Il primo impegnativo arrivo in montagna sul percorso del Giro d’Italia di quest’anno è il ritorno dopo cinque anni a Campo Imperatore. Nel 2018, la tappa è stata presa da Simon Yates in maglia rosa , finendo da un gruppo di tre.
Il vialetto, sebbene lungo, non è una grande difficoltà, il che rende difficile prevedere le decisioni chiave qui. I concorrenti potrebbero soffrire di condizioni meteorologiche sfavorevoli: i meteorologi prevedono temperature appena sopra lo 0 e anche nevicate leggere.
I ciclisti partiranno dal paese di Capua, che nei secoli IX-XII fu sede del Principato longobardo di Capua. Era importante per la sua posizione sul fiume Volturno, nonché sulle rotte commerciali della Via Appia e della Via Casilina. I resti storici, come il castello dei romani o il castello dei normanni, sono ancora oggi attrazioni significative. Qui ha sede anche il Centro Italiano Ricerche Aeronautiche.
L’inizio del percorso non è dei più difficili: i ciclisti andranno a nord, verso l’Appennino, passando, tra gli altri, l’antica città romana di Venafro. La prima salita, dopo circa 65 chilometri, è il non categorizzato Rionero Sannitico (14,6 km; 4,5%). Più avanti, a Castel di Sangro, ci sarà un bonus volante, e subito dopo inizierà la salita di sette chilometri verso Roccaraso. La pendenza del 6,5% è leggermente sottostimata dagli ultimi due chilometri più facili – i primi cinque, invece, oscillano all’8%.
Una lunga e dolce discesa condurrà nella valle Peligna. Qui c’era un lago, scomparso circa 300.000 anni fa a causa dei terremoti. I ciclisti passeranno attraverso la città di Sulmona, fondata dai Romani, le cui mura sono in parte ancora oggi in piedi. C’è anche il secondo bonus volante della giornata che aspetta qui – a Bussi sul Tirino, dove si trovano la chiesa dell’XI secolo e il castello mediceo del XII secolo.
Da questo punto il percorso si snoderà quasi fino al traguardo. La prima parte è Calascio – una carrabile regolare, dove la pendenza è quasi costantemente intorno al 6% per oltre 13 chilometri. Questo è il posto perfetto per fare le tue selezioni prima della salita finale.
La meta è l’altopiano di Campo Imperatore nel massiccio del Gran Sasso. C’è una stazione sciistica qui, così come un hotel dove Benito Mussolini fu imprigionato per un mese nel 1943. Il Giro d’Italia è arrivato qui cinque volte finora: nel 1971, 1985, 1989, 1999 e 2018.
Questa salita è eccezionalmente lunga – oltre 26 chilometri – ma solo gli ultimi 4,5 km presentano una difficoltà significativa. I primi 10 chilometri sono una pendenza abbastanza regolare di circa il 4%, poi per i successivi 12 chilometri la strada porterà dolcemente in salita, a volte dolcemente in discesa. Solo la parte finale è mediamente dell’8%, dove ci si può aspettare un assottigliamento del gruppo.
Questa salita sarà un chiaro indicatore di forma dopo la prima parte della competizione, quindi vale la pena dare uno sguardo speciale alla corsa dei favoriti. I malconci Remco Evenepoel (Soudal-Quick-Step) e Primoz Roglic (Jumbo-Visma) mostreranno quanto costano le loro cadute, mentre per il resto dei favoriti sarà una prova di resistenza su una salita più lunga, anche se non molto ripida. La lunghezza dell’ultima salita potrebbe non favorire una fuga, anche se se il gruppo è disposto a rinunciare alla tappa, sono possibili molti scenari.
Bonus montagna:
Roccaraso (100,5 km – 117,5 km da percorrere; 6,9 km; 6,5%, max 12%, cat. 2)
Calascio (185,8 km – 32,2 km da percorrere; 13,5 km, 6%, max 10%, Cat 2 )