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Sepang Shakedown: come cambia la Ducati

Lo shakedown di Sepang è un vero lavoro per il tester Ducati. Michele Pirro, tra ieri e oggi, ha già superato i 100 giri percorsi, passando dalla Desmosedici 2022 alla 2021. Il rider pugliese è instancabile come sempre, e sta raccogliendo dati fondamentali per lo sviluppo della Rossa. Le due moto, viste da lontano, sembrano identiche, ma in realtà vi sono molte differenze. In questo articolo, scopriremo quali sono queste differenze.


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Shakedown Sepang: cosa cambia sulla Ducati?

La prima cosa di diverso che si nota sulla Desmosedici è la carena. Sul lato cupolino le alette hanno una dimensione differente, più schiacciata rispetto a prima. La paratia superiore è più in basso, e l’angolo di attacco alla parete inferiore è più rastremata ed aerodinamica. Lo scalino superiore di deviazione di flusso è più accentuato. La mossa è chiara: Ducati voleva delle winglets che, a parità di carico generato, riducessero la resistenza all’avanzamento. Le due “orecchie” inferiori hanno dimensioni e forme modificate, per ridurre le turbolenze generate ai lati della moto. Il rigonfiamento della parte inferiore della carena ha una forma inedita, trapezoidale e non tondeggiante. Anche qui è una questione di drag: i progettisti volevano una superficie che resistesse meno all’aria, senza sacrificare l’effetto deportante. Uno sguardo è buttato anche sul raffreddamento della meccanica, indispensabile per l’affidabilità. Il codone posteriore è più massiccio rispetto a quello, rastremato, del 2021. Questo ha portato a speculazioni: all’interno contiene un mass damper? Una diavoleria elettronica? Ma forse, è solo una questione aerodinamica, con una forma diversa per turbolenze diverse.

Il motore ha della “ciccia” in più?

Oltre all’aerodinamica, anche la meccanica presenta delle novità nascoste. La presa d’aria del cupolino è più ampia, e con angoli leggermente arrotondati. Quando cambia la presa d’aria cambia l’airbox, e di conseguenza anche il motore. Un altro indizio in tal senso è rappresentato dai terminali di scarico, di forma dritta ed allungata. Questo device l’avevamo già visto l’anno scorso ai test di Jerez, ed è stato riproposto a Sepang. Quindi, c’è qualcosa di nuovo a livello di motore. Anche qui siamo circondati da speculazioni, che lascerebbero intendere che Ducati abbia lavorato per ridare potenza al suo V4. Negli ultimi anni, il propulsore aveva perso cavalli, per agevolare la guidabilità. Ma adesso, sembra che Gigi Dall’Igna abbia voluto ridare della “ciccia” al V4, anche per proteggersi dagli attacchi della concorrenza. Per mantenere il primato in una categoria ultra competitiva come la MotoGP, bisogna continuare ad evolvere. E la Ducati in questo sta facendo scuola, tanto che le case giapponesi si sono messe ad imitarla.


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