La Formula 1 si avvia verso la sostenibilità, ed il carburante E10 è un passo in questa direzione. Con il nuovo carburante la massima serie punta a ridurre le emissioni, iniziando il percorso di decarbonizzazione che avrà il suo apice con i regolamenti del 2026. La benzina di nuova concezione sta comportando diversi grattacapi ai progettisti dei motori, i quali dovranno apportare modifiche alla gestione delle Power Unit. Scopriamo nel dettaglio le sfide tecniche che la F1 affronterà nella nuova era “bio”.
Formula 1: ma che cos’è l’E10?
La sigla E10 indica la percentuale di etanolo contenuta nel carburante, in questo caso il 10%. Su dieci litri di carburante, 9 sono benzina fossile e uno è etanolo. Quest’ultimo elemento è un combustibile rinnovabile, ricavato solitamente dagli scarti della produzione agricola. Non rappresenta una novità assoluta nelle corse: sono ormai dieci anni che l’etanolo fa parte della storia del motorsport. La NASCAR usa una miscela E15 (con il 15% di etanolo) dal 2013, grazie anche al passaggio all’iniezione elettronica avvenuto l’anno prima. La IndyCar ed alcuni team IMSA come Corvette Racing adottano l’E85, una miscela in cui l’etanolo è all’85%. Campionati come il WRC ed il WTCR adottano benzine 100% rinnovabili, mostrandosi uno step avanti rispetto alle altre. Fino al 2021, la Formula 1 doveva usare una componente rinnovabile fino al 5,75%, cosa che influiva poco nelle prestazioni. Per quest’anno si passa al 10%, impiegando esclusivamente l’etanolo: da questi vincoli nasce la sfida ingegneristica per i produttori di motori.
Power Unit depotenziate?
Il passaggio alla E10 imporrà poche modifiche meccaniche, soprattutto nella parte dell’aspirazione e della distribuzione più soggette all’usura. Ma il vero cruccio sta nella performance: le Power Unit conserveranno la stessa cavalleria di prima? La Honda sostiene di no. Yasauki Asagi, responsabile dello sviluppo della casa giapponese (che aiuta in segreto la Red Bull) ha detto che con il cambio di benzina la potenza diminuirà. L’E10 ha un potere energetico inferiore alla benzina pura, e questo si traduce in meno cavalli. Non solo: secondo Asagi anche il sistema ibrido risentirà del cambio, con meno energia ricavabile dal sistema ERS. L’ingegnere non ha specificato la percentuale di “ciccia” persa: “È un segreto“, ha detto a Motorsport.com. Altri produttori non sono convinti che l’E10 farà perdere prestazione, o meglio: le mancanze si possono recuperare. Hywel Thomas, responsabile del reparto motori della Mercedes, non ha voluto esprimersi sulla questione. Ma ha rimarcato la mole di lavoro resa necessaria dalla nuova benza: “Il cambiamento di quest’anno ha alzato questa percentuale al 10% ed inoltre si deve utilizzare l’etanolo“, ha detto a Motorsport.com. “Così facendo il motore reagirà in modo leggermente diverso rispetto a prima. Ci sono alcune aree per le quali siamo davvero soddisfatti, mentre altre per le quali, in tutta sincerità, la siamo decisamente meno“. Insomma: siamo nella situazione in cui c’è un cambio regolamentare importante, ed i costruttori che si adatteranno meglio saranno i vincenti.
I numeri delle Power Unit
Infine, diamo qualche numero: i sei cilindri a V della Formula 1 hanno 1.6 litri di cilindrata, ed erogano almeno 700 CV senza la parte ibrida (che per regolamento recupera 2MJ, pari a 160 CV per 33 secondi). Il loro consumo medio fino al 2021 è di 2,7 Km/l, ma con l’E10 il dato sembra destinato a peggiorare. Il regolamento impone un flusso massimo di carburante di 100 KG/h, ad un regime di 10500 rpm. Per evitare che qualcuno faccia il furbo, dal 2020 la Formula 1 impone un doppio flussometro, strumento che serve a misurare il flusso della benzina. Nel 2019 la FIA aveva scoperto che alcuni motori “bevevano” oltre il consentito, giocando sulla frequenza di funzionamento del misuratore di 2,2 kHz. In sostanza, la frequenza è la quantità di volte al secondo in cui il flussometro fa le sue misure, per cui è sufficiente aumentare il flusso fuori norma quando il misuratore è “a riposo”. In F1, si vince anche con i cavilli, fino a quando non vengono scoperti.
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