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Alpine e quei debutti mancati in Formula 1

La notizia bomba dell’anno 2021 della Formula 1 è il debutto di Alpine. Per i più giovani, è solo un brand di un Groupe Renault in fase di rilancio, ma per gli appassionati è un nome storico dell’automobilismo francese. Nato in una concessionaria di Dieppe, un paesino di 30 mila anime della Normandia, il piccolo costruttore fondato da Jean Rédelé creò delle leggende dei rally, mescolando sapientemente le meccaniche della Losanga e carrozzerie in fibra di vetro. L’A110 regina del Rally di Montecarlo è un esempio di questo successo.


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Adesso, arriva la nuova frontiera della F1, con la struttura Renault di Enstone e Fernando Alonso come pilota di punta. E se vi dicessimo che non è la prima volta che Alpine tenta la massima formula?

Quando avvenne il primo approccio di Alpine in Formula 1?

Per rispondere a queste domande, facciamo un passio indietro al 1967. Era un’epoca in cui la Ferrari sfidava i garagisti inglesi, con due filosofie differenti. La Rossa seguiva il diktat del “motore con le ruote” di Enzo Ferrari, mentre gli inglesi si facevano fornire da produttori esterni motori piccoli su cui costruivano telai da paura. Rédelé seguì la strada britannica, sperando di convincere la Renault a dare una mano.

Il primo test a Zandvoort

Dalla fabbrica di Dieppe venne fuori la A350, la prima vera F1 Alpine. Frutto dell’esperienze in Formula 2 e Formula 3, montava un motore V8 aspirato di 3 litri da appena 300 CV. Il motore fu realizzato da Amedeo Gordini, meccanico italo-francese che realizzò l’unità da componenti Renault. Un altro italo francese, Mauro Bianchi, provò la A350 sul tracciato olandese di Zandvoort, segnando tempi sul giro da centro classifica.

Alpine è tornata nei rally quest’anno, con la versione RGT della nuova A110.

Il primo test sulla pista fu molto incoraggiante. Alpine annunciò così la sua partecipazione al GP di Francia del 1968, con una monoposto a motore Renault Gordini. Si trattava di una mossa forzosa di Rédelé, il quale voleva un supporto economico da parte della Losanga. Non funzionò: infatti, la Renault non solo non scucì un centesimo per Alpine, ma pose il veto per l’utilizzo del motore Gordini. E fu così che il progetto morì sul nascere.

Il secondo tentativo di Alpine in Formula 1

Negli anni 70 Alpine divenne di proprietà di Renault. La casa aveva in bacheca diversi successi nei rally, grazie alla A110. nel 1976 prese parte anche alle gare di endurance, con l’A442 vincitrice della 24 ore di Le Mans del 1978 con il futuro ferrarista Didier Pironi. Sulle vetture sport Gordini aveva sviluppato un V6 turbo, questa volta con il supporto diretto della Losanga, Quel motore divenne la base per il debutto della casa parigina nella Formula 1. Con Alpine a fare da valido aiuto.

Nel 1976, la casa di Dieppe aveva realizzato la A500, una monoposto innovativa. Il progetto portava la firma di Andre de Cortanze, ingegnere che in seguito divenne un mostro sacro del motorsport, firmando vetture vincenti come le Peugeot 905 trionfatrici alla 24 ore di Le Mans. La A500 adottava soluzioni all’avanguardia, come gli scarichi “soffiati”. Quarant’anni prima della Red Bull, De Cortanze aveva intuito il potenziale dei gas di scarico per generare deportanza.

La A500 non superò mai lo stato di prototipo, perché Renaul aveva intenzione di scendere in campo in prima persona. La monoposto divenne la base per la RS01, la vettura con cui la casa francese mosse i primi passi in F1. Due anni più tardi, la vettura avrebbe fatto la storia, vincendo il primo GP di un motore turbocompresso in quel di Digione.


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