Avrebbe compiuto oggi 67 anni, Pietro Mennea. Era nato infatti il 28 giugno del 1952. La storia ce lo racconta come il più grande velocista italiano di tutti i tempi, ma non solo. Oltre al tartan, studi e politica.
Cominciamo dall’inizio, da una famiglia numerosa della cittadina di Barletta. La città della disfida. Papà sarto, mamma ad occuparsi del focolare domestico e dei sui tre fratelli e una sorella. Una bella squadra. Pietro studia diligentemente e nello stesso tempo inizia, forse senza saperlo, la sua favola sportiva. Comincia dalla sua città natale approdando a 16 anni alle competizioni nazionali. Nel futuro il mito della scuola di Formia. Ad attenderlo Carlo Vittori, il professore con cui nascerà un sodalizio indissolubile che porterà entrambi a risultati sensazionali.
Pietro studia ragioneria e in seguito si iscrive all’allora ISEF a Cassino. Riuscì, in seguito, a conseguire ben 4 lauree. La prima a Bari in Scienze Politiche, a cui si sono aggiunte nel tempo: Giurisprudenza, Scienze Motorie e Sportive, Lettere.
La carriera sportiva
Nel 1971 la vetrina internazionale, conquista un bronzo europeo nella staffetta 4×100. Solo sesto nei 200 mt. L’anno successivo è quello delle Olimpiadi di Monaco, dove arriva la prima medaglia. Il terzo posto con cui chiude la finale dei 200. La medaglia del metallo più pregiato la conquista due anni più tardi a Roma. Praticamente a casa, oro sui 200, argento sui 100 e nella 4×100. Il quadriennio successivo non è il migliore nella carriera di Pietro Mennea, vorrebbe infatti disertare i Giochi Olimpici, ma spinto dall’opinione pubblica decide di assaggiare il tartan di Montreal. Aveva ragione lui, ancora una volta. Raggiunge la sua seconda finale consecutiva ma rimane fuori dal podio in tutte le gare che affronta.
Si riprende subito, il campione del sud. Si riscatta a Praga, Campionati europei, doppietta veloce. Oro nei 100 e nei 200.
Il record
Come già raccontato Mennea è uno studente, e nel 1979 partecipa alle Universiadi di Città del Messico, anno di avvicinamento alle Olimpiadi di Mosca. Le mani a filo della linea bianca di partenza, ginocchio a terra e piedi sui blocchi. Davanti solo lo sguardo fisso sul record del Mondo che arriva 19 secondi e 72 centesimi dopo lo sparo dello starter. Un tempo stratosferico, un limite che resisterà ben oltre i 16 anni, fino all’avvento di Michael Johnson. Con questo biglietto da visita Pietro Mennea si presenta a Mosca da favorito. Non delude le aspettative e, nella sua terza olimpiade consecutiva conquista l’oro sulla medesima distanza. Saranno ancora due le manifestazioni olimpiche che lo vedranno in pista Los Angeles 1984 e Seoul 1988, ma in entrambi i casi non ci saranno medaglie per lui.
La storia della sua vita ci tramanda un aneddoto simpatico della sua adolescenza: per conquistare 500 lire pare avesse sfidato sui 50 metri una Porsche e un’Alfa Romeo. Battendole entrambe si guadagnò il desiderato premio
Sono passati 40 anni esatti dalla sua stagione migliore, quella dei record frantumati e delle medaglie, ma mai si è sopito il ricordo di questo uomo, a volte scontroso, estremamente volitivo e concreto, soprannominato “la freccia del sud”. Dalla sfida alle auto sull’asfalto di Barletta, fin su in cima al tetto del Mondo.
La vita politica
Viene eletto deputato al parlamento europeo nel 1999 presentandosi nelle liste dei Democratici con i quali rimarrà per un anno prima di approdare nelle liste di Italia dei Valori. Sarà a Bruxelles fino alla fine della legislatura nel 2004. Tra il 2002 e il 2003 ha avuto un passaggio in Forza Italia per poi uscire l’anno dopo. E’ sempre stato uno spirito libero, Mennea, ma con l’attenzione sulla cultura, i giovani e la giustizia. Nell’ambito della sua commissione è stato Relatore della “relazione della Commissione al Consiglio europeo nell’ottica della salvaguardia delle strutture sportive attuali e del mantenimento della funzione sociale dello sport nel quadro comunitario – Relazione di Helsinki sullo sport”