanti, soprattutto dopo la frittata di domenica. La direzione gara lo ha punito severamente per l’episodio, escludendolo dalla classifica. Ma c’è chi sostiene che la sanzione sia troppo lieve, considerate le conseguenze sulla lotta nel mondiale. Polemiche a parte, la domanda da porsi è: perché Binder ha potuto fare il salto alla Miller? Nel 2014, la mossa che la Honda fece con Jack fu oggetto di mille discussioni. Ma almeno il pilota australiano aveva mostrato talento, sfiorando il titolo mondiale Moto3 per due punti appena. Cosa ha fatto Darryn per meritarsi lo stesso scatto di carriera? Qualche piazzamento, delle belle rimonte, dei podi, e nulla più. Voci interne al quasi defunto team SRT parlano di un pilota che dispone di una dote economica, quantificata in mezzo milione di euro. Si trattano di soldi utili per la struttura SRT, che è appena nata e non dispone di un budget stellare. Yamaha ha siglato un accordo di un solo anno, indice che la casa di Iwata non è sicura che il team sopravvivrà tanto a lungo.
La superlicenza
Insomma, Binder jr arriva alla classe regina più per i soldi che per le sue qualità in pista. Non fraintendiamoci: Darryn del talento ce l’ha, ma forse non è pronto per un salto così grosso. Come ha sottolineato Aleix Espargaro, a certi piloti serve del tempo e dell’esperienza per sgrezzarsi. Ed ha fatto l’esempio di Johann Zarco, passato da essere un “mezzo assassino” (parole di Franco Morbidelli a seguito dell’orribile crash innescato dal francese in Austria nel 2020) ad essere un combattente duro ma leale. Darryn è destinato a seguire lo stesso percorso, prima o poi, ma bruciare le tappe in questa maniera può essere rischioso. Per questa ragione, molti piloti hanno proposto l’introduzione della superlicenza, un sistema simile a quello della F1. Per debuttare nella massima formula, un pilota deve guadagnare dei punti partecipando (e vincendo) nelle categorie minori. Raggiunto un punteggio minimo (40 punti), il pilota può ottenere il permesso per correre in F1. Una buona idea: e allora perché non applicarla anche alla MotoGP?
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