La IndyCar Series inaugura la stagione 2022 con un GP di St.Petersburg anticipato rispetto al solito. Scott McLaughlin entra a far parte del club dei vincitori della serie americana, partendo dalla pole e mantenendo la posizione fino al traguardo, resistendo agli attacchi di un Alex Palou scatenato. Il neozelandese, 56 vittorie all’attivo nella Supercars, è al suo secondo anno completo in IndyCar. Will Power chiude in terza posizione ma il rammarico per la vittoria mancata è grande. Colton Herta, Romain Grosjean, Rinus VeeKay, Graham Rahal, Scott Dixon, Marcus Ericsson e Takuma Sato chiudono la top ten di una gara che vede una sola caution. Con l’undicesima posizione, Christian Lungaard è il primo dei rookie.
IndyCar 2022: cosa succede a St. Petersburg?
Il fatto di correre a fine febbraio anziché a metà marzo non cambia il clima a St. Pete: fa caldo e le gomme si usurano. Le mescole morbide danno grande grip ma si distruggono, mentre le dure faticano ad andare in temperatura ma sono più durature. Nonostante ciò Power è l’unico della top ten in griglia a partire con il compound duro, in una corsa dove i migliori vanno per la sosta singola. McLaughlin al via protegge la posizione da Herta, che supera un Power a corto di grip. I leader con le morbide si fermano già dopo 10 giri, ad eccezione del neozelandese che mantiene un ottimo ritmo. Power prende grip e sale secondo, a cinque secondi di distacco dal leader. Al 20esimo passaggio avviene l’unica caution della giornata, causata da David Malukas. Il rookie del Dale Coyne Racing va largo in curva 3 e urta il muretto esterno. McLaughlin approfitta per fare la sosta, così come Power e Palou. Al restart c’è in testa Alexander Rossi, rimasto in pista in quanto aveva già pittato al 13esimo giro.
Finale ad alta tensione
La mancanza di bandiere gialle crea non pochi problemi a chi ha programmato le due soste. Oltre all’usura, entra in gioco anche la variabile dei consumi, dato il lungo periodo di bandiera verde. Al giro 62, VeeKay inaugura il ciclo conclusivo della sosta, molto al limite rispetto alla “finestra” di autonomia. McLaughlin ed Herta si fermano una tornata dopo (per proteggersi dall’undercut dell’olandese) mentre Palou ne aspetta altre tre prima di pittare. Anche loro sono al limite con i consumi, a tal punto che non osano toccare il push to pass. A 14 giri dalla conclusione, McLaughlin è bloccato da Jimmie Johnson, che non ne vuole sapere di farsi doppiare. Palou, che di JJ è il compagno di squadra, se ne avvantaggia erodendo il distacco dal rivale. Gli ultimissimi giri sono ad alta tensione, con il campione in carica sempre minaccioso e con i doppiati che mettono pressione a McLauglin. Ma Scott resiste, e vince la gara senza mai dare l’opportunità di sorpasso al vicinissimo avversario. Una vittoria questa che è anche di strategia, ad opera del presidente del Team Penske Tim Cindric. Quello stesso Cindric che più di una settimana fa ha festeggiato il figlio Austin, vincitore della Daytona 500 per conto di Penske.
Daytona 500 2022: il debutto da sogno di Cindric