Ci avete fatto caso? Quest’anno, in Moto3, i piloti italiani sono solo sei. Solo un paio di anni fa, il tricolore era rappresentato anche da 11 piloti in una sola stagione: quasi mezzo schieramento era composto dai nostri. Ora che i talenti migliori sono passati in Moto2, MotoGP o tra le derivate di serie, di quella scuola così prolifica non è rimasto niente. E quel che peggio, nessuno tra federazione, scuderie, media e addetti ai lavori lo percepisce nemmeno come un problema. La domanda non è tanto che la scuola nostrana è in crisi, perché è evidente, quanto che nessuno la vede questa crisi. Siamo di fronte ad una nave che imbarca acqua, ma tutti si girano dall’altra parte pur di non vederla. Un disastro annunciato, e per nulla evitato.
Moto3 2021: la carica degli esordienti
Moto3, un futuro senza piloti italiani?
I numeri del 2021 parlano chiaro. Dei quattro debuttanti che affrontano la classe minima, quattro sono spagnoli, e zero gli italiani. Izan Guevara, Xavier Artigas, Pedro Acosta e Adrian “Pitito” Fernandez: tutti nomi usciti fuori dalla Penisola Iberica. Per chi ama la moto, la Spagna è un’oasi felice: sono tanti i campionati, nazionali e regionali, che allevano talenti. Sponsor come Repsol ed Estrela Galicia investono cifre enormi per promuovere le giovani leve, con il risultato che, in tempi di magra, uno o due juniores saltavano sempre fuori. In confronto, il motociclismo italiano è il deserto del Kalahari: nessuno scuce il becco di un quattrino, le serie nazionali languono. Il tutto è affidato all’iniziativa dei privati, che spesso non vedono al di là del proprio naso. Già, i privati. Gente come Rossi ed il povero Gresini andrebbe ringraziata per quello che hanno fatto, ma ora hanno commesso degli errori, che rischiano di mandare tutto a rotoli. Errori che non riescono (o non vogliono) vedere, eppure sono sotto agli occhi di tutti.
Tutti pazzi per Pedro Acosta in Moto3
Sotto il vestito, niente
Partiamo proprio dal VR46, la realtà migliore del motociclismo di casa nostra. In pochissimo tempo, Valentino Rossi ha messo in piedi l’Academy, con un programma strutturato ed efficace. I risultati sono stati immediati, con ben due campioni del mondo (Morbidelli e Bagnaia). Ma il giocattolo si è rotto da tre anni, e la premiata ditta Vale & Uccio hanno fatto finta di niente. Risultato: il team Moto3 chiude per…mancanza di piloti! Nessuno nel clan VR46 ha mai pronunciato la parola crisi. Non sia mai, eh! Comunque, c’è uno spiraglio, con il recente ingresso del team Junior nel CIV. Una mezza ammissione che qualcosa non va, dopo anni di negazioni che hanno fatto perdere solo tempo.
Oltre a Rossi, ci sono gente come il povero Gresini e Cecchini che hanno contribuito alla scuola italiana. Ma si tratta di strutture che ragionano a livello internazionale, e quindi spesso si aprono al “mercato” degli stranieri. C’è poi la questione sponsor: nello Stivale nessuno scuce un centesimo per un centauro che non sia mainstream. E c’è poi l’imbarazzante silenzio della Federmoto, che dopo la chiusura del Team Italia è tornata a fare la burocrate. Un team che tra l’altro era gestito al risparmio, senza dare i mezzi migliori ai ragazzi che vi correvano. Senza soldi non si corre, e se i soldi ne girano pochi, tanto vale unire le forze. In Spagna hanno fatto proprio questo, con pubblico e privato che si danno una mano a vicenda. Perché noi non lo facciamo?
Moto3, chi sbaglia non paga. Intanto, siamo senza piloti
Una risposta è che per risolvere un problema…bisogna prima ammettere di avere un problema! E non mi pare che ci sia tutta questa ondata di ammissioni. C’erano delle difficoltà già da anni, ma si è preferito ignorarle. Alla fine, ha prevalso l’infantile atteggiamento di non dover dire “scusate, abbiamo sbagliato”, lasciando tutto com’è. E la tragedia che anche i sedicenti osservatori, i media tanto amati e tanto odiati in base dove soffia il vento, non hanno mai sollevato la questione, non hanno mai svegliato le coscienze. Ora, ci ritroviamo nella situazione che, tra due o tre anni, la Moto3 mondiale potrebbe non avere più piloti italiani. Ne valeva la pena?
Immagine di Red Bull Content Pool, per gentile concessione