Il documentario racconta come la squadra in difficoltà, acquistata per 1 sterlina, sia riuscita a vincere il campionato 2009 contro ogni pronostico
Per quanto riguarda le storie di sfavoriti, l’improbabile trionfo del team Brawn F1 nel 2009 ha tutte le carte in regola. Da una situazione di stallo, la squadra acquistata per 1 sterlina è diventata da un giorno all’altro la favorita per il titolo, è stata braccata dai rivali ma ha resistito fino all’ultimo per tagliare il traguardo. La loro impresa, sicuramente irripetibile, è stata immortalata in una nuova serie Disney in quattro parti dal titolo appropriato: Brawn: The Impossible F1 Story.
La Formula Uno sta vivendo un boom grazie anche alla popolare serie di Netflix Drive to Survive, ma allo stesso tempo sta vivendo un periodo di dominio da parte della Red Bull e di Max Verstappen. La serie fa seguito a un analogo periodo di autorità della Mercedes, la squadra che ha rilevato Brawn alla fine del 2009.
Nei quattro episodi della durata di un’ora, i primi due dei quali usciranno questo mercoledì su Disney+, si dipana l’affascinante saga che inizia con la fenice che risorge dalle ceneri quando la Honda si ritira improvvisamente da questo sport e la squadra viene acquistata per 1 sterlina dal team principal Ross Brawn.
Il libro racconta come Brawn e l’amministratore delegato Nick Fry siano riusciti non solo a rimanere a galla con un budget e una forza lavoro ridotti, ma anche come i progettisti del team abbiano sfruttato una scappatoia nei regolamenti per ridurre la deportanza. Introdussero il concetto del doppio diffusore, che garantiva alla vettura un’eccezionale deportanza, dimostrata successivamente con la costernazione del resto della griglia e con non poca sorpresa di alcuni membri della squadra nei test pre-stagionali.
Jenson Button vinse sei delle prime sette gare, ma mentre il resto della griglia costruiva i propri diffusori, la Brawn, che aveva bisogno di denaro, fu raggiunta e sviluppata in maniera superiore, dando vita a un confronto teso, che portò la squadra e Button a conquistare entrambi i titoli nella penultima gara della stagione a Interlagos.
Il film avrebbe potuto essere commercializzato come una favola della F1, ma è rimasto ancorato alla brutale realtà di uno sport ferocemente competitivo. L’attore Keanu Reeves è sia il conduttore che il narratore, raccontando la storia e ponendo domande ai partecipanti chiave, tra cui Brawn, Button e l’allora amministratore delegato della F1 Bernie Ecclestone. Potrebbe sembrare una scelta improbabile, ma la sua evidente passione e conoscenza dello sport è palpabile.
Inoltre, ha a disposizione un materiale superbo con cui lavorare: ore di filmati inediti e messaggi radiofonici inascoltati portati alla luce dagli archivi della F1 a Biggin Hill, e una serie di testimonianze dell’epoca che vanno ben oltre i protagonisti principali. Ascoltiamo anche Gary Holland, l’uomo del carburante che si era licenziato ed era diventato un idraulico, per poi essere riportato in patria, in aereo, per le gare, dopo che le sue abilità in un pit stop erano state ritenute insostituibili, e la moglie di Brawn, Jean, che fornisce il suo punto di vista su quella che sembrava un’impresa incredibilmente rischiosa. I due autori danno corpo in modo eccellente a quelle che in F1 sono storie troppo spesso raccontate attraverso le voci di uno o due personaggi di alto profilo.
Non che i protagonisti non siano avvincenti. Button è onesto nelle sue riflessioni e descrive le difficoltà mentali che hanno afflitto la sua guida e l’intensa pressione che si è creata quando la stagione è giunta al termine e Sebastian Vettel della Red Bull incombeva e il titolo sembrava sfuggirgli di mano. “Mi sentivo come se tutto il mondo mi stesse guardando fallire”, dice.
C’è l’ex presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo, ancora divertito per quella che considera la discutibile legalità della vettura Brawn, così come Christian Horner della Red Bull, la cui squadra ha continuato a padroneggiare la tecnologia del diffusore con effetti devastanti nelle mani di Vettel nelle stagioni successive.
Inevitabilmente Drive to Survive non può essere ignorato come un’influenza, ma questa è una bestia diversa. Il dramma non è costruito, ma piuttosto scaturisce dalla storia e da un ritmo che incorpora una bella combinazione di dettagli e pennellate accessibili, in modo da non alienare chi è semplicemente interessato a una grande storia sportiva.
Essendo la F1, tuttavia, c’è inevitabilmente anche la politica. La minaccia reale di un campionato separato si è profilata nel 2009 dopo la formazione della Formula One Teams Association e il suo scontro con Ecclestone e l’allora presidente della FIA, Max Mosley.
Ci sono anche le proteste in tribunale per il doppio diffusore. Entrambi i casi hanno avuto un ruolo importante nella stagione e gli approfondimenti sono affascinanti, ma ci sono momenti in cui l’attenzione del fan occasionale potrebbe distrarsi. Il fatto che siano stati mantenuti dimostra un impegno intrigante nel raccontare una storia nel modo più avvincente possibile senza abbandonare tutto il contesto. È un obiettivo ammirevole e i produttori potrebbero considerarlo un successo.