Dopo la tragedia nella Supersport 300, Dorna è sul banco degli imputati, con Gregorio Lavilla che veste i panni dell’avvocato difensore. La morte di Dean Berta Vinales a Jerez ha spinto molti a puntare il dito contro il promoter spagnolo, secondo la linea pauperista per cui i ragazzini sono sacrificati in nome del dio denaro. Lavilla e i suoi non ci stanno, e l’ex pilota ha voluto ribadire la posizione del promoter, in un’intervista rilasciata a GPOne.
Supersport 300: cos’ha detto Lavilla?
Lavilla ha esordito con quello che sembra più uno sfogo che una presa di posizione: “Nell’ultima settimana ho sentito tante opinioni e dichiarazioni“, ha detto l’ex pilota di Suzuki e Kawasaki. “Tutte le opinioni sono da ascoltare, ma la maggior parte di esse sono sbagliate e prive di fondamento. Ho sentito parlare di business, denaro. Ho letto che a Dorna interessano i soldi a discapito della vita dei giovani piloti. Tutto ciò è falso e sbagliato, e voglio spiegare il perché“. Gregorio, nel ribattere le critiche, ha illustrato che la Supersport 300 non è così fondamentale per il “business” della Dorna. “A noi basta la Superbike per reggerci in piedi“, ha aggiunto. “Volendo possiamo anche cancellarla questa Supersport 300, ma non credo sia intelligente. Mi dispiace sentire che ci servono i soldi dei giovani di 15 anni per far andare avanti lo show. Non è assolutamente vero“.
La questione dei soldi
Il casus belli della Supersport 300 è dunque il denaro. Lavilla respinge al mittente le critiche secondo il quale Dorna spreme i giovani in nome del profitto per poi non curarsi della loro incolumità. E per dimostrarlo ci pone una domanda: “Volete sapere cosa facciamo con i soldi della categoria?“. L’ex pilota ci da la risposta: “Li utilizziamo per investire e dare opportunità rivolte ai giovani, creando nuove piattaforme per esprimere le loro qualità. Questo facciamo con i soldi della Supersport 300, ovvero dare opportunità per correre in un contesto professionale come quello del paddock della Superbike, che come sappiamo ha dei costi. Il discorso economico è un aspetto che vorrei chiarire fin da subito, perché non è ammissibile sentire che a noi interessa dei soldi senza badare alla vita di un giovane. Anch’io sono stato un pilota in passato e so bene cosa significhi“.
Supersport 300: la tragedia si poteva evitare?
Nell’intervista, piuttosto lunga, a Lavilla viene chiesto se il dramma di Vinales potesse essere in qualche modo evitato. Lo spagnolo appartiene alla “parrocchia” della fatalità: “Credo che siano inevitabili e di questo ne sono profondamente colpito, fidatevi“, è stato il suo commento. “Quando una moto ti rimane davanti è un problema, lo abbiamo visto. La prima regola del nostro mondo è: ‘motorsport is dangerous’, questo significa che c’è una percentuale di pericolo, alla quale non vogliamo pensarci quando siamo in pista, ma che esiste. O accettiamo questo rischio oppure iniziamo a correre da soli, senza altri piloti in pista. Non ci sono tante altre alternative. Questa è la realtà“. Una via di mezzo, in questo senso, potrebbe essere ridurre il numero dei partenti. Ed è questa, come ha anticipato Lavilla, la via che Dorna prenderà per la prossima stagione della Supersport 300. Ma il manager avverte che questa decisione avrà un prezzo, e non si tratta di una questione economica: “Meno piloti vuol dire meno team, di conseguenza meno personale che lavora all’interno del paddock. Al tempo stesso anche meno opportunità per i giovani di crescere e mettersi all’opera in un contesto come quello della SBK. Questo sarà inevitabile e dovremo accettarlo. Lo dico fin da ora“.
L’incidente di Vinales ci obbliga ad accettare l’inaccettabile