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Indianapolis 500: Honda power nel Fast Friday

Ora si fa sul serio. Con il Fast Friday, la Indianapolis 500 scalda i motori per la doppia giornata di qualifiche, e le velocità vanno su. A dispetto di una temperatura dell’asfalto che supera di parecchio i 40 gradi, i 90 CV extra regalati dalla direzione gara fanno schizzare le velocità medie ben al di sopra delle 230 mph. Al termine della giornata, Scott Dixon e la Honda guardano tutti dall’alto, con 233.302 mph. Colton Herta s’installa in seconda posizione a 12 minuti dalla fine, con un buon 232.784 mph, davanti al terzetto Ganassi di Tony Kanaan, Marcus Ericsson e Alex Palou. Patricio O’Ward è il primo dei piloti Chevrolet, è sesto con 232.034 mph. Dietro di lui Alexander Rossi, Takuma Sato, Ed Jones e Ryan Hunter Reay, a completare la top ten. Male il Team Penske, che non fa meglio del 22esimo tempo con Josef Newgarden.


Classifica dei tempi


Indianapolis 500: quali sono i temi del Fast Friday?

Il boost aggiuntivo restituisce alle IndyCar un pochino di velocità, ma le condizioni sono tutt’altro che ideali. Fa troppo caldo per essere veloci, quindi non aspettiamoci record da paura in gara. Ma tornando alla qualifica, dal Fast Friday emerge che la Honda è in netto vantaggio nei confronti della Chevrolet, come dimostra la classifica. Pato O’Ward salva l’onore del cravattino imbucandosi nella festa Honda della top ten. Ma i suoi “colleghi” sono molto più indietro. Tralasciando le buone eccezioni di Rinus VeeKay, 12esimo, e di Ed Carpenter, 15esimo, i motorizzati Chevy occupano le posizioni dalla 22esima alla 35esima, con Josef Newgarden in testa. La sola eccezione è Marco Andretti, 26esimo ed equipaggiato con il propulsore Honda. È un segnale preoccupante per la casa americana: urge un rimedio rapido, o sarà una clamorosa debacle.


Indianapolis 500, Day 3: Kanaan è già “caldo”


I due volti di Penske e Ganassi

Il Chip Ganassi Racing ed il Team Penske sono due facce della stessa medaglia. Sono i due top team che dominano la IndyCar da anni, ma in questo venerdì hanno esiti diametralmente opposti. Il vantaggio Honda consente a patron Chip di mettere in piedi un bello spettacolo, con quattro vetture nelle prime quattro posizioni. Poi, nel finale Herta s’infila in mezzo, ma poco importa: in assetto da qualifica, CGR sembra avere una marcia in più. Sull’altro versante, il Capitano Roger Penske ha molto da pensare. Non è soltanto la difficoltà del motore Chevy in assetto da prove ufficiali, ma risulta un’oggettiva difficoltà dei suoi uomini in pista. Josef Newgarden è 22esimo, Scott McLaughlin è 24esimo, Will Power 29esimo, Simon Pagenaud 30esimo. Simona De Silvestro è 32esima, con un “ritmo” che la mette a rischio nel Bump Day. La svizzera corre per il Paretta Autosport, che riceve il materiale da Penske.

Indianapolis 500, Fast Friday: i tempi senza scia

Un’altra considerazione da fare è l’analisi dei tempi in No Tow Run (NTR), ossia senza l’ausilio della scia. La classifica che vi abbiamo raccontato è difatti influenzata dall’effetto del drafting, molto potente qui a Indianapolis. Ma la qualifica vera si svolge con una sola vettura per volta, quindi la scia non è sfruttabile in quella occasione. Per questo motivo, i piloti durante la sessione provano a girare da soli, restituendo una classifica un po’ diversa. Il primatista dei giri “solitari” è Alexander Rossi, con 231.598 mph. Seguono Graham Rahal, O’Ward, Dixon e Sato a completare la top five. Molto interessante è la classifica sulla media dei quattro giri veloci, che rappresenta una vera simulazione della qualifica. Il più veloce in questa configurazione è Marcus Ericsson, con una media di 231.950 mph. La top five è completata da Herta, O’Ward, Rossi e Stefan Wilson, con Dixon che non fa meglio del 12esimo crono.